Venezuela: "Il volto del fascismo visto dalle carceri”. Intervista esclusiva al ministro Julio García Zerpa

1683
Venezuela: "Il volto del fascismo visto dalle carceri”. Intervista esclusiva al ministro Julio García Zerpa

"Noi socialisti non vediamo il carcere come punizione, ma come uno spazio di riabilitazione e reinserimento. La nostra sfida è quella di trasformare l'essere umano, vittima di un sistema capitalista che predomina a livello mondiale e da cui non siamo esenti in questa fase di transizione”.

Così dice il ministro degli Affari penitenziari, Julio García Zerpa, che ci riceve nel suo ufficio a Caracas. A dispetto della giovane età (37 anni), Zerpa è un militante rivoluzionario della prima ora. La sua famiglia era attiva in politica durante gli anni della IV Repubblica nella regione del Tachira, da cui Julio proviene. Come militante del Partito Comunista del Venezuela (PCV), negli anni '60 il padre partecipò alla guerriglia nella Forza armata di liberazione nazionale (FALN), e poi, negli anni '90, gli anni del neoliberismo selvaggio, accompagnò il comandante Hugo Chávez nel suo percorso politico verso la presidenza con il Movimento V Repubblica.

Julio ricorda di aver visto per la prima volta il Comandante a San Cristobal, nell'agosto del '97, di averlo ascoltato parlare per ore del Congresso di Angostura, della neccessità di un'Assemblea costituente e di altri temi che, allora, con i suoi 11 anni non poteva capire, e che in seguito daranno impulso al processo bolivariano. Ricorda anche come, durante il golpe del 2002, il padre era deputato dell'Movimiento V Repubblica, e tutta la famiglia era in apprensione per la vita di Chávez e perché il capo dei golpisti, Pedro Carmona Estanga, aveva sospeso ogni garanzia costituzionale. “Mia sorella – dice ora il ministro – aveva 4 anni e sentendo che era stato disciolto il parlamento chiese subito che sarebbe successo a papà. Dopo la liberazione di Chávez, venne la serrata petrolifera padronale, e noi giovani studenti ci mettemmo a riflettere. Quello era stato un campanello d'allarme, non si poteva stare a guardare. Allora, io frequentavo il liceo Simon Bolivar a San Cristobal, cominciammo a organizzarci e a fare pressione sui professori contrari al processo che si erano messi in sciopero”.

Zerpa, dopo un periodo di vicinanza al Pcv, si iscrive al partito del padre, l'MBR, e poi partecipa alla fondazione del Partito socialista unito del Venezuela, e in seguito a quella della Jpsuv, di cui diviene il coordinatore per il Tachira. E, infine, arriviamo all'oggi. Julio è attivo nei movimenti sociali e nell'organizzazione del Congresso della Patria, il Congresso bicentenario dei Popoli, e il Congresso della Nuova Epoca, e del Congresso del popolo, creato a partire dalla rivoluzione per aggregare i movimenti sociali. “A me – dice ora il ministro - è toccato stare lì in questi anni. Durante l'ultima campagna elettorale, nella rivoluzione si è deciso di creare un movimento che si chiama Futuro, che riunisce la forza dei movimenti sociali da una visione diversa da quella più direttamente politica, giacché ogni movimento partecipa con la propria bandiera di lotta, e che noi abbiamo il compito di articolare. In parallelo, e a seguito dell'impegno, a livello parlamentare, anche nella Commissione di Politica Interna, da sei mesi sono stato chiamato a questa nuova responsabilità”.

Gli Stati uniti l'hanno inclusa nella lista di 21 nuovi “sanzionati”, che presto verranno decorati dal presidente. Di lei, Maduro ha detto che gli Usa hanno voluto colpire il suo lavoro di giovane ministro che ha messo ordine nel sistema penitenziario. In che modo questo è avvenuto?

