Parigi brucia come Beirut, Damasco, Baghdad, Tripoli, San’a, e la Palestina. Bassem Saleh

Parigi brucia come Beirut, Damasco, Baghdad, Tripoli, San’a, e la Palestina. Bassem Saleh

"La fabbrica del terrorismo mondiale ha perso la capacità di controllo sui mostri che ha creato"

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di Bassem Saleh

Parigi brucia come Beirut, Damasco, Baghdad, Tripoli, San’a, e la Palestina. Il terrorismo mondiale non ha più colore né razza né religione è semplicemente terrorismo figlio legittimo, di chi l’ha fabbricato, e ora lo disconosce o almeno tenta di farlo. Lo sdegno e la condanna non bastano più, e non fanno ritornare i morti, ma devono farci riflettere.
 
Appena qualche giorno fa a Beirut, in un povero quartiere a maggioranza sciita, a una strada dal campo profughi palestinese di Burj Elbarajneh, per colpire il partito di Hezbollah che appoggia il governo siriano, due Kamikaze hanno fatto una strage di innocenti libanesi e palestinesi.
 
A Parigi un gruppo di banditi armati fa un'altra strage di innocenti.
 
È la stessa malefica mente che pianifica, finanzia, arma e compie questi barbari attentati in giro per il mondo.
 
Daesh o Isis, il cosiddetto stato islamico, proclamato due anni fa al confine tra Iraq e Siria, voluto e sostenuto dalle potenze occidentali, in funzione anti governo legittimo siriano. L’Isis rivendica le due strage, mentre certi paesi occidentale e europei continuano a comprare il petrolio da chi fa le stragi! E ad avere solide relazioni politiche e commerciali con i paesi che finanziano i criminali dell’Isis, Qatar e Arabia saudita sostenuti e appoggiati dagli Usa.
 
La fabbrica del terrorismo mondiale ha perso la capacità di controllo sui mostri che ha creato, e questi, ora, vagano per le strade delle nostre città, con armi prodotte nei vari paesi occidentale e europei, vendute ai paesi alleati e date a questi criminali dell’Isis.
 
La lotta al terrorismo mondiale, dovrebbe iniziare là dove è stato creato il mostro, cioè in Occidente. Prosciugare i finanziamenti e le casse dell’Isis, e bloccare le le vendite di armi a paesi che non rispettano i diritti umani e poco democratici, come Turchia, Arabia saudita, Qatar e Israele. In contemporanea iniziare un cambio di rotta culturale, basato sui diritti universale, di libertà, uguaglianza e fraternità. 

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