N.A.T.O. per mentire, da Bruxelles ’90 a Monaco ’07: le radici profonde della guerra

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N.A.T.O. per mentire, da Bruxelles ’90 a Monaco ’07: le radici profonde della guerra

 

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In un clima di apertà ostilità per i dissidenti, censura di guerra per i network non allineati al mainstream, con una novella Unione Sacré in lotta contro il barbaro nemico, dov’è lo spazio per il pensiero critico? In tempo di crociate integraliste o è bianco o è nero.

Guai a tirare in ballo le trentennali, pesantissime responsabilità oggettive della Nato, guai ad indignarsi per chi millanta di volere pace ma è poi pronto ad innondare di armi da guerra l’Ucraina (in nome di chi?). La voce dissonante che cerca risposte non scontate, oltre la propaganda di superficie dell’occidente buono contro il nemico reificato, disumanizzato diventa “intendenza con l’avversario” o peggio “filo-putinismo”.

Per credere alla favola dell’occidente pacifico, libero e democratico dovremmo forse scordare decenni di sistematiche menzogne, guerre dirette e per procura, bombardamenti, la spietata legge del più forte, bullismo diplomatico dispensato a piene mani? E’ questa oggi la linea della vecchia, decrepita “fortezza Europa”, con una classe di governo che sembra masochista, impegnata più a compiacere Washinghton che a fare i nostri interessi, mentre noi ci impoveriamo gli Usa gongolano e si arricchiscono.

L’Europa scodinzola, la futura umanità, invece, i popoli giovani del mai più “terzo mondo”, gli Stati emergenti, i ¾ del pianeta, insomma, non votano la risoluzione Onu. E’ la dimostrazione plastica che le logiche imperialiste non attecchiscono più sul mondo di domani. Il dominio unipolare si frantuma e c’è vita ed intelligenza al di fuori dell’opinione pubblica occidentale.

Ma veniamo ai fatti della storia che ci preme rievocare, essi ci mostrano come posizioni oggi considerate scomode, sconvenienti, da “traditore” insomma,  fossero, fino a ieri, oggetto di dibattito interno allo stesso schieramento occidentale, fatte proprie ed avanzate perfino da personalità politiche di primo piano legate agli Usa ed alla Nato. Lungo il cammino pluridecennale che ci ha portato sull’orlo dell’abisso, voci coraggiose in occidente hanno chiesto soluzioni diplomatiche, politiche, pacifiche ed onorevoli per tutti, purtroppo sono rimaste inascoltate. La politica di geuerra della Nato non ha mai fatto prigionieri, tantomeno nell’est Europa.

Contestualmente al ritiro sovietico dalla Germania est, il segretario generale della Nato Woerner, a Bruxelles, il 17 maggio 1990, affermò solennemente: “il fatto che noi siamo pronti a non schierare un esercito della Nato fuori dal territorio tedesco offre all'Unione Sovietica una stabile garanzia di sicurezza.” Diversi politici occidentali, Kohl in testa, rassicurarono più volte  a voce Gorbacev sulle pacifiche intenzioni degli occidentali verso Mosca. Tuttavia, proprio a partire dai primi anni ’90, un’allora debole Russia, con perizia sistemica, è stata più e più volte ingannata e  umiliata non solo diplomaticamente. Quando, in spregio alle rassicurazioni di pochi anni prima e profittando della disastrosa situazione interna della Russia, il senato Usa cominciò a discutere circa l’entrata nella Nato di Polonia, Rep. Ceca ed Ungheria, alcuni politici americani scongiurarono Clinton di non procedere con l’allargamento ad est. In una lettera aperta del 26 giugno 1997 al presidente Usa, il democratico Gary Hart e l’ex repubblicano Robert Mcnamara (già segretario della difesa Kennedy), tra gli altri, affermavano:

Crediamo che la recente manovra a guida Usa di espandere la Nato, focus dei recenti summit di Parigi ed Helsinki, sia un errore politico di proporzioni storiche. Crediamo che l’espansione Nato farà diminuire la sicurezza in Europa per le seguenti ragioni: in Russia, l’espansione, che continua ad essere avversata da tutto lo spettro politico, rafforzerà l’opposizione non-democratica [...] portando i russi a mettere in discussione l’intero assetto mondiale post guerra fredda [...] In Europa, l’espansione porterà ad una nuova linea di divisione tra chi è “dentro” e chi è “fuori”, instabilità ed un diminuito senso di sicurezza per chi non sarà incluso. Nella Nato stessa [...] verrà meno la missione iniziale e gli Usa saranno coinvolti nella difesa di Paesi con seri problemi di confini e minoranze nazionali [...] Negli Usa, l’espansione innescherà un esteso dibattito sui suoi costi, incerti ma sicuramente alti e chiamerà in questione il coinvolgimento Usa nell’alleanza, tradizionalmente e con giustezza considerata l’elemento centrale della politica estera statunitense.

