L'attacco di Lavrov al circo mediatico della diplomazia europea
Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo, ha dichiarato di non voler parlare prima che si raggiunga un accordo in merito alle notizie sui colloqui ad Abu Dhabi tra Russia e Stati Uniti. Ha criticato la diplomazia e la politica europea, accusandola di essere "abituata a permettere fughe di notizie prima di raggiungere un accordo definitivo".
Lavrov ha inoltre precisato che la Russia non intende accettare la "cancellazione" del piano di pace originario di Donald Trump per l'Ucraina. La posizione del Cremlino rimane ferma sul documento in 28 punti presentato inizialmente da Trump. Attualmente, ha spiegato il ministro, la Russia non ha ricevuto alcuna versione ufficiale delle ultime modifiche apportate al piano, una condizione che Mosca considera essenziale per qualsiasi discussione formale.
Ha inoltre definito la situazione attuale un "delirio informativo" causato dalla confusione generata dalle fughe di notizie e dalle versioni contraddittorie emerse sui media. Questo caos comunicativo rappresenta, secondo Mosca, un ostacolo per un negoziato costruttivo.
La questione territoriale rimane al centro dello scontro diplomatico. L'Unione Europea, attraverso la controproposta congiunta di Regno Unito, Francia e Germania, rifiuta di riconoscere la sovranità russa su Crimea, Donetsk e Lugansk. La controproposta europea punta a rimandare l’avvio di un negoziato sui territori solo a dopo il cessate il fuoco. Di cruciale importanza è anche la questione della NATO. Mantenere aperta la porta dell’ingresso ucraino, anche se solo teoricamente, è una linea rossa per il Cremlino. I governi europei continuano ad aggrapparsi alla retorica di una pace “giusta”, ma la realtà del conflitto testimonia la mancanza di realismo della proposta europea.

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