L'uscita dall'Euro da sinistra

Riceviamo e pubblichiamo

5747
L'uscita dall'Euro da sinistra



di Federico Fioranelli
 

Oggi la destra nazionalista individua nella moneta unica e negli immigrati i nemici della piccola-media borghesia (la propria base elettorale) per spiegarne l’impoverimento ed incanalarne il malcontento, alimentando la guerra tra poveri.


Tuttavia, se essere forte con i deboli (gli immigrati) è un gioco che le riesce molto facile e che le fa guadagnare rapidamente consensi, non lo è altrettanto l’essere forti con i forti (l’UE e l’UEM), motivo per cui nell’ultimo periodo parla sempre meno di progetti di ritorno alla moneta nazionale.


La questione dell’uscita dall’euro deve quindi nascere da una prospettiva diversa da quella nazionalista.


Per quale motivo la sinistra di ispirazione marxista, o anche keynesiana, non solleva con forza la questione dell’uscita dall’euro, lasciandola invece esclusivo appannaggio della destra?


La sinistra, o meglio la sua componente maggioritaria, compie una confusione terminologica sovrapponendo il concetto di globalizzazione a quello di internazionalismo e teme che uscire dall’euro significhi tornare al nazionalismo.


Forse bisognerebbe ricordarle che la globalizzazione non è una conquista della classe lavoratrice, bensì un mezzo introdotto per perseguire gli interessi delle oligarchie e contemporaneamente per risolvere le crisi capitalistiche. L’internazionalismo, invece, sostiene il principio della solidarietà tra classi lavoratrici e non esclude affatto l’esistenza di Stati sovrani nazionali con propria specifica valuta.


L’euro, così come la globalizzazione, non favorisce la solidarietà tra popoli europei ma gli interessi delle imprese multinazionali e delle banche internazionalizzate, la libertà di movimento dei capitali, la riduzione dei salari, lo smantellamento dello stato sociale e la centralizzazione del capitale.


L’euro aumenta i divari economici tra Paesi (tra la Germania, i suoi “satelliti” e i Paesi periferici) e tra le classi sociali all’interno di tutti i Paesi che ne fanno parte (esso avvantaggia le élite e danneggia, invece, i lavoratori salariati, gli artigiani, i piccoli commercianti e le piccole-medie imprese non inseriti nella globalizzazione).


Chi, come me, solleva la questione dell’uscita dall’euro da una prospettiva marxista, vuole modificare i rapporti di forza tra lavoro e capitale a favore delle classi lavoratrici e subalterne, vuole creare posti di lavoro, perseguire la piena occupazione e la giustizia sociale, investire nella sanità e nell’istruzione pubblica. Vuole che si riprenda in mano la sovranità monetaria e fiscale, tornando alla pianificazione pubblica e limitando i movimenti di capitale.


A differenza di quello che sostengono troppi economisti (purtroppo non soltanto liberisti), la fase di passaggio dall’euro alla valuta nazionale non sarà semplice ma neppure disastrosa, se si riuscirà a gestire gli eventuali squilibri nella bilancia dei pagamenti e se si eviterà la speculazione sul tasso di cambio. Non possiamo poi escludere che, se l’Italia fosse in grado di gestire bene la transizione, altri Paesi seguirebbero il nostro esempio, minando così definitivamente il progetto liberista dell’euro.

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Potrebbe anche interessarti

La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri di Loretta Napoleoni La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri

La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri

La Nuova Era dell'Economia Globale  di Giuseppe Masala La Nuova Era dell'Economia Globale

La Nuova Era dell'Economia Globale

I no war secondo l'Intelligenza Artificiale di Google di Francesco Santoianni I no war secondo l'Intelligenza Artificiale di Google

I no war secondo l'Intelligenza Artificiale di Google

Da Delhi alle Americhe: Chi Sono i Nuovi Indiani d'America? di Raffaella Milandri Da Delhi alle Americhe: Chi Sono i Nuovi Indiani d'America?

Da Delhi alle Americhe: Chi Sono i Nuovi Indiani d'America?

Papa "americano"? di Francesco Erspamer  Papa "americano"?

Papa "americano"?

Il 25 aprile e la sovranità di Paolo Desogus Il 25 aprile e la sovranità

Il 25 aprile e la sovranità

Le narrazioni tossiche di un modello in crisi di Geraldina Colotti Le narrazioni tossiche di un modello in crisi

Le narrazioni tossiche di un modello in crisi

Resistenza e Sobrietà di Alessandro Mariani Resistenza e Sobrietà

Resistenza e Sobrietà

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Lavoro e vita di Giuseppe Giannini Lavoro e vita

Lavoro e vita

La Festa ai Lavoratori di Gilberto Trombetta La Festa ai Lavoratori

La Festa ai Lavoratori

Sirri Süreyya Önder, la scomparsa di un grande uomo di pace di Michelangelo Severgnini Sirri Süreyya Önder, la scomparsa di un grande uomo di pace

Sirri Süreyya Önder, la scomparsa di un grande uomo di pace

La California verso la secessione dagli Stati Uniti? di Paolo Arigotti La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

L'Autoritarismo si fa sistema di Michele Blanco L'Autoritarismo si fa sistema

L'Autoritarismo si fa sistema

Un sistema da salari da fame che va rovesciato di Giorgio Cremaschi Un sistema da salari da fame che va rovesciato

Un sistema da salari da fame che va rovesciato

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti