Putin, i negoziati con l'Ucraina e la resa del NYT

Putin, i negoziati con l'Ucraina e la resa del NYT

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In una nota scritta per Responsibile Statecraft Connor Echols riferisce che alcuni cenni recenti indicherebbero una possibilità per adire a una soluzione della guerra ucraina. Ma soprattutto che Putin, come ha rivelato il New York Times, era disposto a fare la pace da tempo, mentre l’amministrazione Biden ha sempre negato tale apertura.




Ma andiamo per ordine e iniziamo dalle nuove possibilità che, secondo Echols, si starebbero dischiudendo al negoziato. Il primo cenno, secondo Echols, arriva da Politico, che mercoledì riferiva che dei funzionari americani ed europei stanno “silenziosamente spostando la loro attenzione dall’obiettivo della vittoria totale dell’Ucraina sulla Russia al miglioramento della sua posizione per aprire un eventuale negoziato per porre fine alla guerra”. Stati Uniti ed Europa stanno spingendo l’Ucraina ad alzare barriere difensive, spiega Echols, confermando quel che ormai raccontano un po’ tutti.


Biden e la fantomatica vittoria ucraina

Più interessanti le interpretazioni dei recenti commenti di Biden, il quale ha affermato che l’Ucraina ha già ottenuto “un’enorme vittoria”. Tali parole “potrebbero rappresentare il primo passo per un ri-orientamento della narrazione verso eventuali concessioni. Se quanto riferito [da Politico] è vero, allora l’Occidente è molto più aperto di quanto si pensasse ad accettare l’idea di concessioni territoriali in Ucraina”.



Ma, come osserva Politico, il passaggio verso una posizione favorevole ai negoziati dovrà affrontare sostanziali difficoltà politiche, data la precedente insistenza dell’amministrazione Biden sulla necessità di difendere l’Ucraina “per tutto il tempo necessario” a raggiungere l’obiettivo chiave stabilito da Kiev, cioè rimuovere le truppe russe dall’intero territorio ucraino, compresa la Crimea.

Inoltre, secondo alcuni leader occidentali, l’altro ostacolo sarebbe Putin, dal momento che il suo obiettivo sarebbe “la completa sottomissione dell’Ucraina, e una pace negoziata rappresenterebbe una pacificazione in stile Chamberlain”, cioè fittizia e prodromica a nuove aggressioni russe.

Tutto ciò, però, annota Echols va confrontato con quanto “il New York Times (in qualche modo inspiegabilmenteha pubblicato il sabato prima di Natale. Putin, riferisce il Times, ha segnalato almeno da settembre di essere pronto per un cessate il fuoco sulla falsariga di quello [in discussione] oggi per l’Ucraina”.

Un “alto funzionario internazionale” ha detto al Times che “le dichiarazioni pubbliche di Putin sulla guerra sono per lo più vanterie e che il leader russo ha mostrato un costante interesse a sospendere la guerra sulle linee attuali. Un ex funzionario russo ha confermato che il Cremlino è favorevole a fermare lo scontro sulle attuali linee del fronte”. Secondo il Times, Putin sa che il russo medio accetterebbe tranquillamente una ‘vittoria’ che non raggiunga alcuni degli obiettivi dichiarati dal Cremlino.


NYT: Putin da tempo aperto al negoziato…

Ma andiamo alla parte interessante dell’articolo di Echols: “In realtà, questa apertura ai colloqui non è una novità. Secondo il Times, Putin ha segnalato per la prima volta il suo interesse per un cessate il fuoco nell’autunno del 2022, quando la controffensiva ucraina aveva riportato le truppe russe nelle linee che più o meno hanno resistito da allora. La rivelazione suggerisce che quanto affermato da tempo dall’amministrazione Biden, cioè che non esiste un partner per la pace a Mosca è, nella migliore delle ipotesi, fuorviante” [la narrazione che Putin non era disposto a negoziare era un dogma per i media mainstream ndr.].

Ciò solleva dubbi anche su quanto sapeva Mark Milley, allora presidente dei capi di stato maggiore congiunti, quando nel dicembre 2022 sostenne che la guerra probabilmente non si sarebbe conclusa con una vittoria militare decisiva per entrambe le parti e che i tempi sembravano maturi per un negoziato di pace. Era una risposta intelligente alle aperture di Putin? La possibilità che sia proprio così è difficile da ignorare”.

Insomma, in base a quanto riferito dal NYT, che ha fonti ben informate, la guerra poteva finire da tempo, ma gli USA hanno ignorato le aperture della Russia. Ne abbiamo già scritto, ma si tratta di una conferma ulteriore e autorevole. Inutile aggiungere altro sulle pressioni Usa perché Kiev mandasse al macello i suoi soldati allo scopo di fiaccare Mosca.

La guerra e le presidenziali USA

Tali pressioni permangono tuttora, nonostante Echols rinvenga dagli articoli citati segnali che “suggeriscono che si sta aprendo un’opportunità per portare avanti i colloqui di pace, nel segreto o in un formato più pubblico”. Le presidenziali USA complicano tutto: bisogna trovare un modo perché Biden possa spacciare la resa – così nei fatti – per una vittoria.

Le narrazioni mediatiche sono capaci di tali magie, ma è davvero arduo trovare una formula convincente, che consenta a Biden (o a un eventuale candidato sostitutivo del partito democratico) di rintuzzare le accuse che a tale livello arriveranno dai suoi antagonisti, che certo rinfacceranno all’amministrazione Biden di aver inutilmente buttato miliardi di dollari in aiuti a Kiev. Impresa davvero impervia per i media pro-Biden, che erode le possibilità di una tregua.

L’altro ostacolo è Zelensky, che un negoziato di pace condannerebbe ai giardinetti, e che, peraltro, insiste nella sua richiesta di aderire alla NATO, come ricorda Echols, sviluppo che Putin, e tutta la leadership russa, ritiene inaccettabile. Infine, Echols aggiunge che l’altro ostacolo verrebbe dal popolo, che sarebbe irremovibile sulla richiesta di una riconquista del territorio controllato dai russi. A supporto di tale affermazione riporta quanto avrebbe riferito un ucraino all’Associated Press…

Siamo abituati a simili boutade da parte dei media ingaggiati nel sostegno al popolo ucraino (mandato al macello contro le superiori forze russe). Facili da confutare: Le Monde. già il 7 aprile, annotava una crescente “resistenza all’arruolamento” nell’esercito; Strana, nel novembre scorso, un aumento delle diserzioni. Non andiamo oltre.

Ma tante sono le variabili di questo gioco al massacro, tra le quali il collasso delle gi degradate forze ucraine, sottoposte ad attacchi più intensi negli ultimi giorni. Ricordiamo che nessuno, al tempo dell’offensiva del Tet – che sbaragliò le difese americane in Vietnam – aveva previsto quello sviluppo catastrofico. E se ciò accadesse in piena campagna elettorale? Biden o chi per lui ne sarebbe travolto. Variabile di cui l’amministrazione Biden probabilmente terrà conto.

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