Ulteriore smacco per l'occidente: il "nemico" Assad oggi a Gedda per il summit Lega Araba
PICCOLE NOTE
Dopo 11 anni Assad torna a partecipare a un vertice annuale della Lega araba, previsto per oggi. Ad annunciarlo è stato il ministro degli Esteri siriano, giunto in Arabia Saudita per preparare l’evento. A nulla sono valse le pressioni americane per impedire la distensione tra i Paesi del Golfo – al tempo ingaggiati nel regime-change siriano architettato dall’Occidente – e Damasco.
Assad a Riad
Anche il Qatar, che ha buoni rapporti con i siriani residenti nella regione attualmente occupata dagli americani, ha ritirato il suo niet: nonostante tenga ferma la sua ostilità nei confronti di Assad, ha deciso di non frapporre ostacoli al reintegro di Damasco nell’ecumene araba.
Nel dare la notizia del clamoroso ritorno di Assad, The Cradle cita un interessante commento del Wall Street Journal: “La decisione di riammettere la Siria nella Lega araba rappresenta un rigetto degli interessi degli Stati Uniti nella regione e dimostra che i paesi [arabi] stanno forgiando politiche indipendenti dalle preoccupazioni occidentali“.
Gli incontri di Muscat
Ma se tale sviluppo era ormai nell’aria, come abbiamo scritto in note precedenti (anche se niente affatto scontato), è più che sorprendente un’altra rivelazione di The Cradle: una delegazione siriana e un’omologa delegazione americana si sono incontrate in segreto in Oman, a Muscat, “la città in cui si svolgono i negoziati segreti’ tra Washington e i Paesi dell’Asia occidentale”.
A rivelare a The Cradle la notizia è stata una fonte informata dei fatti, la quale ha dettagliato come nel corso dei colloqui gli americani abbiano chiesto a Damasco il rimpatrio di Austin Tice, ex marines e cronista freelance catturato in Siria nel 2012 dai terroristi anti-Assad (e filo-Usa).
Gli americani sostengono che Tice sarebbe detenuto in una prigione siriana, ma i siriani dicono di non saperne nulla. Il querelle di Tice è storia vecchia, più volte gli americani ne hanno chiesto il rilascio, incontrando sempre la stessa risposta dai loro interlocutori, che si è ripetuta nell’occasione.
L’occupazione americana della Siria
A sua volta, la delegazione siriana ha chiesto il ritiro delle truppe Usa dal loro territorio sovrano, circa 2.000 soldati, posti a presidio dell’area Nord-Est del Paese (si può notare, en passant, l’ipocrisia con la quale Washington chieda ai russi di rispettare l’integrità territoriale ucraina…).
La fonte non ha rivelato altro, se non che non è stata fatta alcuna menzione delle milizie curde che gestiscono la regione siriana sotto la stretta vigilanza dei padroni d’oltreoceano. Ma è chiaro che gli incontri non si sono limitati a un dialogo tra sordi.
Lo dice la composizione delle due delegazioni. Infatti, la fonte ha riferito che “agli incontri hanno partecipato esponenti della Sicurezza di entrambi i paesi e rappresentanti dei rispettivi ministeri degli Esteri”.
Probabile che la distensione regionale abbia posto nuovi problemi alla presenza dell’Us Army in Siria. Aggravati, negli ultimi tempi, da alcuni attacchi alle basi statunitensi in loco che, sebbene non abbiano causato vittime, hanno evidentemente infastidito gli occupanti.
Non sarà certo questo incontro a risolvere i drammatici problemi della Siria, devastata da un decennio di guerra, dal recente terremoto e affamata dalle durissime sanzioni internazionali, (rimaste in vigore anche dopo il terremoto!)
Ma il fatto che gli Usa si siano decisi a parlare con l’odiato nemico indica che qualcosa in futuro potrebbe cambiare. Non è detto che agli Stati Uniti convenga proseguire l’occupazione a tempo indefinito, in particolare se decade la prospettiva del regime-change.
Concludiamo con l’ironica annotazione di The Cradle: “La rivelazione bomba degli incontri clandestini tra Stati Uniti e Siria giunge pochi giorni dopo le critiche della Casa Bianca alle nazioni arabe per aver ripristinato i legami con la Siria”…