Arrivo a dirigere questo ministero per decisione del presidente, che ci ha invitato a rivedere tutto il sistema di giustizia penale al completo, a seguito di molte leggi che sono state modificate, e del collasso dei tribunali dovuto all'impossibilità di svolgere i processi durante la pandemia e al conseguente ritardo processuale subito da molti detenuti. In questo quadro, quando ho assunto l'incarico, si era nel pieno di uno sciopero per motivi politici organizzato con il proposito di destabilizzare le elezioni del 28 di luglio e in cui le carceri dovevano avere un ruolo predominante. Il proposito della destra era quello di aprire alcuni centri penitenziari con la complicità di alcuni funzionari. Un piano lautamente finanziato che prevedeva la distribuzione di armi di grosso calibro a 2000-3000 detenuti dei penali, che dovevano entrare in azione durante gli scontri post-elettorali organizzati dal fascismo. Il capitano Diosdado Cabello, ministro dell'Interno Giustizia e Pace, con cui stiamo indagando il tema da molto tempo, ha rivelato in dettaglio questo piano. Il presidente ci ha chiesto di ristabilire ordine. Un compito non facile. Abbiamo iniziato con smantellare tutta la filiera del crimine organizzato che prosperava nei penali, il pranato, lo chiamano, per noi leader negativi che credono di poter stare al di sopra dello Stato, possedere armi di grosso calibro, compiere omicidi nelle carceri, sottomettere e ricattare i più deboli. Il fascismo venezuelano, il cui volto abbiamo avuto modo di smascherare a più riprese durante i tentativi di rovesciare il governo, questa volta lo abbiamo visto all'opera nelle violenze post-elettorali seguite al 28 luglio, che ha cercato di scatenare una psicosi collettiva mediante le reti sociali e il coinvolgimento delle organizzazioni criminali, dentro e fuori le carceri.


Dopo il 28 luglio, vi sono stati molti arresti, subito denunciati dall'estrema destra che vi accusa di violare i diritti umani. Qual è la situazione? Qual è il profilo di chi è accusato per quelle violenze?

Questi che ti do ora, sono dati ancora inediti, che stiamo analizzando. In maggioranza, si tratta di giovani e qualcuno anche minorenne, e secondo la legge si è considerato penalmente responsabili a partire dai 14 anni. Considera che a spaccare il cuore di una militante chavista con un punteruolo e a infliggerle numerose pugnalate è stato un ragazzino di 13 anni. Come ha potuto compiere un gesto tanto orribile contro una donna che conosceva, e che avrebbe potuto essere sua madre? In che modo si può seminare un odio simile in altri giovani e contro persone che frequentavano ogni giorno, che magari li avevano visto nascere? Queste sono le domande da porsi. Il tredicenne era fuori dal sistema scolastico, dall'educazione formale, con un basso livello di formazione, altri adolescenti erano stati addestrati fuori dal paese e fatti rientrare mesi prima, quasi tutti facevano uso del khat, la pianta con le proprietà psicostimolanti più potenti che finora si conoscano. Di certo, tutti erano stati incollati al telefonino nei giorni precedenti le elezioni, ad ascoltare i messaggi di odio a loro diretti. Intanto, via whatsapp, venivano inviate minacce alle nostre militanti e ai militanti, che erano indicati come bersagli sulle reti sociali. C'era un'intenzione manifesta di scatenare una psicosi collettiva, che ha indotto persone qualunque o adolescenti che non avevano mai commesso delitti ad attaccare con violenza il proprio vicino. Giovani senza alcuna militanza politica, né coscienza ideologica, captati dal meccanismo perverso delle reti sociali. Uno strumento poderoso che consente a un personaggio decerebrato e misogino come Javier Milei di diventare presidente di un grande paese come l'Argentina, un paese di cultura che si sente persino europeo. Ovviamente, il sorgere di queste figure nella crisi strutturale del modello capitalista che porta al ritorno del fascismo, tra arcaismi e moderne forme di aggressione, capaci di stimolare violenza cieca.

Si tratta di un fascismo diverso da quello che abbiamo visto agire durante le precedenti guarimbas?

Si, queste figure sono diverse da quelle che ci hanno attaccato negli anni precedenti, e che mostravano una qualche motivazione ideologica contro il socialismo.

