Lavrov incontra Choi Song Hui. Le 3 ipotesi di utilizzo delle truppe nordcoreane
di Clara Statello per l'AntiDiplomatico
Le relazioni tra Russia e Corea del Nord sono ad un livello senza precedenti. Lo ha dichiarato venerdì mattina il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in apertura dei colloqui con la sua omologa nordcoreana, Choi Song Hui. L’incontro, annunciato poco prima dalla portavoce Maria Zakharova, si è svolto il giorno dopo la discussione al Consiglio di sicurezza dell’ONU sull’invio di truppe della RPDC in territorio russo. Ratifica il salto di qualità nei rapporti tra i due Paesi, a pochi giorni dall’entrata in vigore dell’accordo di Partenariato strategico siglato all’inizio dell’estate da Vladimir Putin e Kim Jong Un, che lega i destini di Mosca e Pyongyang.
La Corea del Nord non ha dubbi sul fatto che l'esercito russo otterrà la vittoria, assicura Choi a Lavrov.
“Fin dall'inizio dell'operazione militare speciale, il rispettato compagno Presidente degli Affari di Stato Kim Jong-un ha dato istruzioni che, senza guardare indietro a nessuno, avremmo sostenuto e assistito in modo coerente e potente l'esercito russo e il popolo russo nella loro sacra missione guerra”, ha detto Choi Song Hui, aggiungendo che le relazioni tra i due paesi stanno raggiungendo il livello di “invincibile cameratismo militare”.
Le parole del ministro aggiungono altra nebbia, proprio mentre le cancellerie occidentali ed i servizi segreti di Seul e Kiev avvertono dello schieramento in Russia di un truppe speciali nordcoreane da impiegare in guerra, presumibilmente anche su territorio ucraino.
Pyongyang ammette apertamente e senza alcuna difficoltà che starà “saldamente al fianco dei suoi “compagni russi”, ma non chiarisce in che modo.
Nebbia anche da Mosca. Lavrov ha espresso gratitudine agli “amici nordcoreani” per la “posizione di principio sugli eventi attualmente in corso in Ucraina”. Elogia gli “stretti contatti tra i militari dei due paesi attraverso i servizi di sicurezza” per risolvere i problemi per la sicurezza dei due Paesi.
Secondo la Casa Bianca ci sono circa 8.000 soldati nordcoreani nella regione di Kursk.
"Non abbiamo ancora visto queste truppe coinvolte nel combattimento contro le forze ucraine, ma ci aspettiamo che ciò accada nei prossimi giorni", ha annunciato ieri il segretario di Stato americano Blinken in un briefing congiunto con il capo del Pentagono Austin, nonché con i capi del ministero degli Esteri e del ministero della Difesa della Corea del Sud.
Durante il consiglio di Sicurezza dell’ONU tenuto nella notte, Kiev ha presentato i nomi di tre generali nordcoreani che, in base alle sue informazioni di intelligence, sarebbero già in Russia. Si tratta di:
- Il colonnello generale Kim Yong Bok, generale senior, comandante delle forze speciali, compreso l'XI Corpo, noto anche come Corpo d'Assalto (i media hanno scritto che i soldati di questo corpo sono già stati inviati nella Federazione Russa). Secondo gli esperti si troverebbe nella Federazione Russa come rappresentante di Kim Jong Un.
- Colonnello generale Ri Chang Ho, vice capo di stato maggiore generale e capo dell'ufficio di intelligence generale.
- Maggiore Generale Shin Kum Chol, capo della Direzione Principale delle Operazioni. È a capo del principale servizio di intelligence della Corea del Nord dal 2022 circa. Forse prenderà il comando delle truppe nordcoreane nella Federazione Russa dopo la partenza di Kim Yong Bok e Ri Chang Ho, scrive la Reuters.
Il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha definito i rinforzi nordcoreani una “significativa escalation”. Zelensky parla di una guerra combattuta da “due Paesi contro uno”.
Le accuse di Washington non creano imbarazzo né Mosca né a Pyongyang, che piuttosto mantengono un’ambiguità strategica su queste informazioni.
Alla stessa seduta del CdS l’ambasciatore russo Vassily Nebenzia ha affermato che l'interazione militare di Mosca con la Corea del Nord non viola il diritto internazionale e che la nazione ha il diritto di chiedere aiuto ai suoi partner. Dopo un'iniziale smentita, anche la Corea del Nord ha difeso l'opzione di inviare truppe in Russia, ritenendola conforme al diritto internazionale.
E’ stato proprio il presidente russo Vladimir Putin il primo ad ammettere la possibilità del sostegno nordcoreano alla Russia e la sua legittimità. Al vertice di Kazan ha scherzato sulle immagini diffuse nei giorni precedenti, che mostravano un presunto addestramento di militari nordcoreani in una base dell’estremo oriente russo.
Ha chiarito con estrema puntualità che, in base al nuovo trattato di partenariato strategico, gli alleati hanno il diritto di prestare assistenza militare. E’ quanto prevede l’art. 4.
“Ma cosa e come faremo sono affari nostri nell'ambito di questo articolo”, ha sottolineato Putin.
Russia e Corea sono Paesi sovrani e non devono rendere conto a nessuno, si legge tra le righe delle affermazioni del capo del Cremlino.
Secondo l’art.4 se una delle parti si trova sotto occupazione straniera, l’altra parte “fornirà immediatamente assistenza militare e di altro tipo con tutti i mezzi a sua disposizione ai sensi dell’articolo 51 della Convenzione. Carta delle Nazioni Unite” e in conformità con le rispettive leggi nazionali.
Inoltre in base all’art. 8 i due partner creano meccanismi per attività congiunte volte a rafforzare le capacità di difesa nell’interesse di prevenire la guerra e garantire pace e sicurezza regionale e internazionale.
Mosca e Pyongyang ammettono l’invio di truppe, ma non rivelano cosa faranno o come saranno impiegate. Su queste informazioni entrambi i Paesi mantengono un’ambiguità strategica. Del resto sinora ci sono state soltanto dichiarazioni dell’intelligence ucraina e sudcoreana, non supportate da prove verificate (video, immagini).
Sebbene le truppe nordcoreane siano corpi d’elite, il Wall Street Journal ha messo in evidenza la loro inadeguatezza in combattimento su un territorio come quello russo-ucraino, così diverso dalla montagnosa Corea del Nord.
Le ipotesi sono tre:
- Le truppe si trovano in Russia per un addestramento (magari con le nuove armi utilizzate nella guerra, tipo i droni)
- I nordcoreani sono effettivamente nella regione di Kursk, ma in posti di guardia o altre mansioni nelle retrovie, per liberare forze da mandare in combattimento.
- I nordcoreani sono effettivamente schierati in guerra, nel Kursk o in territorio ucraino sotto controllo russo.
Nel primo caso svolgerebbero un ruolo difensivo, quindi in linea con l’articolo 4, nel secondo lo violerebbero perché sarebbero in offensiva. Quest’ultima ipotesi appare poco probabile.
Sebbene gli uomini in guerra servano sempre, Mosca non avrebbe un decisivo apporto dall’arrivo di 10mila o più nordcoreani. Probabilmente servirebbe più a Pyongyang, sia per addestrare l’esercito alla prontezza al combattimento, sia alle nuove armi, tattiche e strategie di guerra. Niente di sbalorditivo, l’occidente già lo fa in Ucraina.