Marxismo, patriottismo e lotta alla sinistra "liberal". Intervista al fondatore del collettivo Usa ‘Infrared’

Marxismo, patriottismo e lotta alla sinistra "liberal". Intervista al fondatore del collettivo Usa ‘Infrared’

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di Leonardo Sinigaglia per l'AntiDiplomatico



Attivo ormai da qualche anno nella scena politica statunitense, il collettivo ‘Infrared’ è forse il soggetto più interessante, innovativo e controverso di questa. Fieramente ostile alla “sinistra” liberale e radicaleggiante, Infrared si è fatto portatore di una visione marxista capace di rivendicare il patriottismo, lo sviluppo economico, tecnologico e industriale e la lotta alla cultura “progressista” liberale, trovando il principale interlocutore non negli studenti universitari o nell’intellettualità urbana, ma nelle masse del popolo lavoratore che dal 2016 si è raccolto nel movimento MAGA, identificando in Donald Trump il volto di una lotta populista contro il sistema. Pur riconoscendo Trump per quello che è, espressione dello stesso sistema liberal-capitalista che il MAGA, magari inconsciamente, combatte, Infrared è riuscito a interloquire con settori crescenti del movimento, acquisendo non poca popolarità.

Quello che è partito come progetto mediatico dalla portata limitata gode ora di rilevanza nazionale e internazionale, come dimostrano l’immenso pubblico di Jackson Hinkle, uno dei collaboratori di Infrared, su X, dove è riuscito a superare in termini di visibilità persino Elon Musk, e gli incontri tenuti a Mosca in occasione del Forum della Multipolarità con il ministro degli esteri russo Lavrov e l’accademico comunista cinese Zhang Weiwei, intimo di Xi Jinping.

Per parlare di Infrared abbiamo intervistato “Haz Al-Din”, fondatore dell’organizzazione.



Nonostante il patriottismo e la lotta per la liberazione nazionale siano sempre stati parte integrante del programma del movimento comunista internazionale, gran parte della sinistra occidentale li rifiuta. Ciò è particolarmente vero negli Stati Uniti, centro dell’imperialismo mondiale. Voi rivendicate apertamente il patriottismo americano, ma cosa significa essere un patriota americano? Qual’è la vostra prospettiva sull’evoluzione storica degli Stati Uniti? E quali sono le figure storiche americane a cui fate maggiormente riferimento?

R- Nella maggior parte dei paesi del mondo, il patriottismo equivale all'integrazione della storia, della civiltà, della cultura e delle tradizioni statali del proprio popolo come premessa riconosciuta della propria visione. Da un'ampia prospettiva storica, possiamo individuare le origini del patriottismo nei primi riti funebri monarchici e nei "culti della morte" dell'Età del Bronzo. La venerazione dei defunti – in particolare dei personaggi eroici che incarnano la ritrovata unità di un popolo, diventa necessaria per salvaguardare la memoria storica. Il patriottismo è inesorabilmente legato alla non-datità della memoria storica. Emerge un paradosso fondamentale, almeno da una prospettiva materialista, quando si pone la seguente domanda: se il proprio paese (e la sua storia) costituisce una realtà materiale, perché ha bisogno di essere difeso attivamente? Perché la sua memoria deve essere protetta? Se fosse veramente una realtà materiale, non si imporrebbe come un’esistenza passiva e senza soluzione di continuità? Bisogna tornare alla questione fondamentale della memoria: la realtà materiale, nella sua massima estensione, non è immediatamente accessibile. La visione materialista volgare o empirista – secondo la quale la realtà materiale si impone ai sensi come realtà passiva – viene respinta dalla prospettiva del marxismo. È necessario esaurire le facoltà più elevate della coscienza pensante, affinché nel pensiero si possa riprodurre il concreto materiale. Marx discute a lungo questo punto di vista nei Grundrisse, in quella che è notoriamente considerata la sua nozione di "passare dall'astratto al concreto".

