l futuro secondo Shoshana Zuboff. Il capitalismo della sorveglianza e i nuovi poteri digitali
“Il capitalismo della sorveglianza” è un saggio molto approfondito sull’evoluzione di Internet e delle multinazionali americane che stanno dominando i principali universi digitali occidentali (https://twitter.com/shoshanazuboff, LUISS University Press, nuova edizione del 2023).
Il potere incontrollato del nuovo capitalismo digitale può rappresentare una minaccia molto pericolosa per la naturale espressione delle relazioni e dei comportamenti sociali umani. Di conseguenza anche la democrazia politica e la democrazia dei mercati oggi risultano seriamente a rischio. Gli innumerevoli occhi, vigili e rassicuranti, rappresentati dalla sovranità del popolo, vengono ubriacati dalle nuove esperienze personali che tendono a monopolizzare il cervello dei cittadini. Di conseguenza la privacy e la libertà si dissolvono nel nulla. Nel 2009 si “è venuto a sapere che Google conserva le nostre cronologie di ricerca per un tempo indefinito” (p. 25).
Le multinazionali che operano nel web raccolgono miliardi e miliardi di esperienze personali di tutti gli iscritti, che vengono classificate in base alle esigenze di quasi tutti i tipi di aziende: “I veri clienti del capitalismo della sorveglianza sono le aziende che operano nel mercato dei comportamenti futuri” (p. 20). Il capitalista della sorveglianza sfrutta ai massimi livelli l’asimmetria informativa: “sanno tutto di noi, mentre per noi è impossibile sapere quello che fanno”. Piano piano il mercato dei comportamenti futuri “eclisserà i mezzi di produzione come fonte della ricchezza e del potere capitalista ” (p. 21). Lo strapotere delle multinazionali crescerà ancora.
Quindi “ci è praticamente impossibile sottrarci a tale legame, ma allo stesso tempo il prezzo che dobbiamo pagare sta distruggendo il nostro modo di vivere. Internet è diventato essenziale per vivere una vita sociale, ma internet è anche saturo di pubblicità, e la pubblicità è subordinata al capitalismo della sorveglianza”. Tutto ciò si realizza tramite “un intontimento psichico che ci rende assuefatti a una realtà nella quale siamo tracciati, analizzati, sfruttati e modificati” (p. 21).
Il processo di estrazione del “surplus comportamentale” (cioè tutti i dati di tracciamento compreso quelli inutili ai fini della fornitura del servizio), si può semplificare in quattro fasi: “incursione, assuefazione, adattamento e reindirizzamento… e prevede l’esproprio come un’operazione culturale e politica sostenuta da una varietà di competenze amministrative, tecniche e materiali” (p. 149). Molti tentativi di conquistare laptop, telefoni, email e pagine web per fortuna falliscono.
Di conseguenza “Google e Facebook agiscono come lobby in modo veemente per azzerare la protezione della privacy online, limitare le regole, indebolire o bloccare le leggi che favoriscono la privacy, e sventare ogni tentativo di circoscrivere le loro pratiche, visto che tali leggi” impediscono di accedere liberamente al flusso continuo di dati e al surplus comportamentale (p. 116).
Quando nel 2016 Microsoft acquistò Linkedin, il surplus sociale fornito da oltre 450 milioni di utenti del social professionale (social graph), consentì di “Accelerare la monetizzazione attraverso sottoscrizioni di singoli e organizzazioni, mediante la pubblicità targettizzata” (Nadella, p. 176).
Per quanto riguarda Google, “furono le analisi delle prime aste pubblicitarie dell’azienda realizzate da Hal Varian a chiarire la vera natura degli affari” (Eric Schmidt, ex ceo di Google, p 109). Hal Varian è poi diventato il chief economist di Google (lo è da 17 anni e, tra le altre cose, conosce anche la lingua italiana). Nei primi 4 anni il business aumentò di oltre il 3.500 per cento (p. 97, www.youtube.com/watch?v=tW3BRMld1c8, programma di targeted advertising, Pay Per Click Management). Nel 2004 Google ha comprato Skybox, che gestisce le immagini satellitari, e nel 2013 la società israeliana Waze, che gestisce le mappature sociali in tempo reale (p. 163).
