Siria in fiamme, come l’Occidente ha creato l’ennesimo Stato fallito
Giungono notizie di scontri interreligiosi tra milizie sunnite e druse nel Sud della Siria, di cui immediatamente profitta Israele per estendere la sua influenza nella Siria meridionale ergendosi a “protettore” dei Drusi e bombardando persino i palazzi del potere a Damasco.
Si tratta in realtà solo di un ignobile conflitto tra avvoltoi (Israele, Turchia, USA) che cercano di spartirsi le spoglie di quel martoriato paese noto un tempo per essere la sede di una pacifica convivenza tra gruppi religiosi ed etnici (dai Sunniti ai Cristiani, dagli Alawiti ai Drusi, dagli Arabi ai Curdi e le minoranze turcomanne e assire).
La Siria era l’ultimo baluardo di quel nazionalismo arabo laico, socialista ed antimperialista, che aveva destato tante speranze tra i popoli del Medio Oriente e del Nord. -Africa, ed aveva avuto i suoi più noti rappresentanti in Nasser, Gheddafi e Assad padre. Non si trattava di regimi perfetti, ma in Siria prima del 2011 erano stati raggiunti importanti risultati nel campo economico e sociale, e dei diritti umani, soprattutto delle donne che avevano raggiunto una piena parità. La pace interetnica e interreligiosa era stata assicurata nonostante qualche tentativo fallito di colpo di stato condotto da ambienti sunniti estremisti foraggiati dall’estero.
Dal 2011 è iniziata una sistematica campagna di destabilizzazione e smantellamento del paese condotta con l’azione di bande terroriste come Al Qaida, ISIS, Al Nusra, ed infine HTS (Hay’at Tahrir al-Sham) finanziate ed armate dai servizi segreti occidentali, dalla Turchia ed alcune monarchie arabe reazionarie. Israele ha contribuito con continui bombardamenti.
Alla fine, dopo quasi 15 anni di durissima lotta, lo stato siriano esausto, ed indebolito anche dal separatismo curdo che si è impossessato in collaborazione con le truppe USA di tutti i pozzi di petrolio (principale fonte di valuta del governo) si è definitivamente sfasciato, aprendo le porte dell’inferno.
Oggi in Siria a Damasco si è insediato il terrorista, ex dirigente di ISIS ed Al Qaida, Ahmed Al Hamraa (noto come Al Jolani) sostenuto dalla Turchia e dai servizi occidentali. Ma il fatto di essersi messo in giacca e cravatta e di essere protetto direttamente da USA, Turchia, UK e altri paesi occidentali, non gli ha permesso di governare su un paese pacificato e unito. Il Nord è occupato dai Turchi, il Nord-Est da Curdi e truppe USA, la zona di Al Tanf al confine giordano da altre truppe USA e altre bande jihadiste, il Sud da Israele e milizie druse. Anche gli Alawiti e gli ex sostenitori di Assad organizzano la resistenza nella zona costiera, nonostante la feroce repressione delle bande dell’HTS (formate anche da terroristi sunniti non-siriani, caucasici e centroasiatici) che ha causato il massacro di oltre 1500 civili alawiti.
Il dramma della Siria non è un caso isolato. L’Occidente cerca di distruggere e gettare nel caos ogni stato indipendente che si frapponga ai suoi voleri.
Negli anni ’90 fu distrutta la Jugoslavia, e ancora oggi vengono alimentate tensioni potenzialmente esplosive tra Kosovo e Serbia e tra Musulmano-bosniaci e Bosniaci serbo-ortodossi. Già dall’inizio degli anni 2000 iniziarono i tentativi di destabilizzare l’Ucraina, allora stato neutrale, e la Georgia. Il tentativo in Ucraina è stato infine attuato con il colpo di stato del 2014 che ha gettato il paese, prima in una sanguinosa guerra civile attuata contro le popolazioni russofone del Sud e dell’Est (cui veniva vietato persino l’uso della propria lingua) e poi in una guerra disastrosa con la Russia (opportunamente cercata e provocata ad arte) che sta distruggendo il paese.
Nel 2011 è stata distrutta la Libia di Gheddafi, uno stato prospero e funzionante gettato nel caos, anche se per fortuna il paese pare si stia ricompattando in gran parte sotto la direzione del Parlamento e del Governo di Bengasi. Oggi si cerca di destabilizzare tutta la zona caucasica organizzando provocazioni in Azerbaigian ed Armenia. Inutile ricordare la triste sorte di altri paesi come, Sudan, Somalia ed Afghanistan.
Tuttavia, non sempre le ciambelle riescono col buco, La Georgia, dopo essere stata trascinata in una disastrosa guerra con la Russia nel 2008, oggi sembra essersi ripresa ed aver riacquistato una certa indipendenza. Il tentativo di destabilizzazione della Bielorussia è fallito grazie alla saldezza e al radicamento del Governo guidato dal Presidente Lukashenko. Anche i tentativi di destabilizzare il Venezuela sono falliti.
Soprattutto i picconatori occidentali non riescono a destabilizzare i paesi più forti che ormai sono sfuggiti al loro controllo, nonostante guerre e pressioni economiche. Parliamo della Federazione Russa che si impone sul campo di battaglia e resiste alle sanzioni; dell’Iran che ha respinto con successo l’aggressione USA. -israeliana; della Cina che continua a svilupparsi impetuosamente anche nei settori più tecnologici.
I vecchi paesi colonialisti ed imperialisti di Nord-America ed Europa non demordono e minacciano di riarmarsi fino a giungere eventualmente ad un disastroso (per l’umanità) confronto militare diretto. Tuttavia, i paesi indipendenti, riuniti in alleanze ed anche organizzazioni come i BRICS, mostrano di avere i mezzi sufficienti per difendersi ed evitare il peggio.