L'accessibilità della realtà materiale dipende dal riconoscimento delle rotture, delle interruzioni e delle contraddizioni all'interno dell'esperienza immediata. Ciò è evidente anche dal punto di vista della scienza moderna: si potrebbe sapere qualcosa sulle particelle subatomiche senza le applicazioni più elaborate, complicate e controintuitive della coscienza? Qui troviamo l'accessibilità della realtà materiale non come un'impronta continua, immediata e passiva sui sensi, ma come qualcosa che richiede il particolare riconoscimento delle discontinuità all'interno della nostra esperienza individuale immediata. Ebbene, storicamente è lo stesso per quanto riguarda le tradizioni e i riti dello stato. Lo stesso vale per il patriottismo, in quanto accumulo della storia specifica di un popolo, storia che trova concreta determinazione in uno Stato comune, in un'unità comune particolare. La sua integrità deve essere difesa, altrimenti la coscienza pensante perde la cognizione della determinazione concreta delle proprie premesse, in tutte le loro contraddizioni, interruzioni, discontinuità, svolte. Per la maggior parte dei paesi del mondo, è piuttosto intuitivo quale sia il contenuto di ciò. L’Italia, ad esempio, ha una chiara tradizione storica. Il patriottismo italiano ha origini moderne. Ma l'unità integrale del popolo italiano è antica. Ciò vale anche per la Russia, la Cina e la maggior parte degli altri paesi. Nel caso dell’America, ci troviamo nei guai. L'America ha più o meno una tradizione storica, originata dai primi coloni. Ma l’America non ha mai avuto un vero Stato. Tutti gli ordinamenti costituzionali moderni danno per scontati tradizioni e riti di statualità che precedono l’era del liberalismo. L’America non ha avuto una tale tradizione di statualità. In quanto tale, l’unità del suo popolo è indefinita. Cosa significa essere americano? Chiunque può immigrare in America e diventare americano.

Certo, abbiamo una tradizione storica “progressista”. Deve essere difesa, ovviamente, dalla rivoluzione, alla guerra civile, fino ai movimenti operai e per i diritti civili. Ma questa costituisce una base insufficiente per un vero Stato e un vero Paese. Rappresentano un’aspirazione indefinita per un’America futura, che sarà davvero un paese reale, per e del popolo. Credo che le speranze e i sogni di tutta l’umanità siano racchiusi in questa aspirazione. Tutto ciò che c'è di buono, di sacro e di prezioso nella storia dell'umanità e nell'origine della civiltà è contenuto in questa aspirazione, in buona fede. Ma questa aspirazione non ha mai trovato uno sbocco concreto. Non è mai stata dimostrata o provata nella sua realtà. Come tutti sappiamo, l’origine dello Stato è un processo violento e caotico, in cui un popolo deve fare i conti con ciò che lo rende ciò che è, ciò che definisce l’intera sua esistenza, ciò che è disposto a fare e ciò per cui è disposto a morire. Il caos del conflitto attorno a ciò non è nemmeno necessariamente una lotta di classe. Essa precede la formazione stessa delle classi, è una trebbiatrice da cui nasce l'unità reale di un popolo, che esaurisce tutte le possibilità di ciò che può essere, finché non arriva a qualcosa che esaurisce sufficientemente tutto ciò che esso è. Per me essere un patriota americano significa non solo credere nelle aspirazioni dei progenitori storici dell'America, ma anche rischiare qualunque risultato comporti la realizzazione di questa aspirazione. Significa riconoscere il futuro incerto, tumultuoso e certamente brutto che attende l’America. Significa essere pronti ad affrontarlo, con la convinzione che alla fine ci sia qualcosa di umano, qualcosa di buono. L'America, in un certo senso, è la “concentrazione” del mondo intero. Tutti gli angoli del mondo migrano in America e guardano l’America. L'America è stata la “civiltà mondiale” sin dal XX secolo. Penso che questa era stia volgendo al termine, ma ciò avrà delle conseguenze. Da questa commistione e mescolanza assolutamente caotica delle popolazioni del mondo, all’interno di un unico territorio e di fronte a un’unica realtà comune, credo che possa nascere qualcosa di significativo. L’America potrebbe sperimentare la rinascita della storia stessa, nel senso che dovrà confrontarsi con le origini della civiltà in modo nuovo e partendo da zero. La combinazione delle tradizioni storiche americane, che non sono necessariamente tradizioni di stato, ma tradizioni rivoluzionarie (che hanno rovesciato le vestigia del colonialismo europeo) – con questo crogiolo emergente di civiltà – per me, questo è il contesto definito del patriottismo americano oggi.

