La centralità dell’esercito venezuelano nel processo di decentralizzazione territoriale

La centralità dell’esercito venezuelano nel processo di decentralizzazione territoriale

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di Davide Matrone 

Quito,


Del fallito colpo di stato di Guaidó del 30 aprile in Venezuela, restano impressi i volti dei giovani militari dell’esercito regolare che increduli raccontano la loro disavventura.

Portati allo sbaraglio dai propri superiori sui luoghi del conflitto in modo fasullo, disertano gli ordini. Un atto di fedeltà alle istituzioni del paese e al Presidente in carica e legittimo, Nicolás Maduro.

Il 30 aprile solo una cinquantina di militari di piccolo e medio grado dell’esercito hanno seguito le orme di Guaidó e Leopoldo López. L’unico esponente di rilievo dell’esercito venezuelano che ha appoggiato el golpe militar è stato M. Ricardo Figuera[1]. Quest’ultimo era (già è stato rimosso dall’incarico) il capo del SEBIN (i servizi segreti venezuelani). Se consideriamo che in Venezuela ci sono almeno 2.000 generali e piú o meno 130.000 militari che con i richiamabili arriverebbero a 230.000[2], allora ci rendiamo conto che ad appoggiare Guaidò c’è stato il nulla. 

Gli insorti (una cinquantina) erano sotto il comando di due tenenti colonnelli. Il primo Ilich Sánchez Farías (capo della custodia del Palazzo Federale Legislativo) e il secondo Rafael Pablo Soto (Comandante del Distaccamento 432 della Guardia Nazionale). Dalle fonti ufficiali della Guardia Nazionale Venezuelana, i 56[3] militari coinvolti nelle azioni di destabilizzazione del 30 aprile sarebbero già stati espulsi dall’esercito o declassati ai ranghi inferiori.

La lealtà dell’esercito venezuelano alle proprie istituzioni è stata più volte tastata in questi 20 anni e più di Rivoluzione Bolivariana. Nei momenti di caos e destabilizzazione, l’esercito è rimasto fedele alla Costituzione Bolivariana Venezuelana e al proprio Presidente (Chávez prima e Maduro poi). Accadde anche nell’aprile del 2002.

Perché?

Forse una risposta e un’interpretazione è riconducibile alle prime fasi del processo costitutivo della Revolución Bolivariana, nel 1999.

Le Forze Armate in Venezuela giocano un ruolo importante nel paese sin dai tempi della conquista dell’Indipendenza dalla Spagna.
“Dal 1830, anno dell’Indipendenza della Spagna, fino all’ottobre del 1845 si susseguirono 21 Presidenti di cui solo 4 furono civili. Esiste ancora una forte tendenza e tradizione militarista che viene dal periodo di conflitto contro la Spagna”[4] (Eduardo Morales Gil)



Dal settore militare comincia il progetto politico bolivariano MBR 200 [5] protagonista, oltretutto, del fallito colpo militare del 4 febbraio del 1992. [6] Sorge la necessità di esprimere la contrarietà alla partitocrazia corrotta  e all’applicazione delle politiche neo – liberali praticate dal binomio partitista AD – COEPI per oltre 40 anni. [7]

Una volta vinte le elezioni nell’anno 1998 con il 56% dei voti al primo turno[8], H. Chávez comincia un processo di trasformazione radicale in tutto il paese. Un progetto político con un forte sostegno dei settori popolari che sfida i gruppi storici da sempre al potere.

Di qui  in poi, si costruisce un legame molto forte tra l’esercito, il suo líder e il resto della popolazione.
Sin dai primi momenti della I Presidenza Chávez bisogna attuare e soddisfare le aspettative del popolo. Chávez ricorre all’uso delle Forze Armate con una struttura centrale e presente su tutto il territorio nazionale.

La centralità dell’esercito di differisce dal processo di decentralizzazione del territorio avviato nel decenio ’90. Alla frammentazione del sistema istituzionale, avviatosi per il collasso del centralismo dei poteri che vigeva fin da allora, si rafforza e centralizza il potere dei militari. La decentralizzazione dei poteri consente la costituzione di ogni piccolo feudo autonomo che gestisce in modo indipendente le risorse per la salute, l’educazione. “Il centralismo venezuelano aveva raggiunto proporzioni smisurate presentando dei tratti da regime semipresidenziale ed era, pertanto, exclusivo e antidemocratico”[9] (Rosa M. Estaba)



Con la legge Organica di Decentralizzazione, Delimitazione e Trasferimento delle Competenze del Potere Pubblico[10], i 17 stati venezuelani (ed anche i municipi) funzionano senza coerenza perché ognuno fa storia a sé.

