Non si risolve il problema ambientale con le polizze assicurative

Invece di investire nella manutenzione del territorio e combattere le conseguenze del "cambiamento climatico" si preferisce investire nelle polizze assicurative

552
Non si risolve il problema ambientale con le polizze assicurative

 

di Federico Giusti

Le alluvioni che hanno sommerso intere province italiane portandosi dietro distruzioni di case, negozi, infrastrutture sono ormai ricondotte al cambiamento climatico, a precipitazioni improvvise rispetto alle quali anche la mera prevenzione avrebbe pochi spazi di agibilità.
 
Non si dice che la manutenzione dei territori dovrebbe essere la prima scelta operata in termini preventivi, un grande piano di pulizia dei fossi, dei tombini, dei corsi di acqua, delle strade, il potenziamento reti fognare per  metterle in condizioni di ricevere e smaltire grandi quantità d'acqua.
 
Senza dietrologie di sorta possiamo asserire che molti piccoli interventi realizzati un tempo dalle aziende pubbliche oggi vengono realizzati in termini parziali, le alluvioni hanno sempre provocato danni ingenti ai territori, il loro ravvicinato ripetersi mette in ginocchio le attività produttive e scatena continue polemiche tra gli enti locali, le Regioni e il Governo nazionale, una sorta di scaricabarile (almeno questa è la idea diffusa nella cittadinanza) per non assumersi dirette responsabilità.
 
Una delle questioni più gettonate riguarda il capitolo economico ossia i risarcimenti dei danni e per questo da tempo si propongono polizze assicurative alle imprese e alle famiglie
 
Il Governo sta preparando la bozza di un  apposito decreto presentato a sommi capi alle associazioni datoriali affinchè le compagnie assicurative assicurino le imprese contro i danni catastrofali evitando allo Stato rimborsi onerosi per i danni subiti dalle aziende e dalle famiglie.
 
In attesa di conoscere il testo di questo decreto  e della successiva approvazione della Corte dei Conti e del Consiglio di Stati, pensiamo che la definizione di un piano pubblico di prevenzione delle catastrofi dovrebbe passare innanzitutto dalla manutenzione del territorio.
 
Ma servirebbe non solo la collaborazione attiva tra enti locali e stato ma anche e soprattutto investimenti cospicui e quindi si è trovata la classica scorciatoia per deviare il problema verso l’obbligo ad assicurare le imprese fin dal prossimo anno.
 
Ad oggi non esiste alcun obbligo per le imprese di sottoscrivere polizze contro frane, terremoti e alluvioni, il legislatore dovrà quindi trovare le soluzioni necessarie a raggiungere questo obiettivo o con una legge articolata oppure collegando la polizza alla possibilità di ricevere vari incentivi pubblici e prestiti bancari.  
 
Le soluzioni, sopra citate, non trovano la opposizione delle associazioni datoriali che chiedono maggior tempo per adeguarsi all'obbligo assicurativo e magari presenteranno richieste di finanziamento adeguate a tale scopo.
 
Si apre la strada di un doppio confronto, con le associazioni datoriali in rappresentanza delle attività produttive e un secondo tavolo con gli istituti finanziari, di certo collegare gli incentivi con un obbligo assicurativo resta per noi non una soluzione al problema ma semplicemente una toppa
 
L'obbligo assicurativo , già introdotto dalla legge finanziaria 2024, dovrebbe entrare in vigore il 1 Gennaio 2025 per tutti i danni causati da calamità naturali ed eventi catastrofali a terreni, fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali e commerciali, iscritti a bilancio
 
La discussione è solo all'inizio e ricordiamo che le imprese assicurative guardano con particolare sospetto all'obbligo di corrispondere un anticipo del 30% del danno per i sinistri legati a eventi catastrofali che ormai rappresentano un evento periodico rispetto al quale le soluzioni in campo dovrebbero essere ben altre.
 
Perchè il successivo passaggio sarà estendere l'obbligo anche ai proprietari di case (magari proprietari della case dove abitano) trasformando la urgenza della cura e manutenzione del territorio in una problematica finanziaria.

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri di Loretta Napoleoni La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri

La nuova "dissidenza" che indossa orologi svizzeri

La Nuova Era dell'Economia Globale  di Giuseppe Masala La Nuova Era dell'Economia Globale

La Nuova Era dell'Economia Globale

I no war secondo l'Intelligenza Artificiale di Google di Francesco Santoianni I no war secondo l'Intelligenza Artificiale di Google

I no war secondo l'Intelligenza Artificiale di Google

Da Delhi alle Americhe: Chi Sono i Nuovi Indiani d'America? di Raffaella Milandri Da Delhi alle Americhe: Chi Sono i Nuovi Indiani d'America?

Da Delhi alle Americhe: Chi Sono i Nuovi Indiani d'America?

Papa "americano"? di Francesco Erspamer  Papa "americano"?

Papa "americano"?

Il 25 aprile e la sovranità di Paolo Desogus Il 25 aprile e la sovranità

Il 25 aprile e la sovranità

Le narrazioni tossiche di un modello in crisi di Geraldina Colotti Le narrazioni tossiche di un modello in crisi

Le narrazioni tossiche di un modello in crisi

Resistenza e Sobrietà di Alessandro Mariani Resistenza e Sobrietà

Resistenza e Sobrietà

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Lavoro e vita di Giuseppe Giannini Lavoro e vita

Lavoro e vita

La Festa ai Lavoratori di Gilberto Trombetta La Festa ai Lavoratori

La Festa ai Lavoratori

Sirri Süreyya Önder, la scomparsa di un grande uomo di pace di Michelangelo Severgnini Sirri Süreyya Önder, la scomparsa di un grande uomo di pace

Sirri Süreyya Önder, la scomparsa di un grande uomo di pace

La California verso la secessione dagli Stati Uniti? di Paolo Arigotti La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

La California verso la secessione dagli Stati Uniti?

Un sistema da salari da fame che va rovesciato di Giorgio Cremaschi Un sistema da salari da fame che va rovesciato

Un sistema da salari da fame che va rovesciato

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti