Sei domande sul colpo di stato contro Dilma Rousseff

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Sei domande sul colpo di stato contro Dilma Rousseff


da teleSUR
 

Il colpo di Stato contro la presidente del Brasile Dilma Rousseff, cominciò a prendere forma nel 2015, con il giudizio politico conosciuto come impeachment per aver, secondo l’accusa, truccato i conti pubblici attraverso la cosiddetta ‘pedalata fiscale’. 

 

Chi c’è dietro il colpo di stato contro la presidente?

 

il 12 febbraio 2015, Eduardo Cunha, allora presidente della Camera dei Deputati e membro del Partito Movimento Democratico Brasiliano (PMDB), accettò la richiesta di apertura del processo di destituzione contro la presidente Rousseff. (…)

 

Successivamente, nel maggio del 2016, il Senato votò a favore del giudizio politico contro la presidente, circostanza che comportò l’allontanamento dalla carica per un periodo di 180 giorni.

 

Durante questo periodo sono state analizzate le prove che avrebbero collegato la presidente alla ‘pedalata fiscale’ (…). 

 

Rousseff decide di non comparire davanti al Senato brasiliano, in quanto il presunto crimine di responsabilità a lei addebitato, mancava di solide prove. 

 

In seguito, un rapporto presentato dai tecnici del Senato scagionava Dilma Rousseff dalle accuse sulle manovre fiscali, una delle cause che ha portato all’apertura del processo di impeachment. Secondo il rapporto, non vi è stata alcuna azione diretta che ha contribuito al ritardo del versamento di 3,5 milioni di reales alle banche pubbliche da parte del Tesoro brasiliano. 

 

Quali sono le altre accuse contro Rousseff?

 

Oltre alla pedalata fiscale, una pratica che permette di migliorare in maniera ingannevole i conti del governo federale, aumentando la spesa pubblica per finanziare i programmi sociali, Rousseff, è stata anche accusata di aver emesso tre decreti senza approvazione legislativa, ignorando gli obiettivi di bilancio precedentemente approvati dal Congresso, una strategia contabile che, secondo la difesa della Rousseff, è stata utilizzata in precedenza da esponenti di diversi governi che adesso sono all’opposizione. (…)

 

La difesa ha affermato che Dilma Rousseff avrebbe vinto il processo in un tribunale ‘normale’.

 

Colpo di Stato o impeachment?

 

«Quando un presidente eletto viene processato attraverso accuse per un crimine che non ha commesso, il nome attribuito a questo nel mondo democratico non è impeachment, ma golpe», queste le parole proferite nello scorso mese di maggio dalla prima presidente del Brasile. 

 

L’avvocato generale della Repubblica, José Eduardo Cardozo, ha ribadito che Dilma Rousseff non ha commesso alcun crimine di responsabilità, pertanto, il processo non avrebbe dovuto avere luogo.

 

Inoltre l’avvocato aveva in precedenza affermato che Dilma non avrebbe dovuto essere giudicata dal Congresso, dato il sistema presidenzialista del Brasile. Aggiungendo che solo la Corte Suprema avrebbe potuto giudicare la Presidente della Repubblica. 

 

Quali sono adesso le prospettive per Dilma Rousseff?

 

Rousseff ha dichiarato che farà ricorso presso la Corte Suprema del Brasile per annullare la decisione che consente a Michel Temer di salire al potere senza solo voto popolare a suo favore. (…)

 

Secondo Dilma «ci sono ancora possibilità per il PT di tornare al potere». (…).

 

Quali sono i governi che rifiutano il giudizio politico in Brasile?

 

I governi di Venezuela, Ecuador e Bolivia hanno congelato le loro relazioni diplomatiche e politiche con il Brasile dopo aver ricevuto la notizia dell’estromissione dal potere di un presidente democraticamente eletto. 

 

Il governo cubano ha respinto con forza quello che definisce un golpe parlamentare e giudiziario. (…). 

 

Quali presidenti hanno appoggiato il golpe parlamentare contro Dilma Rousseff?

 

Il presidente argentino Mauricio Macri è stato il primo a mostrare il suo «rispetto» in relazione al giudizio politico. 

 

Il presidente del Paraguay, Horacio Cartes, ha mantenuto il suo dialogo con Michel Temer circa la presidenza temporanea del Mercosur da parte del Venezuela. (…).

 

Attraverso un comunicato stampa, il governo del Cile, ha manifesta il suo «rispetto» verso la presidente, affermando di essere fiducioso che «il Brasile risolverà le proprie sfide attraverso le sue istituzioni democratiche».

 

Gli Stati Uniti hanno affermato che «la destituzione della presidente Rousseff si è prodotta nel quadro costituzionale del paese». (…). 

(Traduzione dallo spagnolo per l'AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)

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