Per questi motivi e cioè per scongiurare un allargamento con esiti nefasti per chiunque, Hart e sodali proponevano di sostituire i dispositivi militari con la diplomazia:

Sviluppando una partnership per programmi di pace, supportando una relazione cooperativa tra Nato e Russia, continuando con la riduzione degli armamenti [...] La Russia non pone ora alcuna seria minaccia ai suoi vicini dell’ovest e le nazioni dell’Europa centro orientale non sono in pericolo [...] crediamo che l’espansione Nato  non sia né necessaria né desiderabile e che vada arrestata.

Purtroppo, questi ammonimenti rimasero lettera morta. Man mano che il dibattito sull’allargamento procedeva, intervenne sulla questione, era il 1997, l’ambasciatore Usa in Urss dal 1987 al ’91, Jack Matlock jr:

Se l’allargamento ad est della Nato dovesse essere approvato dal senato statunitense, ciò potrebbe rivelarsi storicamente come il più grande abbaglio strategico preso dalla fine  della guerra fredda. Lungi dall’aumentare la sicurezza statunitense, dei suoi alleati e di coloro che intendono aderirvi, finirebbe per scatenare una catena di eventi capace di produrre la più seria minaccia alle nostre nazioni dai tempi dell’Urss.

L’anno successivo, puntualizzò sulla questione George Kennan, forse il più grande stratega della politica estera Usa durante la guerra fredda, era il 2 maggio 1998, il giorno successivo alla ratifica dell’espansione Nato da parte del senato Usa:

Credo sia l’inizio di una nuova guerra fredda ed i russi cominceranno a reagire, Si è trattato di un tragico errore, senza motivo dal momento che nessuno minacciava nessuno [...] Le persone capiscono? Le nostre differenze, durante la guerra fredda, erano con il regime comunista sovietico ed ora stiamo voltando le spalle alle persone che hanno compiuto una rivoluzione pacifica per rimuovere il regime sovietico [...] Di sicuro ci saranno reazioni negative dalla Russia ed allora i fautori della nato ci diranno che hanno sempre saputo chi sono i russi ma questa non è nient’altro che una menzogna.

E così arriviamo alla fatidica conferenza di Monaco 2007, dopo aver subito passivamente l’allargamento Nato a tutti i Paesi dell’ex Patto di Varsavia, una Russia corroborata dai progressi economici chiedeva ora di essere presa sul serio, rispetto e garanzie per la propria sicurezza. Vale la pena di riportare alcuni stralci dell’importante discorso di Putin per comprendere come l’occidente abbia sistematicamente ignorato, nei numerosi anni a venire, le richieste diplomatiche di Mosca:

