Omertà e falsità in Italia e in Occidente. Quando le istituzioni ed i media mettono a repentaglio la vita democratica

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 Omertà e falsità in Italia e in Occidente. Quando le istituzioni ed i media mettono a repentaglio la vita democratica

 

di Giuseppe Giannini

La maggioranza dei media nostrani, in particolare le tv, sono diventati talmente complici del potere, da metterne a disposizione persone e mezzi. L'imparzialità e la deontologia sono state sacrificate. Viene meno la trasparenza nella diffusione delle notizie e, soprattutto, il pluralismo dell'informazione, cardine della vita democratica per il pubblico. Sono questi i canali privilegiati - i giornali delle destre e La Repubblica, le reti Mediaset, Rai Uno e Rai Due, nemmeno La7 fa eccezione - e servono a dividere masse sempre più ignoranti e desocializzate, ad incattivirle, ed  a diffondere l'odio (insieme ai social network).

Ogni centro di potere – economico, politico, culturale – tende a stringere solidi legami con il mondo della comunicazione, decidendo quali news far circolare ed in che modo. Vi sono poi i governi che, pur operando per interessi sovranazionali, cercano di rifarsi all'interno fingendo di agire per il bene (comune) del Paese. Giova ricordare che, all'interno dello Stato, le differenti classi sociali non hanno un interesse unico, ma esse sono contrapposte nel perseguimento o miglioramento degli stessi (il conflitto), e che, solo per mezzo della Costituzione, trovano una stabile pacificazione (compromesso tra le ideologie socialiste e liberali).

Lo scopo principale degli esecutivi italiani del dopo Tangentopoli è stato quello di cogliere l'occasione storica data dalla ridefinizione degli assetti, attraverso un'opera di restyling più adatta al profondo mutamento (sconvolgimento) dei tempi (il crollo dei regimi dell'Est). Accaparrare più settori del potere nazionale,  stringere amicizie influenti in ambito internazionale, al di fuori delle stanze adibite a prendere le decisioni politiche, hanno fatto parte di quella strategia portata dal cambiamento agevolato dalla "fine della storia". Anche a discapito delle prerogative statali, tanto che la cessione di parte della sovranità, le privatizzazioni, la finanziarizzazione dell'economia, rientrano nello schema di chi si limita a svolgere il compitino dettato da altri.

Per questo, vediamo sfilare sugli schermi delle tv ambigui soggetti definiti rappresentanti politici. Sono gli esponenti dei partiti, che nei tg lanciano i loro spot. Ricordano tanto i bravi scolaretti di una volta, che recitavano la poesia a memoria di fronte alla classe, e che hanno come unico scopo quello di magnificare l'operato dei loro leader. Senza un briciolo di dignità, rendendosi ridicoli nella spettacolarizzazione di provvedimenti di dubbia portata. Corredati da statistiche e dati disagreggati, suffragati da opinion maker al servizio di editori sul libro paga della politica. In questo modo le non notizie diventano scoop.

Nessuno si sottrae al gioco della distorsione dei fatti. Le istituzioni diventano complici dell'alterazione della realtà. Il Presidente.della Repubblica, il cui ruolo richiederebbe sobrietà ed equilibrio, quando le vicende interne e quelle internazionali sono particolarmente delicate, è diventato celebre in questi anni, oltre che per i continui ricevimenti degli sportivi (il nuovo oppio dei popoli, altro che forma di integrazione culturale, o sarà il recupero di una certa mitologia fascista volta a magnificare l'orgoglio nazionale?), per delle esternazioni fuorvianti. Citando, continuamente, l'invasione ucraina da parte della Russia, come se fosse un evento a se stante. Al punto di diventare insopportabile, al pari di certe pubblicità invasive.

Oggi, dopo due anni di sterminio a Gaza, dice di essere preoccupato per i bambini vittime della guerra, senza specificare, ma accennando vagamente a Gaza (e la Cisgiordania?). C'ha messo un pò ad accorgersene o forse è la drammatica evidenza dei fatti, malgrado censure e repressione, che l'hanno spinto a proferire parola? Una solerzia che invece non è mancata nel caso ucraino. Ma qui entrano in gioco gli interessi geopolitici. Esistono crimini fomentati dall'Occidente o che non hanno la stessa importanza mediatica. Fino a che il corso stesso degli eventi farà in modo che diventino "notizia del giorno". Con buona pace dei tanti negazionisti del mondo dei partiti e della (dis)informazione.