 

Spesso la sinistra americana solleva il tema della “decolonizzazione” degli Stati Uniti. Che critiche muovete a questa prospettiva? Ritenete che i modelli di gestione della questione nazionale promossi per esempio dal Venezuela bolivariano, dalla Russia e della RPC possano essere d’ispirazione per degli ipotetici Stati Uniti socialisti?

 Certo, possono essere ispirazioni. Ma la realtà dell’America è semplicemente troppo diversa, per le ragioni sopra menzionate. Il Venezuela, un altro paese americano, ha una tradizione statale storica, che risale al “Libertador” e, soprattutto, conquistatore Simon Bolivar. Bolivar non arrivò al punto di conquistare il Nord America. Non condividiamo la sua eredità per quanto riguarda le tradizioni statali, anche se potremmo condividere una comune visione ideologica panamericana. Non c'è mai stato un vero conquistatore nordamericano. Non abbiamo mai avuto il nostro Gilgamesh, il nostro Ciro, Alessandro, Cesare, ecc. – la maggior parte delle civiltà del mondo possono essere ricondotte a grandi tradizioni di conquista militare. Gli Stati Uniti hanno solo una tradizione di secessione, di liberazione dal colonialismo europeo.

La questione nazionale in America è peculiare. Alcuni hanno tentato di separare nazioni distinte – bianche, nere, latine, indigene, ecc. – ma ciò semplicemente non funziona. Per quanto diversi siano questi gruppi, sono anche strettamente correlati e inesorabilmente connessi. Penso che la verità sia che la nazione americana è solo una realtà ipotetica. Non abbiamo una nazione chiara. Stalin considerava gli americani come una nazione, ma le sue parole sembrano implicare che si riferisse ai WASP[1], i primi coloni che ora sono una minoranza. Che tipo di nazione è un 'paese di immigrati?'

Ciò non vuol dire che non abbiamo una tradizione nazionale di per sé, o che questa non dovrebbe essere considerata un fondamento accumulato. Alcuni esponenti della destra sono del parere che l’America debba semplicemente deportare tutti i non-WASP al fine di riconquistare la propria identità. Trovo questa visione delirante. Penso che la verità sia che la nazione americana non è ancora nata. I vecchi paradigmi della questione nazionale non sono applicabili qui.

 

Lo sviluppo di un mondo multipolare ha portato al centro del dibattito la pluralità delle civiltà. Ritenete che come si possa parlare di una civiltà sinica, di una civiltà islamica, di una civiltà russa e via dicendo a si possa parlare anche di una “civiltà americana”?

Di una civiltà americana si può parlare solo come una realtà ipotetica. L’America è composta da popoli di diverse civiltà. Ci sono gruppi americani fondamentali: WASP, i discendenti degli schiavi neri, messicani e indiani americani (indigeni). Questi sono più vicini ad arrivare alla specificità di una cultura e di una civiltà peculiare americane. Poi c’è la generazione di immigrati di Ellis Island[2].

Ma oltre a ciò c’è il caos nazionale. Si hanno varie enclavi etniche e culturali diverse, che preservano la civiltà, i costumi e le culture di terre straniere. L'intera diversità delle culture del mondo, che trova concentrazione in un unico luogo. La domanda è: cosa costituirà tutto questo?

 

Il protestantesimo ha giocato un ruolo chiave nella costruzione degli Stati Uniti. Pensate che esso possa avere un ruolo nella costruzione di una forma nazionale per il socialismo americano? Come valutate da un punto di vista dell’impatto politico i vari raggruppamenti religiosi statunitensi, dagli evangelici agli episcopali?

Avrà sicuramente un ruolo a livello subconscio e culturale. Dal punto di vista sociologico il comunismo americano assumerà la forma di un “Grande Risveglio”[3]. Per quanto riguarda le vere e proprie organizzazioni religiose protestanti, abbiamo gli evangelici. Il cattolicesimo sta diventando molto più importante, a causa delle generazioni di Ellis Island e dei nuovi immigrati latini. Penso che in questo senso i “protestanti” stiano perdendo il controllo del potere negli Stati Uniti. In ogni caso, il significato del protestantesimo per quanto riguarda la tradizione “statale” è irreversibile. L’America è profondamente protestante. L’America non esiste affatto, come paese distinto, senza questa eredità.

