La via cinese (in libreria) e una seconda risposta video a Report

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La via cinese (in libreria) e una seconda risposta video a Report

di Fabio Massimo Parenti

 

Da pochi giorni è disponibile in tutte le librerie la mia ultima fatica editoriale: “La via cinese. Sfida per un futuro condiviso”, Meltemi. Per lanciare il libro, un mese fa, avevamo proposto una prima breve risposta video a un disservizio di Report che mi aveva visto coinvolto in un “taglia e cuci” pretestuoso ed ambiguo. L’AntiDiplomatico lo aveva riproposto qui.

 

Oggi ringrazio nuovamente questa stessa testata per consentirmi di far circolare il secondo video di risposta che si concentra sullo Xinjiang, oggetto del suddetto disservizio e delle correlate strumentalizzazioni, ampiamente disvelate da nuovi rapporti analitici sulla questione. Ecco dunque la seconda parte dell’intervista con alcuni passaggi del libro:

 

Il mio auspicio è che si possano creare dibattiti ampi, seri ed approfonditi sulla Cina nel mondo, il suo modello politico-economico, nonché le reali filosofie che ispirato e guidano il suo operato. Per i nostri interessi, per la coesistenza pacifica e per la necessità di perseguire l’ambizione di costruire “una comunità umana dal destino condiviso”, riformando le forme delle relazioni internazionali. Anche a partire da questo strumento, breve, denso e frutto di lustri di studio, oltre che di esperienza sul campo. Il volume apre con un saggio di Rein Shaun sugli stereotipi occidentali sulla Cina e chiude con un saggio in appendice di Michael Dunford sul modello non imperialista cinese dello sviluppo internazionale. I vari capitoli si snodano, in modo il più possibile scorrevole e divulgativo, su un piano di ragionamento ed un approccio sui generis, almeno per l’Italia, tentando di offrire un’interpretazione che va contro la retorica dominante, ove la Cina emerge come modello di cooperazione ed armonia. Dall'innovazione tecnologica raccontata da un insider, il libro delinea l'ABC del sistema politico cinese e la nuova visione internazionale della Repubblica popolare, approfondendo la BRI e il declino dell’egemonia americana. Troverete anche passaggi sullo Xinjiang, la nuova-vecchia amministrazione Biden fino alle implicazioni geopolitiche della pandemia. Il tutto in 156 pagine.

Stando alla cronaca, approfitto per fare un breve commento sui rischi e le contraddizioni che stiamo vivendo, ovvero sulla regressione rappresentata da un auto-confinamento dell’Occidente, ed a cui il libro fornisce una prospettiva poco convenzionale.

 

Gli Usa vogliono emulare la Cina, ma non lo sanno

 

Abbiamo un parlamento imbalsamato che coincide, con l’eccezione della Sig.ra M. che conferma la regola, con un governo dispotico – in quanto risponde esclusivamente a sé stesso e ad interessi estranei all’Italia – guidato da un mercenario della finanza. I moralisti avvezzi ai capannelli italiani potranno anche scandalizzarsi, ma questo giudizio sul profilo di Mr. D. lo ha disegnato la storia, che mai lor signori avvocati del nulla vorranno considerare.

 

Abbiamo un sistema mediatico totalitario, dove la libertà di opinione è concessa e praticata nell’alveo del pettegolezzo e della provocazione meschina, mentre detta “libertà” è rigorosamente negata e soppressa quando si parla di politica estera (ma anche economica), relazioni internazionali, collocazione e direzione strategica del paese ecc. Tra l’altro, dove pensa di andare un paese che vive di tifo da stadio e pettegolezzo anche quando si dovrebbe discutere di come l’Italia debba adattarsi ai nuovi cambiamenti del sistema internazionale? Mi ha colpito (non si finisce mai di essere ingenui) una parola, un verbo usato nell’ “articolo” di Repubblica che commentava l’intervento critico di Andrea Zhok sulla “difesa dei nostri valori” (estremamente pedagogico) e ripubblicato dal blog di Grillo: “Grillo oggi insiste”. Quell’ “insiste” sottintende l’inaccettabilità di far circolare ragionamenti, prospettive ed analisi differenti dalla condanna degli “altri”, che appunto “insistono”, come nel caso della Cina, a non voler diventare come noi, a non emulare il nostro sistema politico-economico e via dicendo…

Abbiamo un G7 moribondo, fallito, dove il vecchio Biden propone vecchie strategie al vecchio mondo. Risultato? Tutti annuiscono, ma pochi lo seguono. L’ultimo G7 ha fatto di tutto per asserire una rivalità senza senso, data l’organizzazione dell’economia mondiale, nonché la non interferenza e la non belligeranza cinese. Per infastidire la Cina, gli Stati Uniti hanno pensato bene di mettere sul tavolo un brand la B3W (Build Back Better for the World), una sorta di progetto infrastrutturale che, nelle intenzioni di Biden, dovrebbe fungere da alternativa alla Nuova Via della Seta cinese. Così facendo e senza rendersene conto, gli Usa vorrebbero emulare la Cina, riconoscendo de facto le ragioni, la bontà ed il successo dell’iniziativa cinese. Peraltro, cosa ai più ignota, la Cina ha sempre sostenuto che la BRI è una proposta al mondo, sperando che altri paesi potessero seguirne la logica a medio e lungo termine per riequilibrare in modo costruttivo le relazioni internazionali. Se il progetto proposto dagli Stati uniti fosse serio, sarebbe un’ottima notizia anche per la Cina. Tuttavia, temiamo che abbia fondamenta deboli e deficit di pianificazione.



La Redazione de l'AntiDiplomatico

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