La dissoluzione dell'area monetaria del rublo spiegata da uno dei protagonisti

La dissoluzione dell'area monetaria del rublo spiegata da uno dei protagonisti

"Non sono irreversibili, ce ne sono state tante e hanno tutte creato un'enorme sofferenza. L'euro non è un'eccezione a questo”.

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Nello stesso anno del Trattato di Maastricht crollava l'area del rublo. E, intervenendo al Convegno organizzato a Pescara da A-simmetrie, Brigitte Granville riporta la sua esperienza come consulente del ministero delle finanze russo nella fase di dissoluzione dell'area monetaria dopo la fine dell'Unione Sovietica. “Avevamo contro la Nato, il FMI, l'Ue, era un clima di quasi guerra, ma questa vicenda dimostra a tutti che le unioni monetarie, esattamente come nascono, possono morire per volontà politica”. 
 
Nel ripercorrere la storia dello smantellamento di quest'unione monetaria, Granville ricorda come il mantenimento del rublo era sponsorizzato da due “multinazionali” molto potenti il FMI e l'Ue.  Ma per il primo c'era una contraddizione forte: da una parte, infatti, voleva che la Russia imponesse obiettivi stringenti, ad esempio un tasso d'inflazione sotto al 10%, dall'altro si chiedeva a Mosca di finanziare le repubbliche ex sovietiche. Era più o meno come nel “malato immaginario” di Moliere. E lo stesso vale oggi per l'euro.
 
Nel proseguo del suo intervento, Brigitte Granville ricorda come, in una fase molto difficile dell'economia russa nel gennaio del 1992, un rappresentante della Germania era arrivato in uniforme a consegnare gli aiuti alimentari in Russia. “Il mio ministro gli rispose: non siamo stati invasi dai tedeschi in passato, non lo saremo adesso”. Con tutte le Repubbliche che avevano dichiarato la loro indipendenza nel 1991 e con la liberalizzazioni dei prezzi, ognuna doveva trovare il modo per trovare i fondi per sovvenzionarsi. La Banca centrale dell'URSS aveva tutte le filiali in tutte le Repubbliche e le varie Repubbliche decisero per la nazionalizzazione delle filiali e hanno iniziato a emettere moneta (rublo), creando inflazione in Russia. Ma i liquidi non erano sufficienti e allora hanno cominciato a stampare buoni che si sono presto trovati ad essere una valuta anch'essi. 
 
Il problema che Granville ricorda maggiore nel cercare di trovare una soluzione ad una situazione ormai insostenibile era l'opposizione del FMI, dell'Ue, di parte dell'apparato ex sovietico che non volevano distruggere il rublo  e della lobby delle aziende russe che commerciavano con le ex repubbliche e volevano essere pagate anche esse dei loro crediti contratti.  Per le prime due - FMI, UE – l'approccio era puramente ideologico: “era Maastricht e non c'era alternativa ad esso”. Si trattava di creare un'unione valutaria e non bisognava smantellarne un'altra. Negli incontri con il FMI, prosegue l'economista francese nel suo racconto, gli incontri erano sempre seguiti da due esperti dell'Ue. “Ascoltavano e al tempo, nel 1992, erano pagati 1500 dollari al giorno”. 
 
La situazione era chiaramente non sostenibile dopo che Yeltsin nel 1991 aveva dichiarato che la Russia si sarebbe fatto carico del debito estero delle Repubbliche ex Urss. Il problema è che non c'erano soldi nelle banche. Il modo in cui la Russia ha accettato di portare avanti la politica monetaria era un problema: un mercato azionario non c'era e quindi l'inflazione per la creazione di denaro, unico modo per coprire i debiti, schizzò. “Ma voglio farvi un esempio significativo emblematico per comprendere la situazione attuale: nel 1992 il deficit delle ex Repubbliche sovietiche era il 3% del Pil in media. Ora pensate che siamo nel 2014, immaginiamo che Hollande va a Bruxelles e dichiara ho un deficit del 4%, la Bce potrebbe per favore ripagarlo? I tedeschi sarebbero felici? Questo è esattamente quello che il Fmi e l'Ue hanno chiesto alla Russia nel 1992”.
 
Prosegue ancora nel suo ricordo Brigitte Granville: “Ovviamente per me, per i miei colleghi e per il mio ministro questa questione non poteva proseguire e quindi a gennaio del 1993, il vice primo ministro e ministro delle finanze Boris Fedorov prese la decisione di segmentare l'area del rublo. Gli dissi come prima decisione da prendere di inviare una lettera di espulsione di tutti i funzionari dell'Ue presenti nel paese. Quelle stesse persone le ho ritrovate in Ucraina due anni dopo e non hanno fatto un bel lavoro. La seconda cosa che abbiamo fatto è stata quella di interrompere il corso legale della vecchia moneta, stampandone una nuova con la bandiera russa. Infine, mandammo una nota alle ex Repubbliche sovietiche, che se volevano accettare di restare nel nuovo rublo dovevano seguire le nostre condizioni o introdurre una loro moneta. Tutte scelsero per questa seconda opzione”. 
 
La storia, conclude l'economista francese, mostra che non soltanto un'unione monetaria può essere smantellata, ma che questa è la normale evoluzione della storia, anzi l'area rublo è uno dei casi più lunghi con oltre 70 anni di durata su una media di 10-15 anni. “Le unioni monetarie non sono irreversibili, ce ne sono state tante e hanno tutte creato un'enorme sofferenza. L'euro non è un'eccezione a questo”.

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