L’Iran chiede aiuto all’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC)

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L’Iran chiede aiuto all’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC)

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di Giulio Chinappi

Mentre il bombardamento di Beirut continua a scuotere il Medio Oriente e Netanyahu parla all’ONU di antisemitismo, l’Iran cerca sostegno nell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC). Questo gesto, trascurato dall’Occidente, potrebbe preannunciare un importante riassetto politico nel mondo islamico. L’articolo di Maria Morigi.

Tra le notizie trasmesse precipitosamente la notte scorsa, mentre ancora brucia il bombardamento di Beirut e Netanyau ha fatto il suo discorso alle NU sulla “palude antisemita”, leggo che l’Iran si rivolgerà all’OIC, l’Organizzazione della Cooperazione Islamica, per ottenere sostegno.

La notizia è accolta nell’indifferenza occidentale perché si sa che l’OIC è più o meno un ente morale che non ha capacità di mobilitare eserciti o emettere disposizioni /sanzioni/prescrizioni .

Eppure, a mio parere, il fatto in sé è importante per vari aspetti:

1- L’Occidente dovrà finalmente capire che esiste un mondo islamico funzionante secondo principi altri rispetto a valori e diritti occidentali. Dovremo smettere di applicare le nostre categorie all’universo mondo (il concetto di “teocrazia” appartiene storicamente alla cristianità occidentale e non possiamo sbatterlo in faccia a chiunque ci sia d’inciampo);

2- L’Iran è un Paese islamico sciita e, per avere ascolto, si rivolge all’OIC che è a guida sunnita. Il che equivale a dire che, all’interno del mondo islamico, differenze e contrapposizioni possono essere superate nella consapevolezza che esse sono state metodicamente innescate per motivi politici dalla propaganda occidentale.

Ma vediamo brevemente che cosa è l’OIC, che ha sede a Gedda edopo l’ONU, è la più grande organizzazione internazionale contando 57 Paesi membri in 4 continenti + Stati osservatori. La sua fondazione risale al 1969 quando, dopo la guerra dei 6 giorni del 1967 e dopo l’incendio della moschea di al-Aqsa a Gerusalemme, i capi di Stato di 24 Paesi musulmani si incontrarono a Rabat, in Marocco, per dare aiuto alla causa palestinese e promuovere la cooperazione nel mondo islamico. La Carta costitutiva i (rinnovata nel 2018) ribadisce i valori islamici, sancisce l’adesione ai principi delle Nazioni Unite e del Diritto internazionale e la collaborazione con le Nazioni Unite, il Movimento dei Paesi non allineati, la Lega Araba, l’Unione Africana, l’Unione Europea e l’Organizzazione di Cooperazione Economica.

Obiettivi principali dell’OIC sono: l’incremento della solidarietà, la lotta all’islamofobia, la tutela delle minoranze musulmane, la salvaguardia dell’autodeterminazione degli Stati membri, la tutela dei Diritti Umani e la risoluzione dei conflitti. Il primo documento dell’OIC sulla questione dei Diritti Umani nell’Islam è stata la Dichiarazione del Cairo del 1990, in cui la dottrina dei Diritti Universali è rielaborata sul fatto che fonti giuridiche primarie siano il Corano e la Shari’a. (Un esempio di questa rielaborazione è rappresentato dal principio di uguaglianza poiché l’attribuzione di diritti e doveri viene condizionata dal genere e dalla religione, inoltre non è contemplato l’ateismo.)

Altro principio assolutamente fondamentale cui si attiene l’OIC è quello di non-interferenza negli affari interni dei singoli Stati e di inviolabilità della sovranità nazionale. L’operato dell’OIC è limitato a mediazioni, dichiarazioni e aiuti umanitari, poiché non è ammesso il ricorso a interventi basati sull’uso della forza e imposizioni coercitive. Pertanto, la sua attività è vincolata all’accettazione delle parti.

