Ucraina nella UE: utopia o scenario realistico?

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Ucraina nella UE: utopia o scenario realistico?

 

di Paolo Arigotti

L’art. 49 del Trattato UE apre le porte all’adesione a qualunque stato del vecchio continente, ma è l’art. 2 a stabilire i principi e valori che la nazione deve rispettare per aspirare all’ingresso effettivo (si tratta dei cosiddetti criteri di Copenaghen): parliamo di un elenco lungo e corposo, che va dal rispetto e dalla tutela della dignità umana, fino a libertà, democrazia, uguaglianza e stato di diritto, assieme alla salvaguardia dei diritti umani, a cominciare dalle minoranze, dal pluralismo, dalla non discriminazione, tolleranza, giustizia, solidarietà e parità tra donne e uomini[1].

Parlando dell’Ucraina, il governo di Kiev ha presentato domanda nel febbraio del 2022, con l’obiettivo di entrare a far parte dell’Unione entro un biennio[2]: lo status ufficiale di paese candidato è stato riconosciuto a giugno dello stesso anno[3]. A questo punto, le domande che sarebbe lecito porsi sono due: la prima è se o quanto il paese ex sovietico rispetti tutti i requisiti e poi, se al di là degli aspetti giuridici e formali, sussistano le condizioni geopolitiche per l’adesione. Tra i sostenitori dell’ingresso di Kiev nella UE annoveriamo il capo dello Stato Sergio Mattarella, che in tal senso si è espresso in occasione della recente visita in Italia del presidente ucraino Volodymyr Zelenski [4].

ll presidente del Consiglio UE Charles Michel sembra fiducioso e nei giorni scorsi ha dichiarato che l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione dovrebbe essere messo al centro dell’agenda di Bruxelles; con l’occasione, lo stesso Michel ha ricordato gli oltre 70 miliardi di euro di aiuti finora erogati in favore di Kiev, che si vanno ad aggiungere ai fondi stanziati dal G7 (del quale fanno parte diversi paesi della UE, Italia compresa) e dal FMI. Tra le somme erogate[5], rientrano quelle destinate all’acquisto di munizioni, finanziate – per quanto possa suonare singolare – dal Fondo per la pace dell’Unione[6].

Da parte sua, la Commissione UE, per bocca del commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, ha precisato che gli stati membri potranno (ma non c’è alcun obbligo in tal senso) utilizzare parte dei fondi del PNRR per acquistare armamenti da inviare agli ucraini, mentre l’esecutivo comunitario si appresta a predisporre un piano per produrre a livello continentale fino a un milione di munizioni all’anno[7].

Tuttavia, il forte sostegno politico alla richiesta di Kiev non significa affatto che la UE concederà una sorta di “cambiale in bianco” per l’adesione del paese ex sovietico, pretendendo pur sempre il rispetto dei diritti e delle garanzie prescritti dai trattati. E non sarà, come vedremo più nel dettaglio, una mera formalità, visto che Kiev, facendo leva sull’emergenza bellica scatenata dall’attacco russo del febbraio 2022, ha varato una serie di limitazioni e/o misure restrittive di diritti fondamentali, che investono molte questioni care alle democrazie europee.

Per quanto oggi, per via del conflitto, si tenda a dimenticare e/o a mettere da parte certi discorsi, il problema del grado di democrazia (e di corruzione) all’interno dello stato ucraino non si è posto solo in questi ultimi mesi, investendo una serie di profili ben più risalenti.

Tra i capitoli più spinosi figura, lo accennavamo, quello della corruzione, tornato in auge nei giorni scorsi con l’arresto con tale imputazione niente di meno che del presidente della Corte Suprema, il giudice Vsevolod Knyazev[8]: parlando del massimo organo giudiziario del paese, il sintomo è più che evidente.

La lotta alla corruzione era stata una delle bandiere della campagna elettorale del 2019, che aveva portato all’elezione dell’attuale capo dello stato Volodymyr Zelensky[9], assieme a quella contro i cosiddetti oligarchi; il che, però, non aveva impedito al candidato di farsi finanziare in larga misura proprio da Igor Kolomoisky, uno degli uomini più ricchi e potenti del paese, nonché finanziatore del “discusso” Battaglione Azov[10].

