Operazione Sea Guardian della NATO: la militarizzazione di una crisi umanitaria
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La Commissione europea questa settimana presenterà un nuovo piano per il reinsediamento dei rifugiati negli Stati membri dell'UE. Le proposte fanno parte di un più ampio pacchetto di asilo e migrazione che dovrà essere adottato. I dettagli del nuovo piano sono scarsi, ma una comunicazione diffusa dalla Commissione ad aprile faceva riferimento a norme UE per 'lammissione e la distribuzione' come parte di un unico sistema comune.
Nel frattempo, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha presentato sabato a Varsavia una nuova operazione - Guardiano del Mare - in cui navi da guerra della NATO e, potenzialmente, droni saranno utilizzati per aiutare l'UE nel controllo del flusso migratorio attraverso il Mediterraneo.
Stoltenberg ha dichiarato che sta per essere avviata "una nuova operazione di sicurezza marittima nel Mediterraneo, Operation Sea Guardian che avrà un ampio campo di applicazione, comprensivo della lotta al terrorismo e del rafforzamento delle capacità di intervento. Abbiamo intenzione di lavorare a stretto contatto con l'Operazione Sophia dell'Unione europea nel Mediterraneo centrale".
Stoltenberg ha dichiarato che sta per essere avviata "una nuova operazione di sicurezza marittima nel Mediterraneo, Operation Sea Guardian che avrà un ampio campo di applicazione, comprensivo della lotta al terrorismo e del rafforzamento delle capacità di intervento. Abbiamo intenzione di lavorare a stretto contatto con l'Operazione Sophia dell'Unione europea nel Mediterraneo centrale".
Diverse ONG hanno espresso feroci critiche alla gestione europea della crisi di migrazione, con alcune, come Medici Senza Frontiere,che ha boicottato fondi e progetti europei in segno di protesta.
Human Rights Watch ha criticato la nuova operazione Nato.
"Il coinvolgimento della NATO nel controllo della migrazione segna un cambiamento pericoloso verso la militarizzazione di una crisi umanitaria", ha commentato Judith Sunderland, co-direttore della Divisione di Europa e Asia Centrale di Human Rights Watch, invitando l'UE ad "ampliare percorsi sicuri e legali per l'Europa",