Morti 2 italiani nella Legione Internazionale. Trappola per avventurieri, palestra per i narcos
di Clara Statello per l'AntiDiplomatico
“Nel 2025, il numero di vittime tra i volontari italiani è salito all'80%. Nel 2024 abbiamo avuto 4 morti, nel 2025 sono saliti a 14. Chiedo a tutti coloro che pensano di venire qui a combattere, per favore, per favore, rimanete a casa. Aiutateci, condividete le nostre storie, aiutateci a combattere la disinformazione. Questa guerra è reale, non è Call Of Duty“.
Questo messaggio è stato pubblicato su X il 4 settembre dal volontario italiano con il nome di battaglia Sicily. Nei commenti al twitt ha corretto le proporzioni (le vittime italiane sono aumentate del 250% gli fa notare un contatto, non dell’80%) e specificato che tra gli italiani arruolatisi volontari nell’Azov il rapporto è anche peggiore.
Le notizie della morte di due volontari italiani, giunte nei giorni seguenti, spiegano lo sfogo di Sicily. Il 6 settembre il canale Voxkomm ha riferito della morte di Anthony Otet “Iceman”, definito un “neonazista italiano”, che si sarebbe unito alla Legione Internazionale ucraina nell'estate del 2024. “Sembra sia stato ucciso dai russi. In precedenza si era unito alla Legione Straniera francese”.
L’8 settembre, Voxkomm ha diffuso la notizia della presunta morte di Giorgio Nardini, un combattente italiano (nato il 3/11/1969) che si è unito alla Legione Internazionale Ucraina. Secondo fonti ucraine sarebbe scomparso il 21/8/2025 a Pokrovsk. Compare nelle liste dei foreign fighters caduti pubblicate da TrackANaziMerc.
Dalle autorità italiane però non è arrivata alcuna conferma ufficiale, entrambi risulterebbero dispersi. Il messaggio di Sicily sulla drammatica situazione dei volontari italiani arriva proprio quando la Legione Internazionale è sotto l’attenzione della stampa internazionale per l’elevato numero di morti, il basso livello di reclutamenti e l’arruolamento di gruppi criminali che si addestrano nel teatro ucraino alla guerra con i droni da combattimento.
Internazionalisti usati come carne da cannone
Colin Freeman su The Spectator scrive: “La Legione Internazionale era condannata sin dall’inizio”. Avrebbe potuto essere una grande occasione per i Paesi occidentali per addestrare personale alla guerra di ultima generazione. Il progetto, però, è fallito. Anzi, secondo Freeman, era destinato al fallimento a causa del suo basso numero di truppe, dei volontari poco qualificati e della scarsa organizzazione.
“Sembra – scrive - che la gente preferisca combattere per un culto della morte piuttosto che per una democrazia”.
Lo Stato Islamico è riuscito ad attrarre 35.000 foreign fighters. La Legione Internazionale soltanto 15.000, meno della metà. Lo stesso presidente Zelensky, nei primissimi giorni di guerra, aveva lanciato la mobilitazione volontaria internazionale per quella che ha spacciato per “guerra delle democrazie contro la barbarie”. Ma senza neanche consultarsi con il comando dell’esercito. Questa falla organizzativa avrebbe provocato, in primis, problemi nel reclutamento di personale qualificato.
“Per ogni ex paracadutista e berretto verde temprato dalla battaglia, c'erano dei Walter Mitty, turisti di guerra e disadattati. Molti di questi guerrieri Call of Duty si ritrovarono in difficoltà sul campo di battaglia, guadagnando alla Legione una cattiva reputazione tra i comandanti ucraini”, scrive Freeman.
Le sue parole fanno eco alla richiesta pubblica di Sicily: in una guerra vera gli avventurieri e i guerrieri da PS è meglio che stiano a casa. Tanto più se non parlano neanche ucraino: “Dopotutto, chiunque non riesca a capire frasi come "Truppe russe alla vostra destra" o "Attenzione a quella mina" può essere un peso”.
Il sogno di diventare degli eroi di guerra per molti volontari si sarebbe trasformato in un incubo, quando hanno compreso di essere trattati come carne da cannone. “Tre mesi dopo l'invasione, un rapporto fu inviato all'ufficio del Presidente Zelensky, avvertendo che molti legionari ritenevano che il Presidente avesse venduto loro "sogni irrealizzabili", si legge su The Spectator.
Secondo il New York Times, potrebbero essere diverse migliaia gli statunitensi arrivati in Ucraina. In molti sarebbero veterani con esperienza di missioni all’estero. Tuttavia, è aumentata la percentuale di volontari americani anziani e inesperti che combattono al fianco dell'Ucraina. I foreign fighters statunitensi caduti sul campo di battaglia ucraino sono almeno 92.
Un’occasione per i cartelli
Se gli occidentali si arruolano per ragioni per lo più ideologiche, per i cartelli e i gruppi combattenti dell’America Latina, la guerra in Ucraina è un’occasione per gruppi paramilitari e cartelli della droga per addestrarsi alla moderna guerra con i droni, in particolare i FPV. L’allarme è arrivato in estate dal centro di Intelligence Nazionale (CNI) del Messico, che ha consegnato ai servizi di sicurezza ucraini una nota riservata sui volontari messicani.
L’SBU dunque ha avviato un’indagine sui tanti volontari latinoamericani della Legione Internazionale. E’ emerso che molti messicani e colombiani hanno deliberatamente cercato di entrare nei centri per la formazione di operatori di droni FPV, bypassare i controlli iniziali e trasferire le competenze acquisite a organizzazioni criminali transnazionali o gruppi armati.
A fine agosto i dissidenti delle Farc hanno compiuto un attentato terroristico in Colombia contro obiettivi governativi con un drone FVP. In Messico, invece, l’intelligence avvisa che il cartello Jalisco Nuova Generazione (CJNG) ha inviato i membri della sua unità Operatore Droni in Ucraina, con l’obiettivo di specializzarli con tecniche di guerra innovative per attaccare gruppi rivali e forze organizzative.
L'addestramento si è svolto nella zona di conflitto, dando ai membri del cartello esperienza diretta in azioni di combattimento reali. In particolare sono stati addestrati ai metodi moderni di guerra, incluso l'uso di droni per attacchi mirati.
I loro spostamenti a coppie, l'uso di coperture, la gestione delle armi e la tattica di ritirata riflettono abilità tipiche di combattimenti intensi, scrive il giornale messicano Milenio citando fonti delle forze dell'ordine dello stato di Jalisco.
I narcotrafficanti utilizzano normali droni civili, a cui si adattano specifici dispositivi per azioni da combattimento. Nei rapporti dell’intelligence si menziona il DJI Matrice 300 RTK, usato in Ucraina per sganciare granate anticarro. Funziona come una vera e propria arma di precisione.
La guerra che Zelensky spacciava per uno scontro fra civiltà e barbarie è diventata una trappola per avventurieri e una palestra per narcotrafficanti (e neonazisti).