Era stato proprio lui a dare la stura alla carriera politica dell’ex attore, a cominciare dalla famosa serie televisiva “Servitore del popolo”, nella quale Zelensky impersonava il ruolo di un insegnante che si gettava nell’arena politica per battersi contro corruzione e malaffare. Per la cronaca l’idillio tra i due sembra finito: Kolomoisky è stato coinvolto in diverse inchieste giudiziarie[11] e la rottura con l’attuale Amministrazione è maturata definitivamente lo scorso anno[12].

Negli ultimi mesi, Zelensky sembra aver voluto dare nuova linfa alla battaglia contro la corruzione[13], avviando una vera e propria campagna di epurazioni che ha coinvolto funzionari pubblici, amministratori e personaggi vicini al governo[14], sospettati di vari illeciti; come dicevamo, tra le personalità coinvolte figura il suo stesso ex “padrino politico” Kolomoisky, il quale, ad avviso di vari analisti, sarebbe colpevole di non essersi mostrato molto favorevole al nuovo corso. Il problema sarà vedere se la crociata anticorruzione sopravvivrà al conflitto in corso – qualcuno avanza lo stesso dubbio sul capo dello stato in carica – e soprattutto se le misure adottate, a parte i dubbi sulla loro legittimità, potranno sortire l’effetto di “ripulire” dalla corruzione una nazione che, ben prima della guerra, vantava un poco invidiabile primato[15].

Ma il nodo della corruzione non rappresenta l’unico ostacolo all’accoglimento della candidatura di Kiev. Lo stesso rispetto delle garanzie democratiche non soddisferebbe una serie di parametri. E come già detto per il fenomeno corruttivo, la guerra non può e non deve rappresentare un alibi.

Pensiamo, così, della messa fuori legge di vari partiti politici di sinistra, che risale addirittura al 2015[16], assieme alle nuove misure restrittive varate lo scorso anno[17], con la messa al bando dei partiti (presuntivamente) filorussi. Stesso discorso potrebbe farsi per il controllo dei mezzi d’informazione, dopo la creazione di un nuovo organismo di vigilanza, chiamato Consiglio nazionale per le trasmissioni televisive e radiofoniche, che avrà poteri di regolazione estesi alle piattaforme digitali e alla carta stampata[18]. E se, come diceva qualcuno, nulla è più durevole delle cose provvisorie[19], la libertà politica e di espressione nel paese non possono certo dirsi al sicuro, e forse non solo durante la fase bellica. Non ci attarderemo oggi sul ruolo politico delle estreme, circa il quale rinviamo ad altri approfondimenti[20] [21].

Pronunciandosi sulla questione, lo European Council of Foreign Relations[22], think tank europeo fondato nel 2007[23], ha dichiarato la netta contrarietà a qualunque stretta sul fronte dei diritti fondamentali, la cui eventuale permanenza in vigore, superata la crisi bellica, sarebbe inaccettabile.

Lo stesso organismo ha auspicato interventi che favoriscano maggiore trasparenza e imparzialità nella scelta dei giudici, salvaguardandone l’indipendenza dal potere politico. In tal senso, l’erogazione di nuovi aiuti finanziari, a condizioni particolarmente favorevoli, dovrà essere subordinata ai progressi sul fronte interno e nella lotta alla corruzione[24]. Per fare un esempio concreto, senza allontanarci dal conflitto in corso, ricorderemo l’episodio degli armamenti inviati in Ucraina rinvenuti nel Sahel[25].

Per quanto alcune riforme sono state avviate nel 2022, con l’obiettivo dichiarato di uniformare il diritto interno a quello europeo (quello che nel gergo di Bruxelles viene chiamato “acquis comunitarie”) - per esempio in materia ambientale, di proprietà intellettuale, servizi finanziari, tutela dei consumatori - si è trattato per lo più di questioni tecniche, che non necessariamente sono in grado di aggredire i mali di fondo che abbiamo descritto.

Al proposito di tutele, sul banco degli imputati ci sarebbero pure quelle riferite ai lavoratori: premesso che nel vecchio continente in generale ci sia poco da stare allegri da questo punto di vista [26], in Ucraina tra deregulation, riduzione degli spazi per le organizzazioni sindacali e la contrattazione collettiva, i lavoratori (parliamo solo quelli ucraini?) hanno poco di cui esultare.

E per restare ai temi economici, c’è la questione del mercato del grano, argomento al quale Nova Lectio ha dedicato tempo fa uno dei suoi video[27], che si riallaccia con la tutela dei diritti dei lavoratori del settore, spesso depauperati per favorire la concorrenza sul mercato internazionale, a causa di una politica di abbattimento delle tutele e del costo del lavoro. Tutti questi problemi sono stati aggravati dal conflitto, come denunziato da vari organismi[28], tra i quali l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil)[29] e il Social Europe[30], un forum che si occupa, tra l’altro, di diritto sociali.

