Landini si preoccupa dei lavoratori... argentini!
di Fabrizio Verde
"Siamo al fianco della protesta dei lavoratori argentini contro le riforme liberiste di Milei che mettono in pericolo la democrazia. Per questo faremo un presidio davanti l'ambasciata argentina". Così il segretario della Cgil Maurizio Landini in un videomessaggio.
Ma scusate un attimo, non è lo stesso Landini che, in patria, assiste silenziosamente all'implementazione di politiche di segno uguale? È davvero esilarante vederlo indignarsi contro Milei in Argentina, mentre qui in Italia le riforme tanto amate dai neoliberisti vengono sostenute dagli stessi sindacati confederali, compresa la sua cara CGIL.
Ma la commedia non finisce qui. Landini si schiera con i lavoratori argentini contro le riforme ultra-liberiste di Milei, lamentando un presunto pericolo per la democrazia. Eppure, a casa sua, in Italia, non sembra preoccuparsi troppo della salute democratica mentre le politiche neoliberiste avanzano indisturbate. Anzi, senza andare troppo indietro nel tempo, Landini non ha avuto nulla da obiettare quando il governo italiano imponeva in tempo di pandemia la vaccinazione ai lavoratori italiani, tramite il tristemente noto green pass, pena l’esclusione dal posto di lavoro e quindi il licenziamento. Al governo in Italia c’era un certo Mario Draghi con cui Landini andava letteralmente a braccetto.
Non dimentichiamo che Milei, il "nemico argentino" di Landini, e Mario Draghi, il paladino delle politiche economiche europee, hanno molto più in comune di quanto il Segretario della CGIL può ammettere: le loro opinioni sulla politica economica, la loro difesa della liberalizzazione del mercato e la loro passione smodata per la stabilità monetaria. Sia Milei che Draghi sostengono l’importanza della libertà individuale e il ruolo dei mercati nel guidare una fantomatica crescita economica, che in ambito neoliberista nel migliore dei casi è impoverente. Sia Milei che Draghi sono forti sostenitori della liberalizzazione e della flessibilità del mercato del lavoro. Infine, entrambi gli economisti sono fervidi sostenitori del raggiungimento della stabilità monetaria. Milei e Draghi credono che una valuta stabile sia il fondamento di un’economia sana. Entrambi sostengono l’importanza del controllo dell’inflazione e del mantenimento della stabilità dei prezzi per garantire la crescita economica e la prosperità. Milei sottolinea spesso la necessità di una banca centrale indipendente – fino al termine della campagna elettorale prometteva di chiuderla - che dia priorità alla stabilità monetaria a lungo termine rispetto agli obiettivi politici a breve termine. Allo stesso modo Draghi.
In conclusione, sebbene Milei e Draghi possano provenire da background diversi, condividono significativi punti di contatto e somiglianze nelle loro convinzioni e azioni economiche. Un ambito dominato dalle privatizzazioni selvagge, la svendita dei paesi, la precarizzazione del lavoro sacrificato sull’altare del profitto capitalistico. Quindi, caro Landini, la prossima volta che ti appresti a denunciare le politiche neoliberiste al di là dell'oceano, ricordati di dare uno sguardo critico a quanto accade nel tuo cortile.
Ma scusate un attimo, non è lo stesso Landini che, in patria, assiste silenziosamente all'implementazione di politiche di segno uguale? È davvero esilarante vederlo indignarsi contro Milei in Argentina, mentre qui in Italia le riforme tanto amate dai neoliberisti vengono sostenute dagli stessi sindacati confederali, compresa la sua cara CGIL.
Ma la commedia non finisce qui. Landini si schiera con i lavoratori argentini contro le riforme ultra-liberiste di Milei, lamentando un presunto pericolo per la democrazia. Eppure, a casa sua, in Italia, non sembra preoccuparsi troppo della salute democratica mentre le politiche neoliberiste avanzano indisturbate. Anzi, senza andare troppo indietro nel tempo, Landini non ha avuto nulla da obiettare quando il governo italiano imponeva in tempo di pandemia la vaccinazione ai lavoratori italiani, tramite il tristemente noto green pass, pena l’esclusione dal posto di lavoro e quindi il licenziamento. Al governo in Italia c’era un certo Mario Draghi con cui Landini andava letteralmente a braccetto.
Non dimentichiamo che Milei, il "nemico argentino" di Landini, e Mario Draghi, il paladino delle politiche economiche europee, hanno molto più in comune di quanto il Segretario della CGIL può ammettere: le loro opinioni sulla politica economica, la loro difesa della liberalizzazione del mercato e la loro passione smodata per la stabilità monetaria. Sia Milei che Draghi sostengono l’importanza della libertà individuale e il ruolo dei mercati nel guidare una fantomatica crescita economica, che in ambito neoliberista nel migliore dei casi è impoverente. Sia Milei che Draghi sono forti sostenitori della liberalizzazione e della flessibilità del mercato del lavoro. Infine, entrambi gli economisti sono fervidi sostenitori del raggiungimento della stabilità monetaria. Milei e Draghi credono che una valuta stabile sia il fondamento di un’economia sana. Entrambi sostengono l’importanza del controllo dell’inflazione e del mantenimento della stabilità dei prezzi per garantire la crescita economica e la prosperità. Milei sottolinea spesso la necessità di una banca centrale indipendente – fino al termine della campagna elettorale prometteva di chiuderla - che dia priorità alla stabilità monetaria a lungo termine rispetto agli obiettivi politici a breve termine. Allo stesso modo Draghi.
In conclusione, sebbene Milei e Draghi possano provenire da background diversi, condividono significativi punti di contatto e somiglianze nelle loro convinzioni e azioni economiche. Un ambito dominato dalle privatizzazioni selvagge, la svendita dei paesi, la precarizzazione del lavoro sacrificato sull’altare del profitto capitalistico. Quindi, caro Landini, la prossima volta che ti appresti a denunciare le politiche neoliberiste al di là dell'oceano, ricordati di dare uno sguardo critico a quanto accade nel tuo cortile.