 


Il Pensiero di Xi Jinping, vero e proprio marxismo del XXI Secolo, è diventato il punto di riferimento per tutte le principali organizzazioni comuniste a livello internazionale. Quanto vi sentite influenzati da esso? Quali sono i contributi teorici che la declinazione nazionale americana del marxismo può offrire al mondo?


Mi considero un accolito del pensiero di Xi Jinping. Per me, il pensiero di Xi Jinping fornisce una guida spirituale e morale allo sviluppo del socialismo. Trascende sia il fanatismo ideologico diretto del XX secolo, sia la sua eccessiva correzione cinico-pragmatica. L’essenza del pensiero di Xi Jinping risiede nel discernimento delle ampie tendenze storiche, spirituali, morali e ideologiche come risultato aggregato e (in un certo senso) indiretto delle forze caotiche del mercato mondiale, del rapido cambiamento tecnologico e della cultura di massa. Da un lato si ha la natura apparentemente priva di significato, disorientante, “caotica” e incoerente della società odierna. Dall’altro, se si prendono i fattori nel loro insieme, se considerati al livello del quadro generale, si può discernere un modello più profondo di sviluppo e di cambiamento storico, che è allo stesso tempo significativo e fondamentale, e verso il quale tutti i livelli della società umana puntano e verso cui sono indirizzati, anche se indirettamente. I contributi teorici del marxismo americano, penso, saranno basati su una completa rivalutazione dei presupposti “metafisici” del marxismo: la natura della soggettività, dell’oggettività, della materialità, dell’idealità, della socialità, della civiltà, ecc. – tutti questi saranno riconsiderati e riesaminato da zero, senza pregiudizi o supposizioni. Considero ciò che Infrared sta facendo come una forma di marxismo americano. Tutte le altre applicazioni del metodo marxista presuppongono premesse fondamentali di civiltà che noi americani non abbiamo. Pertanto, lottando contro questa realtà, forniremo inevitabilmente nuovi spunti al marxismo come tradizione storica mondiale. A noi spetta il compito di riscoprire le origini delle civiltà e degli Stati, nel senso direttamente pratico. Sicuramente ciò avrà conseguenze per il marxismo.

 

La presidenza Biden è stata caratterizzata da un picco con pochi precedenti della tensione internazionale, unito a problemi economici e sociali crescenti. Cosa pensate succederà alle prossime elezioni? Come si posiziona concretamente Infrared, e che risultati auspicate?

 Credo che le prossime elezioni possano avere tre possibili esiti: 1) Una vittoria di Trump in cui lui si allinea all’egemonia, unificando il paese attorno alle guerre di aggressione. Ciò salverà la classe dirigente e impedirà il collasso dello Stato. 2) Una vittoria di Trump  in cui lui resiste all’egemonia – le conseguenze saranno secessioni e guerra civile. 3) Una sconfitta di Trump, le conseguenze saranno secessioni e guerra civile.

Questa è la nostra valutazione. Per quanto riguarda i preparativi, il nostro obiettivo è sopravvivere e mantenere l’integrità del nostro lavoro e della nostra organizzazione in mezzo al caos. Vogliamo creare un’isola solida e una base organizzativa che sopravviva alle circostanze attuali.

 

 Un’analisi di classe della società statunitense come vede politicamente ripartiti i diversi settori della borghesia rispetto alla classe lavoratrice e ai suoi interessi politici? Il grado di sostegno al regime imperialista fin dove si estende? Chi compone lo “Stato Profondo”, e chi sono i suoi principali alleati?

