Palermo dopo il cataclisma tra disinformazione e sciacalli

Palermo dopo il cataclisma tra disinformazione e sciacalli

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di Francesco Fustaneo
 

Palermo, ferita fortemente dal cataclisma lentamente si appresta a ritornare alla normalità.


Sono state giornate di lavoro incessante per i vigili del fuoco, la protezione civile e l' esercito in particolare nel sottopasso di via Leonardo da Vinci dove occorreva asportare l'acqua, rimuovere i detriti e pulire la strada. I militari del 4° reggimento Genio della Brigata "Aosta" sono intervenuti su richiesta del prefetto di Palermo per ripristinare la viabilità in viale Regione, arteria fondamentale che taglia in due la città e che costituisce transito obbligato per chi deve recarsi all'aeroporto.


Il bilancio dei danni è decisamente pesante: duecentocinquanta auto completamente distrutte, quindici famiglie evacuate, quartieri rimasti al buio e negozi e case danneggiate.


Eppure la mattina del 15 luglio nessuno avrebbe pensato alla sciagura: nonostante il cielo fosse ombreggiato, approfittando della festa padronale, molti palermitani si erano recati al mare o dai parenti: nessun allerta meteo aveva annunciato o lasciato anche solo intravedere quello che sarebbe accaduto nel pomeriggio.


Una pioggia incessante, tuoni e fulmini, il cielo grigio che riduce fino ad azzerare quasi la visibilità, e tanta, tantissima acqua dal cielo, come non si era mai visto prima in città.


La stagione invernale a Palermo e in Sicilia è stata praticamente priva di pioggia, con molti invasi che segnalavano serie carenze idriche: insomma nei mesi precedenti salvo qualche sporadica precipitazione primaverile si poteva parlare di vera e propria siccità.


Nel pomeriggio di mercoledì scorso invece a Palermo sono caduti 74 millimetri d'acqua, addirittura in piazza Europa ne sarebbero venuti giù 125 : un vero e proprio record assoluto dal 1797. In oltre 220 anni non aveva mai piovuto così forte in poche ore.


Il cambiamento climatico è in atto, nonostante ancora in determinati ambienti della politica che conta si rifiuti di ammetterlo.


In Sicilia e nel Mediterraneo, ma lo stesso discorso potrebbe essere fatto in altre parti del mondo, ormai piove raramente: a stagioni di secca si alternano nubifragi improvvisi, forti precipitazioni che spesso e volentieri creano ingenti danni, quando non anche vere e proprie trombe d'aria come accaduto nel recente passato.


Ma nonostante l'evidenza sia sotto gli occhi di tutti, l'ambiente non viene mai posto al primo punto dell'agenda politica globale.


Le strade, i sottopassi di Palermo, messa in poco tempo in ginocchio, stanno lì a dimostrarlo.


Colpisce la straordinarietà e la violenza dell'evento: difficilmente altre città avrebbero saputo reggere a un'onda d'urto del genere.


Ma congiuntamente hanno agito altri fattori: il capoluogo siciliano si trascina da decenni problemi strutturali: incendi e sfruttamento del suolo hanno azzerato la vegetazione in montagna, l' impermeabilizzazione da asfalto e cemento del territorio hanno fatto la loro parte. Palermo negli anni è stata violentata dal punto di vista edilizio: l'emblema degli scempi perpetrati è “il sacco” condotto col benestare della locale Democrazia cristiana a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta: vennero concesse 4200 licenze edilizie, gran parte delle quali intestate ad una cerchia ristretta di prestanome, dal sindaco della città Salvo Lima e dall'assessore ai lavori pubblici Vito Ciancimino, con il benestare di molti istituti di credito, i quali non si crearono problemi a finanziare, in un connubio di illegalità e malaffare e molto spesso a sfregio delle norme a tutela del patrimonio pubblico, gli imprenditori legati alle famiglie mafiose del capoluogo.


