USA e Turchia danno ultimatum ai curdi siriani: "termine di 30 giorni" per integrarsi con Damasco
Secondo quanto ha riferito Middle East Eye (MEE) il 21 luglio, citando fonti a conoscenza della questione, gli Stati Uniti e la Turchia hanno concesso alle Forze democratiche siriane (SDF) guidate dai curdi una scadenza di 30 giorni per integrare le proprie forze con quelle del governo siriano.
Tuttavia, i funzionari delle SDF hanno smentito, definendo le informazioni "false" e mirando a "fuorviare deliberatamente l'opinione pubblica".
Le SDF sostenute dagli Stati Uniti e guidate da Mazloum Abdi (FOTO) hanno firmato a marzo un accordo con il presidente siriano ad interim Ahmad al-Sharaa, impegnandosi a fondere le SDF e le sue agenzie con il nuovo esercito siriano e il governo di Damasco.
Al di là delle intenzioni, sono stati compiuti pochi progressi nell'attuazione dell'accordo. Sharaa, ex comandante dell'ISIS, ha respinto la richiesta di Abdi di incorporare le unità delle SDF nell'esercito siriano come unità integre, con i rispettivi comandanti.
Il presidente siriano ad interim ha chiesto che i combattenti delle SDF, tra cui figurano curdi delle Unità di protezione popolare (YPG) e membri delle tribù beduine affiliate al governo, vengano incorporati.
"Alle SDF è stato detto che non tutte le sue unità armate sarebbero state integrate nell'esercito siriano. Le unità escluse dall'integrazione sarebbero state disarmate e il controllo generale sarebbe rimasto al governo siriano", ha riferito una fonte.
Si segnale, però, che la pazienza di Stati Uniti e Turchia "si sta esaurendo". In un incontro della scorsa settimana, alle SDF sarebbe stato dato un "ultimatum di 30 giorni per unirsi al governo di Damasco", secondo le fonti.
I funzionari del braccio politico delle SDF, l'Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale (AANES), hanno ripetutamente chiesto un sistema federale che consentirebbe ai curdi di controllare il nord-est, compresi i giacimenti petroliferi siriani.
Le richieste degli Stati Uniti e della Turchia giungono sulla scia di un grave attacco da parte di forze legate al Ministero della Difesa e alla Sicurezza Interna di Sharaa contro il governatorato di Suwayda a maggioranza drusa, avvenuto questa settimana.
Le unità di autodifesa druse hanno cercato di respingere l'attacco con cui le forze governative cercavano di prendere il controllo del governatorato. Le forze governative, unite alle tribù beduine armate, hanno massacrato centinaia di civili drusi, ricorrendo anche a decapitazioni ed esecuzioni sul campo.
Dalla caduta dell'ex presidente siriano Bashar al-Assad a dicembre, le fazioni armate druse si sono rifiutate di consegnare le armi, poiché le nuove autorità a Damasco provengono dalle fila dell'ex gruppo affiliato ad Al-Qaeda, Hayat Tahrir al-Sham (HTS), i cui religiosi considerano drusi e alawiti eretici e apostati meritevoli di morte.
L'insistenza dei drusi nel conservare le armi si è rafforzata dopo il massacro di oltre 1.600 alawiti da parte del governo siriano a marzo. I massacri sono avvenuti dopo che gli alawiti, congedati dall'esercito e dai servizi segreti dopo la caduta di Assad, hanno consegnato le armi attraverso un processo di riconciliazione.
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