Perché non rinuncia Guido Barilla ai "sussidi" del padre e riparte dal basso?
Guido Barilla, presidente dell'omonimo gruppo, invita i giovani a rinunciare ai sussidi. Si riferisce con ogni probabilità al Reddito di cittadinanza, da diverso tempo sotto attacco da parte di giornali e associazioni industriali. Verrebbe da rispondergli chiedendo di fare altrettanto con le sue proprietà: provi anche Guido Barilla a partire dal basso, senza il mega sussidio ricevuto con l'eredità del padre.
Ma il punto non è questo. Non bisogna sfidare il capitale sullo stesso terreno che ha allestito. Occorrerebbe piuttosto riprendere il controllo del nostro posto politico, quello da cui l'economia è pensata come un processo regolato dallo stato in funzione dei bisogni del paese. Da quando infatti il capitale ha colonizzato la nostra democrazia l'impiego delle leve statali è stato unicamente appannaggio degli interessi dei gruppi economici privati.
Sarebbe per questo interessante sapere quanto il paese ha dato, attraverso aiuti diretti e indiretti, ai privati, a quel mondo imprenditoriale di piagnoni, che non tollera che una parte del paese abbia un sostegno economico, ma che ha ricevuto sussidi enormi, senza dare nulla in cambio.
Barilla, Benetton, il gruppo Fiat... è davvero impressionante la rapacità del capitalismo italiano, l'intolleranza verso qualsiasi misura anche solo lievemente sociale. Per una frase come quella di Guido Barilla un tempo ci sarebbero stati i picchetti operai sotto casa sua. Oggi invece quelle parole sembrano la normalità.
Oggi è normale che lo stato italiano sia ostaggio di un capitalismo composto da incapaci che hanno accumulato montagne di denaro dalle cui cime predicano quello che deve e non deve fare chi è stato condannato a stare in basso.