Marò, secondo un perito italiano non hanno sparato loro ai due pescatori indiani
Il mistero sulla vicenda dei due fucilieri del Battaglione San Marco attualmente detenuti nel carcere di Trivandrum accusati di aver ucciso due pescatori al largo delle coste del Kerala, scambiati per pirati, si infittisce sempre di più. E’ quanto emerge dalle parole dell’Ing. Luigi Di Stefano, perito tecnico per diversi tribunali italiani che sul sito militariforum fa una disamina attenta e precisa di come l’autorità indiane avrebbero condotto e stanno conducendo le indagini. Ci sarebbe malafede, secondo l’esperto italiano, da parte della polizia indiana soprattutto riguardo la perizia sui proiettili trovati nei corpi dei due pescatori.
Il diametro dichiarato dal perito dell’accusa infatti non corrisponderebbe a quello dei proiettili delle armi in dotazione ai marò italiani. Questo spiegherebbe perché la magistratura di Kollam non avrebbe permesso la partecipazione ai rilievi balistici degli esperti dei Ros mandati da Roma, che invece sono stati ammessi come semplici osservatori. Inoltre anche le dichiarazioni del comandante del peschereccio indiano sui cui sarebbero morti i due pescatori, che secondo la magistratura locale sarebbero stati uccisi dai colpi esplosi dai militari italiani, fanno pensare ad un impianto accusatoria pieno di pregiudizi.
Il capitano del Sant Anthony parla di una nave da cui sarebbero partite le raffiche di mitra dai colori rosso e nero. Colori che apparterrebbero ad altre navi che in quel giorni si trovavano al largo delle coste del Kerala non solo quindi alla Enrica Lexie. Anche il Ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi al latere del Consiglio Europei dei Ministri degli Esteri ha parlato di soluzione lontana e complessa e di mancanza di aperture da parte delle autorità indiane.