 

R- Non direi che siano divisi. La borghesia è ascesa nella forma di una borghesia monopolistica imperialista, una piccola e ristretta minoranza. Hanno creato una propria società civile artificiale che aggira totalmente l’ordine costituzionale. Questo è ciò che Gramsci chiamava egemonia. Lo “Stato profondo” è la rete di istituzioni intragovernative, agenzie federali, think tank, società esclusive, organizzazioni filantropiche, organizzazioni no-profit, società di media, dipartimenti militari riservati e altre forze che costituiscono il “braccio armato” dell’egemonia. Controllano lo Stato, oltre i confini dell’ordine costituzionale. Quindi, l’analisi di classe si basa sulla relazione verso l’egemonia. L’egemonia viene attuata attraverso le istituzioni. Coloro la cui vita dipende dal loro status all’interno delle istituzioni, piuttosto che dal lavoro manuale, sono tipicamente allineati con la borghesia. Gli imprenditori, per quanto ricchi, si trovano di norma ad affrontare un certo debito se non vengono assorbiti dall’egemonia. L’egemonia, basata sulle istituzioni finanziarie, è l’unico arbitro del successo delle imprese in ultima istanza. Gli investimenti, la concessione di crediti e prestiti sono una premessa assolutamente necessaria di qualsiasi tipo di attività economica indipendente. È addirittura la premessa per poter acquistare una casa! Coloro i cui interessi sono in conflitto con questa egemonia – compresi gli imprenditori indebitati – sono allineati in ultima istanza contro la vera borghesia.

 

L’Italia è dal 1948 soggetta a una dominazione imperialista che l’ha resa progressivamente una realtà semi-coloniale, subordinata al regime di Washington dal punto di vista economico, sociale, culturale, militare e ideologico. La lotta contro questa dominazione è costata centinaia di morti alla classe lavoratrice italiana, ed è stata guidata dal Partito Comunista, almeno fino alla sua corruzione e decadenza. Da comunisti americani come pensate si possa rilanciare la lotta ai padroni di Washington da una parte all’Atlantico?

Liberare l’Italia incondizionatamente, senza riserve e a tutti i costi dalla NATO e dall’UE. Per fare ciò, i marxisti devono abbandonare i vecchi pregiudizi e riflettere seriamente sul motivo per cui il marxismo europeo è caduto in declino. E’ necessario conquistare la classe operaia conservatrice. È necessario conquistare gli agricoltori e i piccoli imprenditori. Tutte le sciocchezze “progressiste” della “Nuova Sinistra” devono essere abbandonate. I comunisti italiani devono essere i principali patrioti del loro paese. Devono difendere il loro Paese ancor più della destra e dei “nazionalisti”. Metti l’Italia al primo posto. Insistere sull'Italia. L'Italia non è un 'concetto'. È la realtà che presuppone la vostra esistenza. Non esitate a riconoscerlo. Dovreste essere impenitenti. Il comunismo non riguarda la “compassione” e l’umanitarismo. Questa è una sciocchezza borghese. Non è necessario opporsi in modo aggressivo agli immigrati. Ma non sono la vostra priorità né necessariamente una vostra responsabilità. Mi piace la posizione di Galloways: non attaccare gli immigrati e fomentare pogrom, ma opporsi all'immigrazione in modo impenitente.

 

Un'ultima domanda: quali autori e testi consigliate a chi vorrebbe  rendersi conto della natura dell’America che voi difendete e che vorreste liberale dalle catene del capitalismo?

Penso che Frederic Jameson vada bene. American Utopia, Dual Power and the Universal Army ha avuto una grande influenza su di noi.


NOTE:

[1] “White, Anglo-Saxon, Protestant", visti come massimi rappresentanti dell’autentica “americanità” in contrapposizione alle altre etnie e agli immigrati del mondo non-anglofono.

[2] Ci si riferisce agli imponenti flussi migratori che dall’ultimo quarto del XIX Secolo hanno portato negli Stati Uniti milioni di persone dall’Europa meridionale e orientale e dall’Asia.

[3] Con il termine “Great Awakening” si fa riferimento a una serie  di movimenti di rinnovamento spirituale che hanno periodicamente attraversato gli Stati Uniti sin da metà XVIII Secolo. Essi furono caratterizzati da un’intensa partecipazione popolare, ed ebbero spesso interconnessioni col movimento abolizionista e numerose rivendicazioni a carattere sociale.

Leonardo Sinigaglia

Leonardo Sinigaglia

Nato a Genova il 24 maggio 1999, si è laureato in Storia all'università della stessa città nel 2022. Militante politico, ha partecipato e collaborato a numerose iniziative sia a livello cittadino che nazionale.

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