Lo "scrittore per la libertà" di Hong Kong preferito dai media occidentali è in realtà uno statunitense ex membro di Amnesty

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C’è un tizio che si fa chiamare Kong Tsung-gan  e che è una delle fonti maggiori dell’informazione occidentale nella battaglia contro la Cina. Cocchino dei grandi giornali, Washington Post e Guardian in testa, si presenta come “scrittore e attivista”  e diffonde un flusso costante di contenuti che promuovono la “lotta per la libertà” di Hong Kong mentre chiede a gran voce che gli Stati Uniti alzino il fuoco su Pechino. Di fatto attraverso Twitter e il sito Hong Kong Free Press, è diventato in poco tempo una presenza importante nei media occidentali. Per la verità questo signore  aveva iniziato la sua attività già prima delle rivolte prepagate nel Porto Profumato ( questo significa Hong Kong) anzi è apparso per la prima volta nel 2015 con commenti sul Tibet e sul Xinjiang 

oltre che movimento degli ombrelli che poi finì in nulla, ma successivamente il personaggio ha cambiato il suo avatar su Twitter  con un’immagine che raffigura Liu Xia, la moglie del defunto dissidente Liu Xiaobo, vincitore del Premio Nobel, un ideologo di destra che ha celebrato le guerre statunitensi in Vietnam, Afghanistan e Iraq ed è stato premiato con il Democracy Award 2014 dal National Endowment for Democracy, la macchina di cambio regime preferita del governo degli Stati Uniti.

Dunque Kong sembra avere tutte le carte in regola per essere un affidabile fonte dell’informazione occidentale tanto più che col passare del tempo si è sempre più radicalizzato chiedendo dure sanzioni contro la Cina, invitando i servizi segreti americani a colpire duramente il governo di Pechino e via dicendo, ricevendo l’assenso del poster boy della rivolta Joshua Wong perché ampiamente diffuso le sue foto con senatori repubblicani neoconservatori come Marco Rubio e Tom Cotton. Da quando è esploso sulla scena di Hong Kong, questo personaggio  è stato citato da un who’s who dei media aziendali occidentali. È stato descritto come un “autore” ( Cnn , Globe and Mail , Time ), “scrittore e attivista” ( New York Times , Washington Post ), “attivista e autore” ( LA Times ), “attivista” ( AFP , Al Jazeera ), “scrittore, educatore e attivista” ( Guardian ),  e “scrittore e attivista di Hong Kong” idalla Nikkei Asian Review oltre che da  Radio Free Asia e da Voice of America , due sussidiarie della US Agency for Global Media (Usagm) in quanto fedele alla missione di “essere coerente con gli obiettivi generali di politica estera degli Stati Uniti”.

Poi ha commesso un errore e ha cominciato a rilasciare interviste on line ad alcuni network e per alcune iniziative, compresa una in streaming il 10 giugno scorso per “Una montagna di libri” , iniziatica cortinese molto amerikana e molto neoliberista, visto l’ ambiente da montagna ricca.  Questa attività radiofonica lo ha fregato perché la sua voce è apparsa identica a quella di un americano che vive ad Hong Kong e che si chiama Brian Patrick Stern, anche lui attivista politico,  il quale non ha resistito a intervenire in qualche video in particolare a una sorta di marcia in ricordo di Tienanmen. Qualcuno si è insospettito, ha comparato elettronicamente le due voci et voila, è venuto fuori che si tratta della stessa persona che non solo scrive come Kong Tsung-gan, ma anche come Xun Yuezang, pseudonimi con i quali ha pubblicato diversi libri. Disgraziatamente è stato immortalato in diversi video nei quali lo si vede coordinarsi con i rivoltosi di Hong Kong, quasi tutti legati a clan mafiosi, e mentre cerca di provocare la polizia gridando :  “Sei un burattino comunista! … Uccidici tutti! … Con la tua pistola insetto, sparami! Sono così violento! Sono un violento rivoltoso! Colpiscimi! I tuoi padroni comunisti ti adoreranno!“.  Ecco chi è la fonte fonte nativa esperta sulla “lotta per la libertà” di Hong Kong: non un personaggio colluso con forte straniere decise a mantenere una sorta di extrasovranità su Hong Kong in funzione anti cinese, ma  la forza straniera stessa. 

Le ragioni di questa strana carriera come “cinese” consistono nella facilità di pubblicazione di libri mediocrissimi in qualità di dissidente e probabilmente le pressioni della moglie, tale Yatman Cheng, di origine cinese, ma nata in Usa con nonni che avevano combattuto con i signori della guerra di Ciang Kai Scek. Entrambi vagolanti in quel giro di organizzazioni e di università americane all’estero che sono una delle reti di pressione di Washington, alla fine si sono ritrovati ad Hong Kong a fare la commedia dei nativi in funzione propagandistica. Adesso pare che Kong – Brian abbia lasciato la città. Chissà magari lo ritroveremo da qualche altra parte con qualche altro pseudonimo o visto che ormai il suo nome scotta, lo ritroveremo a godersi un meritato riposo per il suo inganno con i soldi del governo. Di certo l’informazione mainstream non dirà nulla su questa storia che rivela quale siano le sue fonti di informazione accreditate.

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