Inoltre, sempre in materia di cereali, ricordiamo i problemi insorti negli ultimi mesi dopo la creazione di una sorta di corsia preferenziale per il grano ucraino[31], che ha scatenato le proteste di diversi paesi, sulla carta alleati di Kiev (uno per tutti la Polonia[32])[33], i quali hanno paventato il rischio, per nulla ipotetico, che l’ingresso di Kiev nel mercato agricolo comune - ancora oggi circa un terzo del bilancio comunitario -  potrebbe compromettere seriamente gli interessi economici dei produttori agricoli degli altri paesi, appunto per via del minor costo del lavoro, che finirebbe per sovvertire la concorrenza interna. In pratica, l’adesione del paese considerato il “granaio” dell’Europa, che da solo costituisce oltre un terzo delle importazioni cerealicole della UE, creerebbe un effetto distorsivo difficilmente contenibile.

Un discorso analogo potrebbe farsi, senza neppure aprire il capitolo ricostruzione postbellica (e degli sfollati), coi fondi comunitari, che praticamente finirebbero in gran parte appannaggio di Kiev, per via di un PIL pro-capite che misura circa un terzo rispetto a quello medio del resto della UE[34]. In altre parole, la solidarietà è una gran bella cosa, ma messi da parte principi e ideali[35], quando certe scelte rischiano di mettere in pericolo i portafogli dei cittadini europei (votanti) la posizione di molti governi si fa molto più prudente.

Inoltre, per quanto si parli spesso e volentieri dell’art. 5 del Patto atlantico, molti dimenticano che esiste un altro articolo non meno importante di fronte della prospettiva (a nostro avviso improbabile, per lo meno in tempi brevi[36]) di un’adesione ucraina alla UE: ci stiamo riferendo all’art. 7 (42) del Trattato UE[37], in base al quale gli altri paesi sono obbligati ad assistere uno Stato membro che sia "vittima di un'aggressione armata sul suo territorio". Chi mai si vorrebbe prendersi la responsabilità, di fronte a un conflitto dagli esiti imprevedibili, di trovarsi in guerra - non solo economica e/o per interposta Ucraina - con la massima potenza nucleare del pianeta?[38]

Per queste e molte altre ragioni, la nostra opinione è che non ci siano attualmente le condizioni per un’adesione ucraina alla UE (e alla Nato): posizione che ci sembra condivisa anche dall’analista Dario Fabbri[39], mentre in termini critici, circa la situazione geopolitica e i rapporti tra UE e Usa, si è espresso in tempi recenti Lucio Caracciolo, direttore di Limes[40]

Lo scopo di questa nostra analisi, senza nessuna pretesa di esaustività, è quello di avanzare un insieme di dubbi e riserve sulla questione dell’ingresso dell’Ucraina nella UE, evidenziando come molte di queste non possano essere imputate solo alla guerra, che al più ha enfatizzato una serie di circostanze assai risalenti [41] [42].

Qualunque opinione si abbia sulla situazione geopolitica e/o sull’evoluzione del conflitto[43], a nostro avviso utilizzare la situazione bellica per celare o banalizzare tali questioni potrebbe rivelarsi un gravissimo errore, foriero di conseguenze del tutto imprevedibili, non solo per l’Ucraina.

Ad ogni modo, è del tutto ragionevole pensare che prima della fine della guerra non si parlerà di avviare negoziati per l’adesione, non foss’altro perché questo è forse l’unico punto sul quale i 27 sembrano tutti d’accordo[44]. E questo senza dimenticare che il riconoscimento dello status di paese candidato non prelude affatto a un rapido ingresso nell’Unione: basti ricordare i precedenti di numerosi paesi (Albania, Macedonia del Nord, Serbia, Turchia, Montenegro, da ultimo Moldavia e Georgia) che sono da anni in “lista d’attesa”[45].

 

FONTI

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[1] eur-lex.europa.eu/IT/legal-content/summary/treaty-on-european-union-joining-the-eu.html

[2] www.politico.eu/article/ukraine-eu-membership-two-years-prime-minister-denys-shmyhal/; www.reuters.com/world/europe/how-long-will-it-take-ukraine-join-eu-2023-02-02/

[3] www.consilium.europa.eu/it/policies/enlargement/ukraine/#:~:text=L'Ucraina%20ha%20presentato%20domanda,all'UE%20nel%20giugno%202022.