Prima si trattava di violenti, convinti ideologicamente ad attaccare il popolo e a seguire l'oligarchia che produce miseria e oppressione, e che ora si mimetizza e usa il popolo usando soggetti privi di orientamento politico. Usano le nostre stesse forme di organizzazione popolari, deviandole, chiamandole “comanditos”, cellule che agiscono sia sul territorio che in forma clandestina, alimentate con denaro, droga e da una rete di comunicazione che segue una precisa strategia basata sulla guerra cognitiva. Abbiamo assistito per la prima volta a un massiccio fenomeno non comune: una campagna di pressione psicologico proveniente dall'esterno, che ha usato i messaggi ricattatori di quelli che se ne sono andati, soprattutto contro le nostre dirigenti, dicendo che se non avessero votato contro Maduro loro non avrebbero mai più potuto tornare, oppure minacciandole di non inviare più denaro per i figli, o di rompere ogni relazione con i genitori. In due o tre giorni, si è scatenato un esperimento esplosivo di guerra psicologica contro le donne, moltiplicata dalle reti sociali, che amplificavano queste minacce mediante gli influencer. Quando io tornavo a casa dopo aver respirato il clima teso imposto nelle strade dai comanditos, mi rendevo conto che in famiglia ne avevano avuto una percezione molto più esasperata, perché le reti sociali mostravano volutamente solo quello. Questi giovani violenti non hanno motivazione ideologica, ma hanno ammazzato 27 persone, e preso a bersaglio le donne, in base a un aumento della violenza, verbale e fisica, che il fascismo scatena contro di loro a livello mondiale. Se dalle ultime guarimbas a oggi c'è stata una simile accelerazione, mi chiedo come sarà fra dieci anni. Stiamo vivendo un tempo oscuro.

Molti degli arrestati dopo il 28 luglio sono stati liberati, quale sarà la politica carceraria per queste categorie di detenuti che restano in carcere e per la popolazione ristretta in generale?

Fin dall'ingresso in carcere dei giovani accusati, abbiamo adottato le procedure di applicazione dei benefici, previsti dalla legge e i primi 200 sono stati scarcerati. Circola sulle reti sociali il video emblematico di un giovane che è stato scarcerato e che si dice stupito di essere stato trattato come un essere umano, e di aver ricevuto rispetto e formazione. La destra si è affannata a dire che il video fosse stato commissionato da noi, ma non è così, io non avevo mai visto quel giovane. La verità è che non ha solo incontrato un principio di realtà, diverso dalla costruzione virtuale che gli avevano inoculato, ma ha conosciuto un'altra visione del mondo, che si sforza di costruire un sistema umanista rispettoso dei diritti umani, pur nel pieno di una guerra di aggressione multiforme in cui le misure coercitive unilaterali hanno pesantemente inciso nella situazione economica del paese. Noi socialisti non vediamo il carcere come punizione, ma come uno spazio di riabilitazione e reinserimento, in armonia con la costituzione. La nostra sfida è quella di trasformare l'essere umano, vittima di un sistema capitalista che predomina a livello mondiale e da cui non siamo esenti in questa fase di transizione. Anche nelle nostre galere vi sono poveri che non hanno avuto opportunità e che sono vittime di un sistema giudiziario che continua a essere classista e anche razzista, influenzato dalle tendenze globali.

In che modo? Come funziona il sistema penitenziario?

Vi sono state varie tappe. Quando siamo arrivati al governo, con la presidenza del Comandante Chávez, il sistema penitenziario era al collasso, lo Stato non aveva nessuna politica carceraria. Gli istituti erano controllati dalle mafie, come testimoniano alcuni massacri come quello del Retén de Catia, o quello di Sabaneta del Zulia, dove morì bruciato un centinaio di detenuti. Nel 2011, il comandante crea il Ministero del servizio penitenziario, affidandolo alla compagna Iris Varela, che ha iniziato il gran lavoro di recupero dell'istituzionalità e un nuovo regime penitenziario umanista, basato sul reinserimento e sulla coscienza politica. Su 60 penali, dove vigeva una sorta di società parallela fuori dal controllo statale, si riuscì allora a recuperarne 40, altri vennero chiusi. Ne restavano altri 8, ancora fuori controllo e preda di leader negativi, come quello di Tocorón. L'anno scorso siamo riusciti a riprendere il controllo anche di quelli, liberando migliaia di persone tenute praticamente in schiavitù, che venivano mutilati o uccisi se i parenti non pagavano una specie di “pizzo” quotidiano. Oggi io posso entrare in qualunque cella come ministro e dialogare con i detenuti, e, nonostante tutte le difficoltà che l'imperialismo ci infligge, stiamo diventando un modello di sicurezza per l'America latina, con metodi opposti a quelli che vediamo in altri paesi come, per esempio, il Salvador. Dobbiamo risolvere le cause che producono il crimine, e combattere la corruzione tenendo presente che, essendo la libertà il valore più prezioso della vita, chi ne è privo pagherebbe qualunque prezzo pur di aprirsi qualche spazio. Per questo, abbiamo attivato vari progetti di recupero, sia dal punto produttivo per rendere le carceri autonome e creare un eco-sistema sostenibile, sia da quello lavorativo e dell'accompagnamento esterno, sia dal punto di vista formativo, dei detenuti e del personale penitenziario. Stiamo potenziando il sistema informatico, che consente un accesso alle statistiche e un monitoraggio dei ritardi processuali, ridotti del 50% negli ultimi 3 anni.

