La "riforma fiscale": un nuovo (ultimo) regalo al capitale transnazionale

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La "riforma fiscale": un nuovo (ultimo) regalo al capitale transnazionale


La riforma fiscale del governo va incontro, dopo tanti decenni di tentativi, al capitale finanziario transnazionale e all'apparato produttivo.

Lo schiacciamento verso il basso del prelievo fiscale premia i redditi del nord, sopra i 50 mila euro, a danno del sud. Il prelievo fiscale nei confronti del proletariato italiano, già colpito da decenni di deflazione salariale, ha come scopo la distruzione di quel che rimane del salario sociale globale di classe.

In particolare, l'Irap, come sottolineato dagli stessi confederali, colpisce la sanità.

Questo perché, su richiesta anglosassone, hanno intenzione di modellare la sanità sulle assicurazioni private, come succede in Usa o in paesi come l'Olanda e nella stessa Cina.

Per quanto riguarda la Cina c'è però da sottolineare che, come scrissi tre anni fa analizzando le buste paga dei dipendenti cinesi, i datori di lavoro pagano l'assicurazione sanitaria e partecipano al prelievo fiscalle pensionistico.

Dunque il modello è prettamente anglosassone, per la gioia delle assicurazioni nazionali e transnazionali. Sempre asset inflation unita a deflazione salariale.

Chi ha modo di parlare con medici o operatori sanitari sa bene che ormai il sistema è stato portato al collasso, come la scuola.

Per cui ci sarà in futuro sempre piu' sanità e scuola per i 20 milioni di benestanti e l'arte di arrangiarsi o non curarsi o istruirsi per gli altri 40 milioni, compresi i 5 milioni presenti di immigrati, che vogliono, gli industriali, aumentare enormemente.

Chi sta al governo da 30 anni, alcuni ci sono riusciti parzialmente altri affatto, ma l'ultimo governo è risoluto, ha come scopo avere le due società di Asor Rosa elaborate negli anni settanta. Chi sta dentro la produzione e chi sta fuori, questi ultimi compresi quelli che, nonostante siano nella produzione, sono precari, sottopagati ecc. Le due società e vadano all'inferno i poveri.

E' asset inflation, vale a dire prelievo verso i ceti bassi per il capitale transnazionale, unita all'export led growth tedesca, il cui cardine è Confindustria. Ciò provocherà un'ancora piu' accentuata marginalizzazione della domanda aggregata interna, un paese trasformato in una caserma di semi schiavi, sul modello Birmania, nel cuore dell'Occidente.

Ieri, in un editoriale apparso su Milano Finanza, a proposito degli immigrati e del ruolo che deve avere il Paese nei confronti dell'Africa, Guido Salerno Aletta, tra le altre cose, così scriveva: "Ed è per questo che il problema italiano della immigrazione non controllata ci deve indurre a intraprendere un percorso diverso: che proceda verso una trasformazione dei nostri assetti produttivi, abbandonando la logica del lavoro a basso valore aggiunto tanto nell'agricoltura quanto nell'industria per sostenere questi Paesi volti a soddisfare la loro domanda interna".

Ma a quanto pare governo, operatori economici, capitale transnazionale non ne vogliono sapere. Quel che chiede l'economista è che, dopo decenni, si passi al plusvalore relativo, abbandonando il plusvalore assoluto. Ma non ci sentono. Auguri nei prossimi decenni alle grandi città del nord e ai loro problemi di integrazione di milioni di persone, immigrati, ridotti a semi schiavi, per la gioia del capitale transnazionale, che porta la bandiera della "sostenibilità", della "resilienza", "arcobaleno", dell'Inclusività. Staremo proprio a posto a proposito dell'inclusività sociale.

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