L’OIC ha giocato un ruolo decisivo nella mediazione e risoluzione dei conflitti che vedevano coinvolti suoi membri. La comune fede islamica fornisce infatti un legame etico-morale e un senso di vicinanza culturale che altre istituzioni internazionali non possono garantire. La prima operazione per la risoluzione di un conflitto venne portata avanti nel 1972, durante la ribellione del Moro National Liberation Front (MNLF), organizzazione politica il cui obiettivo era la secessione contro il governo filippino. L’OIC contribuì in modo determinante alla firma degli accordi di pace nel 1996 e nel 2007. Oltre al ruolo di mediatore, l’OIC ha assunto anche il compito di coordinatore dei soccorsi umanitari. Sotto la supervisione dell’OIC, molte ONG musulmane e internazionali hanno prestato assistenza ad esempio nel Corno d’Africa, colpito da grave carestia nel 2011.

Il sostegno alla Palestina, uno degli obiettivi chiave dell’OIC, a partire dal 1979, con l’accordo di pace tra Egitto e Israele, è stato affrontato da ciascun Stato membro secondo i propri bisogni e gli interessi, senza imporre una condanna incondizionata all’occupazione israeliana. Anche rispetto ad altre due minoranze musulmane, i rohingya (Myanmar) e gli uiguri (Xinjiang ), l’OIC ha condannato le atrocità commesse dal governo birmano in violazione dei diritti umani, mentre non si è pronunciata contro Pechino riguardo alle accuse di oppressione (inventate dall’Occidente) della minoranza uigura – anzi è in corso una fattiva collaborazione tra OIC e Pechino per la tutela e lo sviluppo delle minoranze musulmane in Cinaii.

L’Arabia Saudita in quanto custode dei due luoghi più sacri dell’Islam, La Mecca e Medina, è la principale finanziatrice e sostenitrice dell’organizzazione. Tale posizione di primo piano è a tutto favore delle comunità sunnite infatti molte decisioni prese dall’OIC favoriscono l’Arabia Saudita e i sunniti a scapito dell’Iran e dei suoi alleati. La sospensione della Siria dall’OIC nel 2012 ne è stato un chiaro esempio e la scelta è sembrata determinata dalla volontà di isolare politicamente un importante alleato di Teheran. Tuttavia, escludendo Damasco, l’OIC perdette la possibilità di intervenire direttamente nel conflitto siriano.

Oggi quindi la richiesta dell’Iran di incontrare gli esponenti dell’OIC può avere un solo significato: ricompattare il mondo islamico intorno all’interesse comune di evitare la deflagrazione del Medio Oriente. Io, se fossi l’Occidente, non sottovaluterei questo passo importante e presterei più attenzione a dove mettere i piedi.

NOTE

i Struttura istituzionale

1- Summit islamico. Costituito dai capi di stato dei paesi membri, si riunisce ogni tre anni e fissa gli scopi e i progetti da perseguire da parte dell’Organizzazione.

2- Conferenza islamica dei ministri degli esteri dei paesi membri, la quale si riunisce ogni anno per esaminare i progressi fatti nel portare avanti gli obiettivi posti dal Summit.

3- Il Segretariato permanente rappresenta il ramo esecutivo con il compito di attuare le decisioni prese dal Summit e dalla Conferenza dei ministri degli esteri. Dal 2005 il segretario è il turco Ekmeleddin ?hsano?lu.

4- Quattro Commissioni permanenti su: risoluzione del conflitto israelo-palestinese; informazione e affari culturali; cooperazione economica e commerciale; cooperazione scientifica e tecnologica.

L’OIC ha istituito la Banca islamica di sviluppo (Idb).

ii Vedi Maria Morigi “Islam in Cina. Storia, etnie, tradizioni, questione dei Diritti Umani”, prefazione di Alberto Bradanini, LAD ed, L’Antidiplomatico 2023.

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