Abbiamo pensato a un progetto dedicato al grande letterato, scienziato e filosofo Francisco de Miranda che, fra i suoi vasti interessi di umanista integrale, ha avuto anche quello delle carceri e della detenzione. Nelle carceri, abbiamo attivi vari centri di produzione industriale, che fabbricano scarpe, uniformi, sedie per le scuole, colpite dal bloqueo, fabbriche di carpenteria, panetterie. Inizialmente, abbiamo utilizzato le competenze interne, le tante abilità dei detenuti e delle detenute, che possono così mandare i soldi alle famiglie e ottenere benefici e sconti di pena. Lavoriamo per dare un'altra possibilità e una motivazione di vita ai 26.000 ristretti nei centri penitenziari, su un totale di quasi 50.000, di cui 5.000 donne. Il presidente ci chiede di andare sempre più in fretta, e in questo senso va l'elezione dei giudici di pace comunali, per risolvere e prevenire, a partire dalle comunas, i problemi e i conflitti che sorgano nelle comunità e che possono degenerare a causa di ritardi o distanza del sistema giudiziario. Per questo è utile decentralizzare le funzioni, suddividere le competenze, in base a un sistema riparativo e non punitivo da porre accanto ai principi giuridici universali, con l'apporto specifico del nostro modello di sviluppo e delle sue radici ancestrali con cui rimettere al centro la mediazione dei conflitti nelle comunità.

La destra non ha vinto, ma ha comunque aumentato la propria forza elettorale, che ora vuole utilizzare per impedire l'assunzione d'incarico del presidente eletto, Nicolas Maduro. Quali contromisure sta adottando il processo bolivariano?

Dimmi in quale paese capitalista si potrebbe resistere a un simile bloqueo come quello che l'imperialismo ci applica da anni e a cui il nostro popolo cosciente e organizzato ha reagito con una mobilitazione permanente contro l'oligarchia suprematista, contro quelle grandi famiglie, che sono le stesse dall'epoca coloniale. Che una situazione così difficile, che una carenza materiale prolungata produca un certo livello di disaffezione e di stanchezza, è fisiologico. Certo, dobbiamo rinnovare l'impegno contro un'opposizione di diverse matrici che ha deciso di consegnare il proprio capitale politico all'estrema destra fascista che non aveva sostegno nel paese. Per questo, il presidente Maduro ha convocato il congresso per rinnovare un nuovo Blocco storico per consolidare, in base alla tesi gramsciana, l'egemonia del socialismo e per comprendere da dove viene il fascismo e perché oggi si articoli con il sionismo e, per compiere il genocidio contro i palestinesi, incontri alleati negli eredi di chi ha subito l'olocausto nazista. Occorre analizzare e combattere l'immobilismo e la complicità degli organismi internazionali, il ruolo dell'imperialismo Usa e i suoi alleati che vogliono impadronirsi delle nostre ricchezze petrolifere infiltrando le nostre frontiere come con la Operazione Gedeon. Il fascismo ha un piano per il 10 gennaio, cerca di provocare il caos nel paese contrattando mercenari, ma non ha il consenso popolare. Si tratta di una pericolosa minoranza che abbiamo contrastato e disarticolato. Durante le elezioni, le bande armate criminali avrebbero dovuto chiudere le entrate di Caracas, impegnando le forze di polizia in vari conflitti a fuoco nei quartieri “caldi” diversi giorni prima, ma glielo abbiamo impedito, così come abbiamo impedito che infiammassero le carceri. La maggioranza dei detenuti non è allineata a questi piani.