Comunque il grande mercato delle applicazioni rappresenta la ragnatela con cui i grandi ragni delle multinazionali digitali possono intrappolare tutti, grazie al fatto che questo fenomeno “è senza precedenti” (p. 22), e quindi risulta “irriconoscibile” dai sistemi di difesa della mente umana. Chi vincerà la sfida sull’intelligenza artificiale e sui nuovi sensori biologici e ambientali, tenderà a monopolizzare per molti anni gli ingenti ricavi finanziari. Ora possiamo affermare questo: “Google/Alphabet nel 2014-2016 ha acquistato nove aziende di intelligenza artificiale, il doppio del proprio principale rivale, Apple” (p. 202).
In conclusione si tratta di un ottimo libro che affronta tutte le questioni fondamentali. Però la lettura poteva risultare più sintetica, snella e piacevole. Oggigiorno il tempo è diventato troppo prezioso, anche perché ci sono troppe cose da seguire nel web e nei molteplici canali televisivi.
Shoshana Zuboff insegna alla Harvard Business School. Nel 1988 ha scritto In the Age of the Smart Machine (ha anticipato l’impatto dell’intelligenza artificiale nella società occidentale). Altre info: https://www.eticaeconomia.it/il-capitalismo-della-sorveglianza-secondo-shoshana-zuboff; https://www.youtube.com/watch?v=8HzW5rzPUy8 (conferenza, https://iai.tv, 2019); https://www.youtube.com/watch?v=fJ0josfRzp4 (intervista, Channel 4 News, 2019; https://www.youtube.com/watch?v=QL4bz3QXWEo. (conferenza, https://www.hiig.de/en, 2019).
Nota aforistica – “Se è gratis, il prodotto sei tu” (p. 20); “La scienza trova, l’industria applica, l’uomo si adatta” (motto dell’Esposizione universale di Chicago del 1933, p. 25); “Viandante, non esiste il cammino. Il cammino si fa camminando” (Antonio Machado, p. 43); “Lavoreremo tutti per una macchina intelligente o sarà quella macchina a essere usata da persone intelligenti?” (p. 193); Le mura di Sparta erano i petti dei suoi cittadini; Le buche di Roma sono il riflesso della mente dei lavoratori romani; Quando prendo un dato diventa mio (la legge del capitalista della sorveglianza); “I cattivi sono i buoni del boom precedente” (https://qualitiamo.com/frasi/autore/drucker.html).
Nota paradossale – “In termini generali è meglio che sia Google e non il governo a detenere i dati delle persone, perché a noi sta a cuore la nostra reputazione. Non penso che al governo interessi così tanto” (Larry Page, cofondatore di Google, p. 69). Comunque nel maggio del 2014 la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha stabilito “che il diritto a essere dimenticati è uno dei principi fondamentali dell’Unione Europea” (p. 68), e ha autorizzato il delinking dei risultati delle ricerche online, su richiesta degli utenti. In Europa non esiste solo il diritto di accesso alla conoscenza.
Nota top secret o quasi – Nel 2003 “la National Security Agency pagò Google per aver in cambio un dispositivo di ricerca in grado di scandagliare 15 milioni di documenti in 24 lingue” (p. 128).
Nota su Facebook – Il 25 settembre 2011 “l’hacker australiano Nik Cubrilovic pubblicò la sua scoperta che Facebook continuava il tracking dei propri utenti anche dopo che avevano effettuato il logout” (quindi se una persona esce da un social potrebbe essere già troppo tardi per lei, p. 170).
Nota su Verizon – Il tracciamento telefonico segreto di Verizon è stato indagato a fondo da http://juliaangwin.com (la giornalista americana esperta di privacy è stata citata a p. 179). Nel 2017 il tracciamento telefonico fantasma è stato legalizzato dal Congresso americano (p. 183).
Nota esistenziale – Il futuro è decisamente poco prevedibile e “La fortuna non ha mai reso saggio un uomo” (Seneca). Il confronto sociale è la stella polare del comportamento. Nessuno è perfetto, ma tutti possono perfezionarsi (Amian Azzott). Non preoccuparti per domani, a ciascun giorno basta la sua pena (Vangelo secondo Matteo e secondo Me). “Sapere che sai quando sai e sapere che non sai quando non sai, questa è la vera conoscenza” (Confucio).
Nota cartesiana – Si tratta di “una verità assai certa che, quando non è in nostro potere discernere le opinioni più vere, dobbiamo seguire le più probabili” (René Descartes).