Lo strappo di Erdogan e il silenzio di Putin

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PICCOLE NOTE


La visita di Zelensky ad Ankara avrebbe potuto aprire qualche spiraglio per la pace, speranze alimentate anche dalle dichiarazioni di interesse di Mosca per l’incontro con Erdogan. Invece, a stare alle evidenze pubbliche, non sembra aver dato alcun frutto in tal senso.

Il sultano tira la corda

Tutte le evidenze portano a credere che il sultano abbia sfruttato l’occasione per fare sfoggio, ancora una volta, della sua ambiguità, allontanandosi dalla neutralità finora praticata verso il conflitto per strizzare l’occhio all’Occidente.

Per ora non ha fatto alcuna mossa decisa in tal senso, solo iniziative simboliche, ma bastevoli per creare tensioni nei rapporti con Mosca, incrinando i buoni rapporti intrattenuti finora.

L’annuncio di Erdogan sul sostegno turco all’ingresso dell’Ucraina alla NATO, infatti, lascia il tempo che trova; conta nulla perché a decidere saranno gli Stati Uniti, finora contrari. D’altronde l’accoglienza di Kiev nell’Alleanza Atlantica con il conflitto ancora in corso sarebbe una dichiarazione di guerra alla Russia. Non si può fare.

Molto più forte, come segnale, la liberazione dei cinque comandanti del battaglione Azov, tornati in patria con l’aereo presidenziale e ivi accolti come eroi. La Russia ha denunciato la rottura dell’accordo stretto a suo tempo tra Russia, Ucraina e Turchia.

Infatti, l’intesa raggiunta per la fine dell’assedio delle Azovstal, ultima ridotta delle forze ucraine a Mariupol, prevedeva che i cinque rimanessero in Turchia fino alla fine della guerra. La rottura dell’accordo,, oltre a far indignare la Russia (anche per la tetra statura dei personaggi in questione), pone criticità su accordi futuri di tal genere, esposti, dopo questo precedente, alla stessa precarietà.

Per inciso, se con tale liberazione Zelensky può fregiarsi di una vittoria di immagine, importantissima dati i rovesci delle forze ucraine nel teatro di guerra, con tale mossa ha evidenziato il ruolo chiave della Azov nella sua Ucraina. La manifesta ideologia neo-nazista di tale battaglione e la sua prassi muscolare dovrebbero mettere in allarme l’Europa. Il fatto che non avvenga pone ancora più rischi per il futuro del Vecchio Continente.

L’accordo sul grano e i droni killer

Per tornare a Erdogan, oltre alle due iniziative di cui sopra, ha anche dato il via libera alla costruzione di una fabbrica per la produzione di droni killer turchi in Ucraina, che i russi ovviamente distruggeranno se diventerà operativa (nondimeno, la luce verde a tale iniziativa ha irritato non poco Mosca).

Ma, cosa ben più importante, Ankara ha fatto trapelare l’indiscrezione, vera o falsa che sia, che se la Russia non rinnoverà l’accordo sulla circolazione del grano ucraino nel Mar Nero (che scade il 17 luglio), sarebbe pronta a preservare tale commercio inviando navi da guerra turche a scortare i cargo di Kiev.

Ipotesi estrema, perché aprirebbe scenari da terza guerra mondiale dato che Ankara fa parte della Nato e che la Russia non può permettere che le navi da guerra turche battano coste che ospitano propri obiettivi sensibili.

Più che probabile che l’indiscrezione sia solo un modo per far pressione su Mosca perché rinnovi l’intesa, alla quale Ankara è molto interessata perché ottiene guadagni non indifferenti dal suo ruolo di mediazione e vigilanza.

Tale l’ambiguità del sultano che a volte tira la corda scommettendo sul fatto che alla fine troverà un modo per accordarsi con Putin, reputando che in questo momento Mosca non può permettersi l’ostilità anche della Turchia.

Ciò, infatti, aprirebbe nuove criticità a Mosca sul fronte meridionale, che arriverebbero al parossismo nella dialettica che andrebbe a crearsi sul transito delle navi russe nello Stretto dei Dardanelli, la porta di Mosca al Mediterraneo.

Così, mentre da una parte tirava la corda, dall’altra Erdogan porgeva il ramoscello d’olivo, annunciando un incontro con Putin ad agosto.

In parallelo a tale annuncio, il colloquio tra ministri degli Esteri russo e turco, presumibilmente servito alla Russia per testare terreno e verificare le intenzioni di Erdogan.

La Russia avrebbe potuto confermare l’annuncio pubblico del sultano, ma non l’ha fatto. Il portavoce del Cremlino si è limitato a dichiarare che organizzare una telefonata tra Erdogan e Putin è facile e si può fare a breve.

Ma Putin, al momento, tace e aspetta. Evidentemente irritato, sta studiando la situazione.

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