Nuova Inchiesta negli Usa sui misteriosi cospiratori dell'assalto a Capitol Hill
L’assalto a Capitol Hill, che tanto ha cambiato il volto dell’Impero, è al centro di nuove controversie. Mentre l’amministrazione Usa continua a ribadire la sua ferma volontà a stroncare il “terrorismo interno”, in America si dibatte su quanto accaduto in quei giorni.
A rinfocolare le polemiche, Tucker Carlson, uno tra gli anchorman più seguiti degli Stati Uniti, che presta il suo volto a Fox News, che si è attirato l’ostilità dei media mainstream per la sua prossimità a Trump (fu lui a farlo desistere dal bombardare l’Iran dopo l’abbattimento di un Uav Usa sui cieli di Teheran).
L’inchiesta di Revolver
Carlson, che da tempo parla all’assalto del 6 gennaio, durante la sua trasmissione ha chiesto lumi sul ruolo che l’FBI ha avuto nell’evento. Ciò in base a un’accuratissima indagine giornalistica pubblicata su Revolver, un sito di destra. Inchiesta di parte, dunque, e però con puntuali riferimenti agli atti del procedimento aperto contro alcuni protagonisti di quel giorno.
Revolver parte nella sua indagine giornalistica evidenziando una anomalia nell’indagine. Molti sono i casi in cui cosiddetti co-cospiratori non sono incriminati nonostante ricoprano ruoli determinanti o abbiamo atteggiamenti molto più aggressivi di altri che invece sono finiti alla sbarra. Tutti costoro hanno la caratteristica comune di essere individuati solo con sigle e numeri, mai con i loro nomi.
L’ipotesi di Revolver è che questi misteriosi individui rispondano, a vario titolo, all’FBI: agenti sotto copertura o informatori. Dato il loro numero e i ruoli ricoperti se Revolver avesse ragione la storia di quella giornata andrebbe riscritta. Non accadrà, perché cosi va il mondo, nondimeno l’inchiesta desta curiosità, soprattutto perché rimanda puntualmente ad atti giudiziari. Impossibile riferirla nel dettaglio, data la lunghezza, proviamo una sintesi.
L’inchiesta prende le mosse dalle conclusioni delle indagini del Congresso, che hanno evidenziato le enormi falle della Sicurezza, in particolare dell’FBI, che non ha saputo cogliere segnali evidenti di quanto si preparava e si è mobilitata con un ritardo impressionante, quando ormai tutto si era consumato.
Quindi accenna alla conduzione delle indagini successive, che hanno individuato due diversi ordini di crimini: una parte degli imputati è sotto processo per aver violato l’edificio, senza però siano loro contestati reati gravi. Altri, invece sono sotto processo per aver organizzato e guidato l’assalto.
Questi ultimi sono risultati intruppati in tre organizzazioni eversive: gli Oath Keepers, i Proud Boys e i Three Percenters.
Il precedente in Michigan
L’inchiesta comincia con un salto indietro nel tempo, riferendo quanto è avvenuto in Michigan tre mesi prima. L’FBI arresta 14 persone accusate di aver pianificato di rapire il Governatore Gretchen Whitmer. Questi 14 facevano tutti parte dei Three Percenters e alcuni di loro sono poi risultati agenti sotto copertura o informatori dell’FBI.
Il direttore dell’ufficio dell’FBI di Detroit, Steven M. D’Antuono, che ha supervisionato l’operazione di infiltrazione del complotto del Michigan, è stato poi promosso all’ufficio di Washington: a lui il compito di supervisionare le indagini sull’assalto a Capitol Hill…
Ma la stranezza del complotto del Michigan è che sembra, in piccolo, una prova generale di quanto accaduto a Washington successivamente. Infatti, i malfattori prevedevano di “prendere d’assalto l’edificio del Campidoglio locale”, a Lansing, stornando, nell’occasione, una manifestazione di ignari oppositori che si sarebbe tenuta in quei giorni. Progetto poi ridimensionato al rapimento del Governatore.
Revolver evidenzia come nei verbali del’FBI prodotti nell’inchiesta del Michigan tutte le affermazioni più importanti sono attribuite a Confidential Human Sources (CHS) [Risorse umane riservate] o Undercover Employees (UCE) [collaboratori sotto copertura], che erano 4 su 14. A questi si deve aggiungere un quinto, identificato solo come “l’uomo del Wisconsin”, ma ne parleremo più avanti.
Non solo si erano infiltrati, ma svolgevano compiti non secondari, tanto che appare legittimo quanto scrive Revolver: “Ad ogni livello della trama, gli agenti dell’FBI hanno svolto i ruoli di leadership più importanti… l’esperto di esplosivi…il responsabile dei trasporti…il capo della sicurezza” erano tutti collegati all’FBI.
I cinque infiltrati e “l’uomo del Wisconsin”
Un capitolo a sé stante merita la vicenda del quinto uomo della cospirazione in Michigan, colui che negli atti il Dipartimento di Giustizia (DOJ) è identificato solo come “l’uomo del Wisconsin” .
Accade, infatti, che un mese dopo la presentazione degli atti di accusa sui fatti di Lansing l’uomo del Wisconsin decide di rivelare la sua identità. E si scopre che anch’esso è un collaboratore di lunga data dell’FBI, tal Steve Robeson, che per conto del Boureau si è infiltrato nei movimenti di destra per oltre 35 anni.
“Robeson ha anche accumulato una lunga fedina penale. I documenti del tribunale del Wisconsin mostrano condanne per aver fatto sesso con un bambino di età pari o superiore a 16 anni” oltre ad altri reati di natura sessuale. Condannato per tali crimini, inizia a collaborare con l’Fbi, ma “non è autorizzato a possedere un’arma da fuoco.” (The Detroit News)
Poco dopo la rivelazione, gli inquirenti scovano nella sua abitazione un fucile da precisione (quelli da killer) e lo arrestano. Revolver sospetta, e forse non a torto, che rivelandosi, abbia contrariato il Boureau, che l’aveva tenuto nascosto, da cui l’arresto. Necessario, forse, ipotizza anche, a evitare il ripetersi di simili incidenti, secondo la logica “colpirne uno per educarne cento”.
Tutto ciò rivela un dato che potrebbe essere significativo anche per gli eventi di Washington, cioè che è uso dell’FBI e del Dipartimento della Giustizia Usa (DOJ) coprire i propri informatori, agenti o infiltrati con l’anonimato, citandoli negli atti dei processi con diciture generiche (individuo, uomo) e numeri.
Un ultimo nota bene su questa vicenda. Forse l’FBI potrebbe evitare di arruolare fra le proprie file almeno i pedofili, ma questa è un’altra storia.