[4] www.ansa.it/sito/notizie/politica/2023/04/26/mattarella-ucraina-entri-nella-ue-il-prima-possibile_ec2a5c8a-f555-44b0-888a-84016c7e488e.html

[5] www.limesonline.com/notizie-mondo-oggi-13-dicembre-ue-ungheria-ucraina-india-cina-usa-brasile-bielorussia/130364

[6] www.lindipendente.online/2023/03/06/lue-continuera-a-fornire-armi-a-kiev-grazie-al-fondo-per-la-pace/

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[15] op.europa.eu/webpub/eca/special-reports/ukraine-23-2021/it/

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[19] www.aforismario.eu/2019/03/frasi-provvisorio.html

[20] www.lastampa.it/blogs/2014/05/22/news/ucraina-se-il-nuovo-corso-filo-occidente-include-l-ultradestra-neo-nazista-br-1.37251588/

[21] open.spotify.com/episode/5jE7Um88995h333duBUJ9i (podcast Storie di geopolitica)

[22] www.cfr.org/europe-and-eurasia/ukraine

[23] ecfr.eu/

[24] www.true-news.it/politics/geopolitics/da-dove-vengono-i-fondi-europei-per-sostenere-ucraina

[25] www.analisidifesa.it/2022/12/armi-fornite-allucraina-rinvenute-nel-sahel-e-in-nord-europa/

[26] www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/economy/20190712STO56968/l-impatto-della-globalizzazione-sull-occupazione-nell-ue

[27] www.youtube.com/watch?v=LJzB2j6xAHs - Le gravi conseguenze della Guerra in Ucraina sul nostro cibo

[28] www.opendemocracy.net/en/odr/ukraine-draft-law-5371-workers-rights-war-russia/

[29] www.ilo.org/rome/risorse-informative/comunicati-stampa/WCMS_844655/lang--it/index.htm#:~:text=quasi%205%20...-,L'OIL%20stima%20che%20in%20Ucraina%20si%20siano%20persi%20quasi,aggressione%20della%20Russia%20all'Ucraina.

[30] www.socialeurope.eu/focus/war-in-ukraine

[31] www.lantidiplomatico.it/dettnews-grano_dallucraina_relazioni_sempre_pi_tese_nellue/45289_49377/

[32] www.remocontro.it/2023/03/30/polonia-ucraina-nato-ue-occidente/

[33] www.agricultura.it/2023/04/17/protesta-agricoltori-in-est-europa-stop-di-polonia-ungheria-e-slovacchia-importazioni-di-grano-ucraino-lue-ribatte-politica-commerciale-e-competenza-europea/; it.insideover.com/economia/la-guerra-del-grano-svela-quanto-lucraina-sia-lontana-dallue.html

[34] www.ispionline.it/it/pubblicazione/ucraina-europa-traguardo-lontano-35532

[35] www.repubblica.it/commenti/2023/05/13/news/pace_ucraina_ingresso_ue-399852636/; www.economist.com/europe/2023/02/03/ukraine-is-not-about-to-join-the-eu

[36] formiche.net/2023/02/zelensky-bruxelles-lesser/

[37] www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/security/20160119STO10518/clausola-di-difesa-reciproca-cosa-stabilisce-il-trattato

[38] www.affarinternazionali.it/pericoli-e-svantaggi-adesione-ucraina-ue/

[39] www.iltempo.it/personaggi/2023/05/13/news/speciale-mentana-dario-fabbri-nato-ucraina-unione-europea-zelensky-35788242/

[40] www.liberoquotidiano.it/news/esteri/35533733/lucio-caracciolo-usa-sfruttano-ucraina-contro-unione-europea.html

[41] www.ispionline.it/it/pubblicazione/lucraina-e-il-virus-della-corruzione-37343

[42] www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2021/09/07/news/nell-ucraina-oppressa-dalla-corruzione-la-democrazia-sopravvive-grazie-ai-clan-1.40677223/

[43] www.avvenire.it/mondo/pagine/quali-sono-le-ragioni-per-cui-l-ucraina-potrebbe-non-entrare-nell-ue

[44] it.euronews.com/2023/02/20/lucraina-nellunione-europea-il-progetto-avanza

[45] www.ispionline.it/it/pubblicazione/ucraina-europa-traguardo-lontano-35532

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