Andando ancora a ritroso nel tempo Palermo,vi è da segnalare quello che in futuro si sarebbe rivelato un errore, ossia il sotterramento nel sedicesimo secolo di due torrenti, il Papireto e il Kemonia che scorrevano nell'attuale centro storico: per quest'ultimo fu creato un canale per deviarne definitivamente l’alto corso nell' Oreto (principale fiume della città), mentre il corso basso fu incanalato direttamente a mare tramite una galleria sotterranea Nel 2009 il Kemonia, dopo forti piogge, è ritornato nel suo alveo originale allagando una zona di Palermo.


E' inutile poi nascondere anche l'inadeguatezza degli interventi: per dirla con le parole del presidente dell’Ordine dei Geologi di Sicilia, Giuseppe Collura, nelle sue dichiarazioni alla stampa,“la zona colpita dal nubifragio– afferma -, ovvero uno degli assi viari principali per l’accesso alla città’ di Palermo, nel corso degli anni ha più’ volte manifestato un’evidente carenza nella capacita’ di deflusso e smaltimento delle acque, anche per eventi di minore intensità’, dando luogo all’allagamento della sede stradale ed in particolare dei sottopassi, che puntualmente si trasformano in piscine a cielo aperto, con tutte le gravissime e consequenziali ricadute sulla circolazione”. “La mancanza di una adeguata manutenzione delle reti fognarie– continua– e di tutte le reti di deflusso e scarico delle acque, l’assenza di una verifica puntuale sullo stato di equilibrio tra opere infrastrutturali e assetto idrogeologico del territorio, il mancato monitoraggio di aree che reiteratamente esibiscono significative difficoltà’ rispetto ad eventi meteorici straordinari e non, la tanto attesa e mai ultimata realizzazione e di adeguate opere di captazione delle acque provenienti dalle aree poste a monte del tessuto urbano sono certamente alcune delle cause che hanno determinato ed amplificato il drammatico evento di ieri“.


Alla città serve dunque un piano urgente per ripartire in sicurezza. Occorre la volontà politica dell'amministrazione cittadina guidata da Orlando che non potrà fare a meno di operare una profonda riflessione e autocritica, serve un intervento della Regione siciliana, ma occorrono sopratutto i fondi che le politiche di austerità e i vincoli di bilancio negli anni hanno contribuito a ridurre, causando un progressivo impoverimento dei bilanci comunali.


La nota positiva, forse l'unica in tutta questa vicenda,è che non ci sia scappato il morto.


E' morta invece per l'ennesima volta l' informazione: numerose testate giornalistiche per accaparrarsi più click, senza effettuare la consueta verifica delle fonti, davano per certo che due persone fossero morte annegate in un sottopasso, notizia fortunatamente presto smentita dall'esito delle ricerche.


E' fa anche riflettere che il Presidente della Regione, Musumeci, evidentemente senza consultarsi con la Protezione Civile, dichiarasse dolore, rabbia e cordoglio per le vittime. Vittime inesistenti, appunto, fortunatamente.


Ma come in ogni tragedia non sono mancati nemmeno gli sciacalli: ovviamente non poteva esimersi la politica con Salvini, che quando la tragedia era ancora in pieno svolgimento e si prestavano ancora i soccorsi,facendo evacuare le zone allegate, si affrettava a pubblicare un post sui social per attaccare il sindaco Orlando, citando in ballo gli immigrati.


Per ironia della sorte però, quasi come se il fato volesse sbeffeggiare il leghista, tra gli eroi in abiti civili si distingueva Soufiane Saghir, 23 anni, nato a Palermo figlio di genitori marocchini. Un ragazzo cresciuto in periferia con un passato turbolento con la giustizia, recentemente era stato pure vittima di un accoltellamento: nel momento che contava però non ha esitato a mettersi in ballo, spogliarsi del passato e gettarsi nel fango, salvando così due vite, mettendo a rischio la propria: una donna e una bambina di due anni, vivranno grazie al suo gesto.

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