Tripoli: le milizie processano, il mondo guarda altrove

Nella “nuova” Libia creata dalle bombe, le milizie che la Nato ha portato al potere processano e torturano. E l'Italia che fa?

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Tripoli: le milizie processano, il mondo guarda altrove



Nella “nuova” Libia caotica e violenta creata dalle bombe, le milizie islamiste che la Nato ha portato al potere controllano la stessa capitale e le sue affollate prigioni, con migliaia di detenuti che hanno – invano - denunciato torture e cattivi trattamenti. 
 
In questi giorni, senza le minime garanzie processuali, a Tripoli sono sotto processo diversi esponenti politici del precedente governo. 
 
I familiari di alcuni detenuti, come l’ex diplomatico Abuzayd Dorda, temono una raffica di pene di morte e sentenze pesanti. 
 
La missione delle Nazioni unite in Libia (Unsmil) ha dichiarato che il processo non ha gli standard minimi e lo stesso hanno fatto organizzazioni internazionali per i diritti umani. Del resto le stesse prigioni rispondono al ministro della giustizia solo formalmente. L’altro governo libico, quello basato a Tobruk, parla di “impossibilità di processi imparziali e indipendenti sotto il fucile puntato di milizie illegittime”. Come Fajr Libia, che regna a Tripoli protetta dal Qatar e dall’internazionale dei Fratelli musulmani, la stessa che domina ad Ankara e che avanza in Siria. 
 
Che fa l’Italia, dopo aver partecipato nel 2011, a cento anni esatti dall’avvio dell’impresa coloniale, alla guerra della Nato “per la protezione dei civili”? Niente. 

Marinella Correggia, Torri in Sabina (Ri)

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