Questo processo in Venezuela comincia nel 1969 ma si rafforza nel decennio ’90 quando Acción Democrática e Copei riconobbero la necessità di introdurre riforme istituzionali per risolvere alcuni problemi di carattere politico – amministrativo.
Le decentralizzazioni in Venezuela e in America Latina, rispondono alla necessità di smantellare e debilitare le politiche economiche nazionali trasferendo maggiori competenze ai stati in materia di salute ed educazione. “La decentralizzazione è una megatendenza associata alla globalizzazione”  [11]

La centralitá dello stato, quindi, funziona attraverso i distretti militari in ogni angolo del paese: per la salute, l’edilizia e per qualsiasi emergenza.

In questa situazione è comprensibile perché Chávez ricorra alle Forze Armate per portare avanti i primi progetti del suo primo mandato presidenziale. Inoltre, l’esecuzione del Progetto Bolivar 2000[12] che consisteva in un piano di manuntezione delle cittá, della pulizia delle strade, scuole, per generare occupazione ed organizzare la gente che doveva essere realizzato dai differenti Stati, fu consegnato e concretato dalle Forze Armate, perché gli Stati non reagirono in tempo.

Grazie al sostegno e al lavoro pratico delle Forze Armate - sin dai primi anni della Revolución Bolivariana - si sono migliorate le condizioni di vita dei settori popolari, si sono realizzate azioni rivolte al recupero delle infrastrutture sociali in zone urbane e rurali, si sono impulsate campagne di bonifiche ambientali per debellare malattie endemiche, si è contribuito alla creazione di lavoro nei settori più bisognosi, si sono incorporate le organizzazioni comunitarie nell’impegno dei vari compiti e aiutare la popolazione in situazione di massima esclusione sociale.

Le Forze Armate hanno assunto, con molto entusiasmo, questo progetto e grazie a loro che si sono cercate soluzioni immediate ai problema reali della gente. Questo processo ha creato coscienza e compromesso sociale nei giovani ufficiali e tra le reclute nuove dell’esercito.[13] (M. Harnecker)
 

Riferimenti.

ESTABA, Rosa. La descentralización y la ordenación del territorio en Venezuela: Estrategia hacia la modernidad.
HARNECKER, Marta. La izquierda después de Seattle. Siglo Veintuno de España Editores. Madrid, 2002
MORALES, Eduardo. Las revoluciones en América Latina.  Foro realizzato all’Università Andina Simón Bolivar di Quito – marzo 2019
GABBERT, Karin. Venezuela desde adentro. Fondazione Rosa Luxemburgo – Ufficio Regione Andina. Ecuador, 2018
 

 
[1] Secondo le dichiarazioni ufficiali del Presidente N. Maduro rilasciate il giorno 11 maggio, Figuera sarebbe la testa che ha orchestrato il colpo di stato del 30 d’aprile. https://www.hispantv.com/noticias/venezuela/428163/maduro-cia-eeuu-golpe-figuera
[2] Fonti ufficiali del Ministero della Difesa di Venezuela. Altri dati vengono forniti dal sito Global Fire Power che ridimensionano di poco le unità ufficiali del Governo di Caracas.
[3] 5 tenenti colonnelli, 4 maggiori, 4 capitani, 6 primi tenenti e 36 sergenti.
[4] Dichiarazione di Eduardo Morales Gil durante la Conferenza “Le rivoluzioni in America Latina” realizzatosi all’Università Andina Simón Bolívar nel mese di marzo del 2019
[5] Il movimento fu fondato da alcuni ufficiali dell’esercito il 17 dicembre del 1982 nella cittá di Maracay, in omaggio alla figura di S. Bolivar
[6] Alcuni militari, capeggiati da H. Chávez, si confrontarono contro l’allora Presidente Carlos Andrés Pérez dopo che quest’ultimo lanció una dura repressione contro il popolo che scese in piazza contro le misure neo – liberali del governo Pérez. La ribellione popolare prese il nome di Caracazo e cominció il 4 febbraio del 1989.
[7] Acción Democrática e il Partito Social Cristiano hanno governato ininterrottamente per oltre 40 anni alternandosi al potere applicando però le stesse politiche anti – popolari e in favore dei settori oligarchici.
[8] In queste elezioni l’AD e il COEPI (partiti sempre avversari) si uniscono per sconfiggere il candidato Chávez, ma raccimolano insieme uno scarso 9,59%. Con questo risulato si determina la fine del bipartidismo tradizionale in Venezuela.
[9] In “La descentralización y la ordenación del territorio en Venezuela: estrategias hacia la modernidad” di Rosa M. Estaba
[10] La ley orgánica de descentralización, delimitación y transferencia de competencias del poder público viene emanata nell’anno 1989. Rappresenta uno strumento derivato da una previsione contemplata nella Costituzione Venezuelana del 1961.
[11] In “La descentralización y la ordenación del territorio en Venezuela: estrategias hacia la modernidad” di Rosa M. Estaba
[12] Verrá annunciato per il suo compimento il giorno 27 febbraio del 1999 in occasione dei 10 anni del denominato “Caracazo”.
[13] La grande maggioranza dei militari ufficiali che non hanno partecipato al colpo militare del 1992 contro il governo Pérez ma a favore di tale azione. In “La izquierda después de Seattle” di Marta Harnecker.

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