Cosa votano i detenuti che possono esercitare questo diritto?

In maggioranza votano per la rivoluzione, è così fin dall'inizio del processo bolivariano.

Geraldina Colotti

Geraldina Colotti

Giornalista e scrittrice, cura la versione italiana del mensile di politica internazionale Le Monde diplomatique. Esperta di America Latina, scrive per diversi quotidiani e riviste internazionali. È corrispondente per l’Europa di Resumen Latinoamericano e del Cuatro F, la rivista del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV). Fa parte della segreteria internazionale del Consejo Nacional y Internacional de la comunicación Popular (CONAICOP), delle Brigate Internazionali della Comunicazione Solidale (BRICS-PSUV), della Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e della Rete degli Intellettuali in difesa dell’Umanità.

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Potrebbe anche interessarti

Lo (strano) tandem Biden-Trump di Giuseppe Masala Lo (strano) tandem Biden-Trump

Lo (strano) tandem Biden-Trump

Volkswagen, BMW e Cina: il 2025 inizia con importanti accordi   Una finestra aperta Volkswagen, BMW e Cina: il 2025 inizia con importanti accordi

Volkswagen, BMW e Cina: il 2025 inizia con importanti accordi

Francesco Erspamer - C'era una volta i conservatori che conservano... di Francesco Erspamer  Francesco Erspamer - C'era una volta i conservatori che conservano...

Francesco Erspamer - C'era una volta i conservatori che conservano...

Cecilia Sala, Abedini e le formiche internazionali di Paolo Desogus Cecilia Sala, Abedini e le formiche internazionali

Cecilia Sala, Abedini e le formiche internazionali

Venezuela, il calendario dei popoli e l'agenda di chi li opprime di Geraldina Colotti Venezuela, il calendario dei popoli e l'agenda di chi li opprime

Venezuela, il calendario dei popoli e l'agenda di chi li opprime

Israele, la nuova frontiera del terrorismo di Clara Statello Israele, la nuova frontiera del terrorismo

Israele, la nuova frontiera del terrorismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

L'agenzia di stampa finanziata dall'UE e le "previsioni" di Baba Vanga di Francesco Santoianni L'agenzia di stampa finanziata dall'UE e le "previsioni" di Baba Vanga

L'agenzia di stampa finanziata dall'UE e le "previsioni" di Baba Vanga

Il Peyote insieme a Gesù nella Chiesa Nativa Americana di Raffaella Milandri Il Peyote insieme a Gesù nella Chiesa Nativa Americana

Il Peyote insieme a Gesù nella Chiesa Nativa Americana

Russia, Africa e nuovo mondo multipolare di Marinella Mondaini Russia, Africa e nuovo mondo multipolare

Russia, Africa e nuovo mondo multipolare

Forze del disordine morale di Giuseppe Giannini Forze del disordine morale

Forze del disordine morale

72 ore di bipensiero oltre Orwell di Antonio Di Siena 72 ore di bipensiero oltre Orwell

72 ore di bipensiero oltre Orwell

Assistenza e previdenza: cosa raccontano i dati di Gilberto Trombetta Assistenza e previdenza: cosa raccontano i dati

Assistenza e previdenza: cosa raccontano i dati

La politica turca in Siria: traiettoria di collisione di Michelangelo Severgnini La politica turca in Siria: traiettoria di collisione

La politica turca in Siria: traiettoria di collisione

Un terzo mandato per Donald Trump? di Paolo Arigotti Un terzo mandato per Donald Trump?

Un terzo mandato per Donald Trump?

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

Chi è Musk di Michele Blanco Chi è Musk

Chi è Musk

Il 2025 sarà l’anno della povertà di Giorgio Cremaschi Il 2025 sarà l’anno della povertà

Il 2025 sarà l’anno della povertà

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti