Sardegna tra propaganda di guerra e «dissenso debole»
di Cristiano Sabino
La Sardegna, da sempre terreno di sperimentazione militare e cavia silenziosa delle politiche di guerra italiane e NATO, è oggi anche laboratorio di una nuova forma di ingegneria ideologica: la propaganda umanitaria militarizzata. Con la maxi-esercitazione Joint Stars 2025, le forze armate italiane – in sinergia con il Comune di Cagliari e la Regione Sardegna – hanno costruito un palinsesto propagandistico perfettamente allineato alle logiche del war-washing pianificato lo scorso 19 marzo dalla Commissione Europea con la pubblicazione del “Libro bianco per la difesa”, un documento di indirizzo politico che riunisce le proposte per rafforzare e rilanciare in grande stile l’industria bellica in Europa, nel contesto del noto piano guerrafondaio “ReArm Europe/Readiness 2030”.
È da leggersi sotto questo rispetto l’evento “Joint Stars for Charity” organizzato lo scorso 10 e 11 maggio dall’Esercito italiano e dalle principali istituzioni regionali a Cagliari: mascherare le operazioni belliche sotto la patina della beneficenza, dell’inclusione sociale, dello sport e dei diritti dell’infanzia.
Ma questa operazione, lungi dall’essere una semplice trovata mediatica, ha caratteristiche molto più profonde e pericolose: si tratta dell’attivazione di un laboratorio di propaganda coloniale e di guerra, con la Sardegna che fa un salto di qualità nel suo ruolo di area strategica all’interno della NATO, passando dall’essere una "vetrina pacificata" dell’impero utile come passivo campo di sperimentazione dei sistemi d’arma a vero e proprio laboratorio proattivo per la costruzione del consenso verso la nuova dottrina dell’economia e della cultura di guerra voluta dalle oligarchie europee e avviata a pieno regime con il piano di riarmo da 800 miliardi in funzione anti russa e anticinese.
Parte I
Il salto di qualità
La Sardegna come avamposto della normalizzazione della guerra
La "Joint Stars" si svolge periodicamente nella terra più militarizzata d’Europa: la Sardegna. È stata definita come la "principale esercitazione nazionale della Difesa". Questa attività, pianificata e condotta dal Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI) si è concentrata sull'addestramento delle truppe in scenari complessi, comprendendo operazioni anfibie e controllo del territorio, come dimostrato dall'esercitazione di sbarco avvenuta a Capo Teulada.
Tutto ciò non rappresenta certo una novità, visto che gli abitanti dell’ultima colonia oltremare dello Stato italiano sono abituati da settant’anni a vedere periodicamente interdette gigantesche porzioni di territorio, interi litorali e perfino la maggior parte della volta celeste.
Ma l’edizione 2025 resterà nella storia per un salto di qualità nella militarizzazione coloniale dell’isola. Parallelamente alla solita invasione di scarponi, anfibi e bombardamenti per terra, cielo e mare, viene sviluppata l'iniziativa "Joint Stars for Charity", caratterizzata da screening sanitari pediatrici gratuiti offerti a bordo della nave Trieste della Marina Militare, ormeggiata nel porto di Cagliari, del resto già da tempo ampiamente militarizzato. Questa iniziativa ha suscitato un acceso dibattito pubblico, polarizzando l'opinione tra coloro che ne hanno lodato gli scopi benefici e chi, invece, l'ha criticata come forma di propaganda bellica.
Parafrasando il famoso motto latino “si vis pacem, para bellum”, potremmo dire che lo slogan della Joint Stars 2025 può essere così riassunto: “se vuoi preparare la guerra, presentala sotto le rassicurante spoglie della pace e dell’innocenza”.
Agli inizi di maggio infatti, sui social sardi, ha iniziato a rimbalzare la locandina dell’evento intitolato “Un gesto meraviglioso come il sorriso di un bambino”, iniziativa organizzata dal “Comando operativo di vertice interforze”, con partner principali del calibro di Leonardo SPA, RWM Italia,Terna e Unicredit.
L’evento si è svolto in due luoghi distinti, ma uniti da una sapiente e distopica strategie propagandistica: l’ospedale G. Brotzu di Cagliari e la nave da guerra “Trieste” ormeggiata appunto nel porto di Cagliari. Il tema dell’infanzia è il fil rouge che indora la supposta bellica somministrata all’opinione pubblica sarda. Così, mentre all’ospedale andava in scena lo spettacolo musicale della fiaba “Pierino e il lupo” dedicato ai bambini ospedalizzati e la contestuale consegna di doni ai medesimi bambini, sulla nave da guerra si esibiva la banda interforze e venivano effettuati gli “screening sanitari gratuiti per i bambini”.
Utilizzare la salute e i bambini per normalizzare la presenza militare direttamente nel contesto civile (ospedali, porti, scuole, ecc..) è già raccapricciante di per sé. Ma la cosa appare ancora più grave se si pensa a chi ha patrocinato l’evento. In calce alla locandina figuravano infatti i loghi del gratuito patrocinio concessi dal Comune di Cagliari e dalla Regione Autonoma di Sardegna, entrambe a guida “campo largo”.
Come si può leggere sul sito della RAS, il patrocinio gratuito (ma il discorso è analogo per il Comune) «si esprime con la concessione dell'utilizzo dello stemma istituzionale del Consiglio regionale della Sardegna, è una forma di adesione e manifestazione di apprezzamento per iniziative senza scopo di lucro ritenute meritevoli per le loro finalità sociali, culturali, artistiche, filantropiche, scientifiche, sportive che si svolgono di norma nel territorio sardo e che rientrano negli ambiti di competenza normativa della Regione Autonoma della Sardegna. È concesso in forma discrezionale dal Presidente del Consiglio regionale e non è da considerarsi un atto amministrativo ma una mera volontà».
Quindi vale la pena chiedersi, chi governa Regione e Comune di Cagliari? I fascisti? I guerrafondai del Governo Meloni? Una coalizione di “centro sinistra” a trazione calendiana? No, a Cagliari il sindaco (che deve dare l’ultima parola sul patrocinio) è Massimo Zedda, volto noto del “progressismo” sardo a sinistra del PD, eletto con il sostegno, fra gli altri, di Sinistra Futura, Progressisti, Alleanza Verdi-Sinistra, Movimento 5 Stelle e gli “indipendentisti” di A Innantis. In Regione governa Alessandra Todde, nota esponente del M5S, contiana di ferro e oratrice alla piazza contro il riarmo organizzata lo scorso aprile dai pentastellati.
Insomma, Houston, abbiamo un problema!
Un'altra locandina, sempre siglata dal “Comando Interforze”, con in primo piano l’immagine della nave da guerra Trieste, invitava la popolazione a visitare la nave stessa e ad “effettuare screening pediatrici gratuiti”, specificando che “i medici e i sanitari del DMML di Cagliari e della Croce Rossa Italiana saranno a tua disposizione negli ambulatori di bordo per screening”. La novità che emerge da questa nuova propaganda è la collaborazione con l’USR, cioè con l’Ufficio Scolastico Regionale della Sardegna, oltre che con la ASL.
Lo shock nell’opinione pubblica sarda è stato forte. Da una parte l’immagine del bambino sorridente, perché accudito dai medici della Trieste, dall’altra parte la realtà di una sanità pubblica sarda sempre più inefficiente, con liste d’attesa di anni per esami salvavita o addirittura senza alcuna possibilità di prenotazione tramite CUP. A fare da contrasto alla propaganda militarista patrocinata dai “progressisti”, “ambientalisti” e “indipendentisti” sardi anche le orride immagini dei bambini palestinesi e yemeniti fatti a pezzi con quegli stessi sistemi d’arma forniti da Leonardo SPA e RWM Italia a Israele e coalizione saudita. Quest’ultima multinazionale produce bombe proprio a Domusnovas, in Sardegna e da anni un movimento si batte per la sua riconversione ad uso civile.
Normalizzazione della guerra e normalizzazione del dissenso
L’essere laboratorio della propaganda di guerra della Sardegna non si risolve però soltanto nell’evento "Joint Stars for Charity" e nella sua architettura sofisticata e lungimirante dal punto di vista degli ideatori. La Sardegna diventa parallelamente anche un laboratorio egemonico del dissenso, nella misura in cui di fronte a questa operazione, una serie di soggetti organici alla Giunta hanno cercato di intestarsi la protesta.
In un comunicato congiunto i Consiglieri regionali di Sinistra Futura, Movimento 5 Stelle Sardegna e Alleanza Verdi Sinistra hanno infatti preso le distanze dalle medesime maggioranze che sostengono e quindi hanno di fatto sconfessato il patrocinio concesso dal Comune di Cagliari e dalla Regione Autonoma di Sardegna, auspicando che la “Sardegna sia costruttrice di pace”.
Nel documento si stigmatizza «ogni azione atta a giustificare e a rendere popolare e socialmente accettata la guerra è da bandire» e, dopo aver criticato alcune iniziative del Parlamento europeo e del Governo italiano, i firmatari attaccano quelle forze che “vorrebbero svuotare i granai per riempire gli arsenali» e si propongono come «una voce dissonante per essere costruttori di pace e un autentico presidio della nostra Costituzione repubblicana». [https://www.ansa.it/amp/sardegna/notizie/2025/05/07/joint-star-m5s-avs-sinistra-futura-contro-patrocinio-regione_7f9b2071-d326-40cd-aa4c-f60145da944b.html ]
Stessa operazione da parte dell’associazione “indipendentista” filo governativa A Innantis che ha diffuso sui suoi social un articolo intitolato “Anche no. Con Joint Stars l’esercito italiano offre screening ai bambini sardi” firmato presumibilmente da un suo sodale, Francesco Ledda, dove si può leggere che l’intera operazione è «una vera e propria beffa da parte dello Stato italiano». Al contrario del documento dei “progressisti” però Ledda, critica anche il patrocinio: «una cosa in questo quadro non ci è chiara e proprio non capiamo: il patrocinio della Regione e del Comune di Cagliari. Non capiamo davvero come si possa pensare che associare la guerra alla salute, nel contesto di presa in giro dei sardi che è stato descritto finora, e non condividiamo pensare l’accettazione di questo “war-washing” da parte dell’esercito.
Non sappiamo chi ha deliberato questa decisione, ma dopo la presa di distanza da parte dei partiti della maggioranza, ci auguriamo che possa davvero seguire una seria risposta alle prese in giro dello Stato italiano» [ https://www.instagram.com/p/DJY32HwMNd3/?igsh=MW53emdhcXpseGZ0Yw== ] .
Insomma, nel documento dei partiti “progressisti” e “costituzionalisti” l’indignazione si ferma ad una mera dichiarazione di principi senza toccare la questione “patrocinio”, nella narrazione di A Innantis, il gran cattivone è lo Stato Italiano e poi c’è il gran mistero del folletto che ha «deliberato questa decisione».
A queste prese di posizione si è aggiunta “la nota stampa della Segreteria della Camera del lavoro CGIL di Cagliari con la richiesta di ritirare i patrocini istituzionali” , la stessa organizzazione sindacale che solo due mesi fa non trovava nulla di strano nell’aderire alla piazza guerrafondaia, pro riarmo e suprematista chiamata dal Gruppo Gedi.
L’operazione, in tutti questi casi, è raffinata e deve essere valutata con il dovuto criterio, anche alla luce del fatto che tutte queste prese di posizione, addirittura da parte del partito che esprime la governatrice Todde, non hanno determinato la rimozione del patrocinio. E il patrocinio – bisogna sottolinearlo - può essere ritirato senza problemi, vista la natura gratuita e valoriale del sostegno. Ciò è dimostrato anche dalla discussa revoca con cui la Regione Lazio ha tolto il sostegno al pride (https://www.ilsole24ore.com/art/la-regione-lazio-revoca-patrocinio-roma-pride-2023-AE9tcmaD ).
Sarebbe dunque bastato motivare la scelta, anche in ragione del fatto che la governatrice è salita sul palco della manifestazione del 5 aprile a Roma contro il riarmo, sottolineando come quella della carità e della solidarietà rappresenta solo una patina per un’operazione di war-washing infiocchettata dall’Esercito e sostenuta finanziariamente da chi con il suo businnes ai bambini contribuisce a togliere per sempre il sorriso, insieme a tutti i diritti, incluso il diritto alla vita.
Evidentemente siamo dentro una splendida bolla di apparenze e anche queste prese di posizione fanno parte della bolla, costituendone la superficie più luminosa e colorata. Perché a questi comunicati non è seguito un serio dibattito in Consiglio Regionale e nel Consiglio Comunale di Cagliari e magari una mozione di sfiducia a Sindaco e Governatrice? Se alle prese di posizione morali e civili non segue nessun atto concreto che senso ha esibire la coda da pavone e tingerla con i colori arcobaleno della pace, con il verde speranza dell’albero deradicato d’Arborea e con il rosso delle rivendicazioni sindacali?
Ovviamente tutto ciò non è privo di valore, anzi tali prese di posizione assolvono alla funzione rituale dell’antagonismo conformista in cui oggi consiste il dispositivo per controllare e pilotare ogni forma – seppur blanda – di dissenso reale. È una strategia che viaggia tra il conscio e l’inconscio e che assomiglia tanto a quegli splendidi versi di Don Raffae’ di De André: “Si costerna, s'indigna, s'impegna. Poi getta la spugna con gran dignità”. Nel contesto della canzone, a costernarsi, indignarsi e a gettare la spugna dopo essersi lavato la coscienza era lo Stato, nel nostro tempo invece è la “sinistra progressista”, l’ “indipendentismo di governo”, il “movimento dei cittadini” e perfino tanti “antagonisti”. Ed è esattamente di questo raffinato e nuovo dispositivo egemonico che ci occuperemo nella seconda parte dell’articolo.