E' il caso del genocidio subito dalla popolazione palestinese, rifiutato, ma non nel senso di aver fatto tutto il possibile per evitarlo, ma in quanto escluso dal linguaggio considerato politicamente corretto. Sono tanti gli pseudo-giornalisti liberi e gli esponenti dei partiti, che dinnanzi alla questione tergiversano o addirittura chiamano in causa l'Olocausto e  la strage di Hamas. Ancora adesso si arrampicano sugli specchi. Fanno finta di condannare Israele, però lo sostengono con gli accordi, e con la tesi secondo cui siccome Hamas governa Gaza (dove ha vinto le elezioni) è responsabile anche delle uccisioni dei civili. Quindi è stata rasa al suolo una città e sono stati ammazzati i civili in fuga solo per dare la caccia ai terroristi? E la piccola Hind uccisa in macchina dai soldati israeliani? Vuoi vedere che nel bagagliaio c'era qualche pericoloso fanatico? E le uccisioni delle persone in fila per gli aiuti umanitari? L'intelligence sionista avrà pensato bene di sparare in mezzo alla folla, magari tra essa ci poteva sempre stare qualche jihadista. Un'altra versione è quella di voler liberare gli ostaggi. Già qualche mese dopo il loro sequestro, i famigliari ed ex membri dell'esercito ammonivano il governo di estrema destra, di fermarsi. Ed ancora oggi le loro proteste non vengono ascoltate. Poi ci sono i ritardatari dell'ultima ora. Quelli che si puliscono la bocca parlando di due popoli e due Stati.

Quando pensano allo Stato palestinese fanno riferimento ai territori del 1948, agli accordi di Oslo del 1993 o a quello che rimane nella sottile Striscia? E quando, in Italia, attaccano alcuni manifestanti per la violenza degli slogan, bisognerebbe dire che una cosa sono le parole altro i fatti, o meglio i crimini che, apertamente, l'esecutivo sionista porta avanti. Rafforzati dall'esplicita volontà condivisa con i coloni, i fanatici religiosi e le potenti lobby ebraiche, che condizionano le politiche in America ed Europa. Infatti, dicono che, cacciando  i palestinesi, vogliono iniziare a recuperare la Terra Promessa dalle scritture bibliche, e che tocca i Territori Palestinesi, il Libano, la Siria, e parte della Giordania. Una guerra di conquista dichiarata ma che i nostri governi cercano di giustificare in tutti i modi, insieme ai loro zerbini della propaganda mediatica. I difensori dell'integralismo messianico presenti nei talk show demenziali, provocatori seriali come i Capezzone, Belpietro, Senaldi, Molinari, Sechi, Picierno ecc., nonchè i membri del governo amico di Netanyahu, affermano che in Italia sono state consentite tante manifestazioni pro Palestina, senza limitazioni e divieti. Vorrei ricordare loro che solo pochi mesi fa la bandiera palestinese era bandita dal Giro d'Italia. E poi vi sono stati diversi episodi in cui le forze dell'ordine hanno fermato cittadini che la sventolavano o la appendevano come forma di solidarietà.

Gli stessi divieti e censure che per quasi due anni hanno coinvolto università, intellettuali, esponenti delle organizzazioni internazionali.

Le proteste e le manifestazioni però hanno assunto una dimensione tale, in tutto il mondo, che non bastano più i manganelli ed i controlli spropositati per impedirle. La repressione delle voci contrarie, per certi versi, avviene anche nel caso del conflitto Nato/Ucraina-Russia. Gli stessi esecutori e tifosi dello squilibrio globale (gli USA, la UE, i governi europei e la stampa mainstream) che ora fanno finta di essere scandalizzati dalle affermazioni russe, secondo le quali la Nato è da tempo in guerra contro il loro Paese. D'altro canto, come avrebbe fatto a resistere l'Ucraina senza l'appoggio militare ed economico (logistico, l'intelligence) dei membri dell'Alleanza Atlantica? Affermare ciò che è ovvio diventa una provocazione (come i droni?) per i manovratori della narrazione, che mentono sapendo di mentire. Il loro scopo è chiaro, continuare a diffondere la paura, e "stimolare" le politiche di guerra, magari chiedendo aiuto ad un navigato scompigliatore delle economie come Mario Draghi. Un dato, però, è inopinabile: la crescente tensione degli ultimi anni è diventata la scusa per mettere le mani sul sistema delle libertà dei governati. Con la limitazione dei diritti, della circolazione delle idee e del dissenso.

Con la predisposizione di provvedimenti autoritari ad hoc. E con essi, la possibile fine della concezione stessa di democrazia. Come, giustamente, è stato osservato più volte, la crisi che riguarda l'Occidente non è più solamente relativa alla supremazia economica. Concerne la tenuta del complesso dei valori ereditati dal Secolo dei Lumi. Dove ragione e laicità sono stati sinonimo di progresso, di aperture mentali e conquiste (e il successivo consolidamento) dei diritti. Oltre gli oscurantismi di poteri accentratisi grazie agli assolutismi ed alle teocrazie. La crisi attuale, invece, investe non solo i rapporti con i soggetti esterni – le guerre militari e commerciali – perchè ridimensiona il dialogo tra governanti e sudditi. La struttura democratica oggi è davvero molto labile.

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