Un mondo unipolare [...] è un mondo nel quale c'è un padrone, un sovrano [...] e questo certamente non ha niente in comune con la democrazia. Perché, come voi sapete, la democrazia è il potere della maggioranza alla luce degli interessi e delle opinioni della minoranza. Incidentalmente, alla Russia- a noi- danno continuamente lezioni di democrazia. Ma per qualche ragione quelli che ci insegnano non vogliono imparare loro stessi. Io considero che nel mondo d’oggi il modello unipolare non solo sia inaccettabile ma che sia anche impossibile. E questo non solo perché se ci fosse una singola leadership nel mondo d’oggi- e particolarmente in quello d’oggi- le sue risorse militari, politiche ed economiche non basterebbero. E, cosa ancora più importante, il modello stesso sarebbe viziato, perché alla sua base non ci potrebbe essere alcun fondamento morale per la moderna civiltà. Con ciò, quello che sta accadendo nel mondo di oggi- e noi abbiamo appena incominciato a discutere di questo- è un tentativo di introdurre negli affari internazionali precisamente questo concetto, il concetto di un mondo unipolare. E con quali risultati? Azioni unilaterali, spesso illegittime, non hanno risolto alcun problema. Hanno invece provocato nuove tragedie umane e creato nuovi centri di tensione. Giudicate voi stessi: le guerre così come i conflitti locali e regionali non sono diminuiti [...]Stiamo assistendo ad un disprezzo sempre più grande per i principi fondamentali della legge internazionale. E’ un dato di fatto che norme legali indipendenti stiano diventando in modo crescente più legate al sistema legale di uno stato. Primo fra tutti, gli Stati Uniti, che hanno oltrepassato i loro confini nazionali in ogni modo. Questo è visibile nelle politiche economiche, governative, culturali e dell’istruzione che impongono alle altre nazioni. Bene, a chi piace questo? Chi è felice di questo? [...] Sono convinto che l'unico meccanismo che possa prendere decisioni circa l’uso della forza militare, come ultimo ricorso, sia la Carta delle Nazioni Unite. E in relazione a questo: io, o non ho capito quello che il nostro collega Ministro della Difesa italiano ha detto, o quello che lui ha detto era inesatto. Cioè, ho inteso che l'uso della forza può essere solamente legittimo quando la decisione è presa dalla Nato, dall'EU, o dall'Onu. Se lui realmente pensa così, allora noi abbiamo punti di vista diversi. O io non ho sentito correttamente. L'uso della forza può solamente essere considerato legittimo se la decisione è sancita dall'Onu. E noi non abbiamo bisogno di mettere la Nato o l'EU al posto dell'Onu. Quando l'Onu unirà veramente le forze della comunità internazionale e potrà realmente rispondere agli eventi nei vari paesi, quando noi abbandoneremo questo disprezzo per la legge internazionale, poi la situazione potrà cambiare. Altrimenti la situazione andrà semplicemente ad un punto morto; ed il numero di errori gravi sarà moltiplicato. Insieme a ciò, è necessario assicurarsi che la legge internazionale abbia un carattere universale, sia nella concezione, sia nell’applicazione delle sue norme [...] Io penso che sia chiaro che l’espansione della Nato non abbia alcuna relazione con la modernizzazione dell'Alleanza stessa o con la garanzia di sicurezza in Europa. Al contrario, rappresenta una seria provocazione che riduce il livello della reciproca fiducia. E noi abbiamo diritto di chiedere: contro chi è intesa questa espansione? E cosa è successo alle assicurazioni dei nostri partner occidentali fatte dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia? Dove sono oggi quelle dichiarazioni? Nessuno nemmeno le ricorda [...] Le pietre e i blocchi di cemento del Muro di Berlino sono stati da molto tempo distribuiti come souvenir. Ma noi non dovremmo dimenticare che la caduta del Muro di Berlino fu resa possibile grazie ad una scelta storica- scelta che è stata fatta anche dalla nostra gente, dal popolo della Russia - una scelta in favore di democrazia, libertà, apertura ed una sincera partnership con tutti i membri della grande famiglia europea. Ed ora loro stanno tentando di imporre a noi nuove linee divisorie e muri - questi muri possono essere virtuali ma ciononostante sono ugualmente divisori, tagliando trasversalmente il nostro continente. Ed è mai possibile che ancora una volta ci vorranno molti anni e decadi, così come molte generazioni di statisti, per dissimulare e smantellare questi muri nuovi?

 

Chiudiamo riportando il pensiero di due importanti figure, agli antipodi della politica staunitense, sulla questione russo-ucraina: Henry Kissinger e Noam Chomsky. Kissinger sul Washington Post del 5 marzo 2014:

Troppo spesso la questione ucraina viene posta come una resa dei conti. Est contro ovest. Ma se l’Ucraina vuole sopravvivere e prosperare non deve scegliere una parte contro l’altra, piuttosto, funzionare come ponte tra le due [...] L’Ovest deve comprendere che per la Russia l’Ucraina non sarà mai una semplice nazione straniera, La storia russa ha inizio nel cosiddetto Kyevan-Rus [...] L’Ucraina è stata parte della Russia per secoli [...] Utilizzare l’Ucraina come parte di un fronteggiamento est-ovest affonderà per decenni la possibilità di condurre Russia ed occidente –specialmente l’Europa- dentro un sistema di cooperazione internazionale.

Chomsky nel 2015:

L’idea che l’Ucraina possa unirsi ad un’alleanza militare dell’occidente risulterebbe inaccettabile per qualsiasi leader russo [...] Il desiderio ucraino di scegliere la Nato non proteggerà affatto il Paese nel futuro, condurrà, piuttosto, l’Ucraina in un conflitto ben maggiore.

 

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