L'ultimo disperato atto di Biden contro il popolo ucraino

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L'ultimo disperato atto di Biden contro il popolo ucraino

 

di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

 

Nel rush finale prima dello sfratto alla Casa Bianca, il presidente Joe Biden e la sua amministrazione intendono consegnare all’Ucraina la maggior quantità di armi e leve per i futuri negoziati. Il Congresso degli USA ha ricevuto nei giorni scorsi dalla presidenza la richiesta per 24 miliardi di dollari da stanziare per il sostegno a Kiev. Inoltre è in preparazione un pacchetto da 725milioni di assistenza militare per l’esercito ucraino, che comprende mine terrestri, droni, missili Stinger, munizioni HIMARS e a grappolo.

Biden ha eliminato le restrizioni sui missili a lunga gittata ATACMS e concesso a Kiev di utilizzarli per sferrare attacchi in profondità contro il territorio russo. Il senso di questa concessione è quello di far arrivare l’Ucraina ai negoziati non con il cappello in mano, ma con la pistola sul tavolo delle trattative (e con il mondo sull’orlo di una guerra nucleare).

Non è sufficiente. L’alleanza pro-Ucraina ha oltrepassato linea rossa dopo linea rossa, inviando ogni tipo di sistemi di arma, dai carri armati Abrams ai Leopard, dai proiettili all’uranio impoverito alle munizioni cluster, dagli HIMARS ai Patriot, dai missili a lunga gittata ATACMS, Storm Shadow/SCALP, fino agli F16. Nessuno di questi è stato un game changer. Nessuno di questi ha impedito la lenta ma inesorabile avanzata delle forze armate russe.

L’Ucraina ha bisogno di qualcosa che i suoi alleati non possono dargli: gli uomini. L’esercito ucraino è in notevole inferiorità numerica rispetto a quello russo. La legge sulla mobilitazione generale, che ha ampliato il bacino per la coscrizione e inasprito le sanzioni contro i renitenti, non è riuscita a colmare il gap. Mancano soldati addestrati, mancano riserve per le turnazioni al fronte, manca carne da cannone. Pertanto, dopo aver inviato aiuti militari per circa 60miliardi di dollari, l’America adesso vuole dall’Ucraina la risorsa più preziosa: la vita suoi ragazzi.

Washington chiede a Kiev di mandare i 18enni in guerra. Il messaggio, sotto forma di dichiarazione anonima, è arrivato mercoledì dalle pagine di Reuters e Associated Press. Un alto funzionario della Casa Bianca ha fatto sapere che l’amministrazione del presidente Biden “esorta” l’Ucraina ad aumentare le dimensioni del suo esercito, arruolando più truppe e rivedendo le leggi sulla mobilitazione, per abbassare ulteriormente l’età minima della coscrizione obbligatoria. Il funzionario ha detto che è "la matematica pura" della situazione attuale a indicare che l'Ucraina ha bisogno di più truppe per combattere.

"La carenza di munizioni e veicoli non è il problema più critico che l'Ucraina deve affrontare. Ora hanno scorte sane di strumenti, munizioni e armi vitali di cui hanno bisogno per avere successo sul campo di battaglia", ha affermato. "Senza un flusso di nuove truppe, le unità esistenti che combattono eroicamente in prima linea non possono ruotare per riposare, riorganizzarsi, addestrarsi e riequipaggiarsi".

L’esercito ucraino è formato da circa un milione di militari. Le autorità ucraine affermano di aver bisogno di 160.000 uomini in più, ma secondo i loro partner ciò potrebbe non bastare. I soldati mobilitati o addestrati non sono sufficienti a compensare le perdite subite in battaglia. Solo la mobilitazione di personale può cambiare la situazione sul campo.

Gli alleati europei temono per il controllo ucraino della regione di Kursk. Un paio di settimane dall’inizio dell’operazione i russi hanno preso l’iniziativa ed hanno iniziato a respingere dalla loro regione le forze ucraine. Circa il 40% del territorio occupato ad agosto è stato liberato. Senza nuove forze la difesa in profondità potrebbe divenire insostenibile per Kiev. Il presidente Volodymir Zelensky aveva lanciato in estate questa operazione per arrivare con maggior peso al tavolo dei negoziati (magari chiedendo in cambio altri territori). Il fallimento nel Kursk rappresenterebbe un danno strategico per l’Ucraina, che perderebbe un vantaggio negoziale.

Abbassare l’obbligo di leva a 18 anni, però, è un tabù. Non soltanto perché si tratterebbe di una misura drammatica e impopolare, ma perché l’Ucraina vive un gelido inverno demografico che la guerra ha soltanto aggravato. La popolazione è passata da 48,5 milioni del 2001 a 29milioni nel 2023. Nei primi otto mesi del 2024 in 400.000 ucraini hanno lasciato il Paese e si stima che nei prossimi due anni potrebbero emigrare 700.000 persone.

L’età minima di mobilitazione è stata mantenuta a 27 anni, per incentivare gli uomini a fare figli. Le difficoltà sul campo di battaglia hanno costretto Zelensky ad approvare in aprile una legge che ha ridotto di due anni questa soglia, allargando la platea dei reclutabili dagli uomini dai 25 anni in su. Nel corso dei mesi le proposte di un’ulteriore riduzione hanno causato malumori tra l’opinione pubblica.

Inoltre molte famiglie mettono al sicuro i proprio figli maschi mandandoli a studiare all’estero prima dell’obbligo di iscrizione al registro militare (17 anni). Quest’anno più di 300.000 studenti minorenni hanno lasciato il Paese prima dell’inizio della scuola. Soprattutto ragazzi. Il fenomeno è talmente grave che il ministro dell’Istruzione intende correre ai ripari valorizzando il livello dell’istruzione pubblica ucraina. Pur tuttavia, difficilmente una migliore promozione della scuola potrà convincere gli adolescenti a scappare dalla guerra. L’Ucraina rischia di diventare un Paese senza futuro.

Bankova, infatti, respinge la proposta: “Non ha senso sollecitare l'Ucraina ad abbassare l'età di leva, presumibilmente per arruolare più persone, quando vediamo che le attrezzature annunciate in precedenza non arrivano in tempo. A causa di questi ritardi, l'Ucraina non ha abbastanza armi per equipaggiare i soldati già mobilitati”, ha reagito il consigliere di Zelensky Dmytro Lytvyn su X.

L’amministrazione Biden però ha già deciso: Kiev non ha bisogno di armi, ma di uomini. Non può portare al tavolo dei negoziati un esercito in schiacciante inferiorità numerica. Elon Musk commenta: Quanti altri dovrebbero ancora morire?

Clara Statello

Clara Statello

Clara Statello, laureata in Economia Politica, ha lavorato come corrispondente e autrice per Sputnik Italia, occupandosi principalmente di Sicilia, Mezzogiorno, Mediterraneo, lavoro, mafia, antimafia e militarizzazione del territorio. Appassionata di politica internazionale, collabora con L'Antidiplomatico, Pressenza e Marx21, con l'obiettivo di mostrare quella pluralità di voci, visioni e fatti che non trovano spazio nella stampa mainstream e nella "libera informazione".

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