The Who, le storie proletarie inglesi e la "restaurazione" degli anni '80

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The Who, le storie proletarie inglesi e la "restaurazione" degli anni '80


di Pasquale Cicalese


The Who e il film stupendo Quadrophenia, la lotta di classe tra i mods, splendidi proletari inglesi, e i rockers, americaneggianti e sbruffoni come gli americani. I mods, che fecero la storia proletaria delle città inglesi degli anni sessanta, quando c'era ancora il manifatturiero, e rivendicavano la loro identità. Quando la Gran Bretagna, con i Beatles e i Rolling Stones, insegnava che anche i proletari potevano fare cultura.

The Who, capostipiti di questa corrente culturale, vati dei proletari inglesi, gli unici che i punk, anni dopo, rispettavano. I mods, scomparsi e ripresi come memoria di classe dal grande Paul Weller degli Style Council sul finire degli anni settanta. I mods, i miei modelli, a cui non seppi imitarli perché per loro la prima regola era vestirsi bene, ma nell'anima loro compagno. I mods, in Italia abbiamo avuto gli Statuto, torinesi, ripresi negli anni settanta dal movimento ska e redskins. Tracce di memoria proletaria quando la Gran Bretagna non era ancora devastata dalla Thatcher, imitata da noi dai padroni degli ultimi 40 anni. Chissà se i mods ritorneranno.

Si poteva essere cultori di musica e di movimenti giovanili anche nella periferia piu' estrema come Crotone. Città operaia, orgogliosamente proletaria, fu attraversata negli anni settanta dal travolgente movimento reggae e rastafari. Un mio stesso cugino, Vincenzo Galardo, ne era uno degli animatori. Poi venne il punk e, magari perché molti crotonesi andavano a studiare a Bologna, Firenze, Roma o Napoli ne furono coinvolti molte persone. Ma piu' di tutti fu il Neapolis Power, con Napoli Centrale, Bennato, Pino Daniele, Nuova Compagnia di Canto Popolare, Senese, Avitabile, Sorrenti e altri.

Poi venne la restaurazione degli anni Ottanta, i ragazzi inebetiti da pop di quarta categoria e gruppi marginali che continuavano la tradizione. Li reincontrai a Bologna, con Omar, figlio di un operaio storico crotonese, artista, pittore, lui redskins e ska. Poi Andrea, punk americano e inglese, poi Francesco Cretella, rock. Frequentavo il loro appartamento, pieno di musicassette, me le prestavano, mi davano le ultime novità, mi informavano. Poi Gaetano Basile, che continuava la tradizione reggae, noi con De Andre'. Scomparsa l'industria scomparve la cultura giovanile. Ora è un ammasso di pop scadente, trap, neomelodici. I sottoproletari presero il sopravvento. Anche noi abbiamo avuto la Thatcher, si chiamavano Draghi, Prodi e Ciampi.

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