Il Patto per il Messico

Il Patto per il Messico

Il cambiamento nell'agenda di Pena Nieto ed il futuro delle relazioni con Washington

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di Alessandro Bianchi

A conclusione del terzo mese di presidenza in Messico, è tempo di un primo parallelo tra l'azione di governo di Enrique Pena Nieto rispetto a quella del suo predecessore Felipe Calderon. 
Al contrario di quanto promesso nella campagna elettorale, Pena Nieto ha rimandato l'attesa riforma fiscale e del settore energetico, ma, dopo la firma del cosiddetto Patto per il Messico con i principali partiti d'opposizione nel dicembre scorso, il neo presidente ha iniziato una coraggiosa lotta ai potentati delle telecomunicazioni e dell'istruzione, due settori considerati punti fermi del Partito rivoluzionario istituzionale (Pri), al potere da settant'anni. 
Rispetto al passato, il Messico è oggi uno dei paesi più aperti e globalizzati al mondo. Per la presidenza di Pena Nieto rimangono diverse sfide, soprattutto in termini di sicurezza, ma da affrontare in una fase nuova di ricollocazione dei rapporti di forza con Washington.
 
La nuova agenda del presidente. Insediatosi il primo dicembre dopo aver vinto le elezioni presidenziali con il 38% dei voti, Pena Nieto aveva promesso come prime misure da intraprendere entro Natale una riforma fiscale, che avrebbe dovuto aumentare le entrate del governo, e la fine del monopolio del gigante petrolifero Pomex. I critici di Nieto l'accusavano, invece, di essere un “fantoccio” di interessi speciali storici bacini di voto per il Partito rivoluzionario istituzionale, come i potenti sindacati degli insegnanti e le lobby delle telecomunicazioni.
Come sottolinea l'Economist di questa settimana, l'agenda del neo presidente si è completamente ribaltata: mentre le riforme promesse in campagna elettorale sono state rimandate a fine anno - con l'assicurazione che Pemez non sarà privatizzato e con molti analisti che ritengono poco probabile una riforma delle imposte nel primo mandato presidenziale - gli obiettivi sono divenuti proprio i centri di potere storici. A gennaio, gli stati messicani hanno ratificato una riforma costituzionale federale volta a migliorare la fase di valutazione e formazione degli insegnanti, che mina di fatto il potere immenso dei sindacati, e rappresenta di fatto il primo passo di una legge definitiva di riforma sull'istruzione, che dovrebbe passare la prossima estate. Il prossimo obiettivo del governo sarà minare il monopolio del magnate delle telecomunicazioni e uomo più ricco del mpndo Carlos Slim. Secondo il capo dello staff del presidente, Aurelio Nuno, entro due mesi il Pri presenterà una bozza di riforma per attaccare il “grosso problema di concentrazione” nella telefonia, internet e televisione di Televisia, il gigante delle telecomunicazioni di Slim che detiene il 70% del settore audio visivo. 

Il Patto per il Messico. Con il Pri che non ha la maggioranza in tutti e due i rami del Congresso, il cambiamento di Pena è dovuto al ristretto margine di vittoria del 6,6%, che non permetteva al presidente di intraprendere un processo di modernizzazione senza il consenso delle opposizioni.
Il candidato socialista sconfitto alle elezioni e colui che in un primo momento non aveva riconosciuto l'esito della tornata accusando il Pri di brogli, Anfres Lopez Obrador, è stato al centro del cambiamento politico in atto in Messico, che hanno portato nel dicembre scorso ad una storica alleanza strategica tra Pena Nieto ed i due principali partiti d'opposizione – il Patto per il Messico – che ha elaborato un'agenda comune di 95 proposte politiche, che riguardano principalmente sanità, lavoro e diritti umani. In questo contesto, sottolineano diversi esperti di politica interna messicana, la lotta intrapresa al monopolio di Slim, sembra il conto richiesto dalle sinistre.
Attraverso il Patto per il Messico, il governo ha guadagnato così il supporto per intraprendere le riforme di insegnamento e telecomunicazioni. Al contrario la riforma fiscale - che porterebbe incrementi delle tasse sulle vendite anche dei beni di prima necessità e l'abolizione della zona a tassazione speciale al confine con gli Stati Uniti – e la fine del monopolio di Pemex saranno difficilmente attuabile per il veto del partito della Rivoluzione democratica di Obrador su queste due misure.
Pena Nieto deve sfruttare al massimo i benefici di governabilità del Patto per il Messico entro il 7 luglio, quando si svolgeranno le elezioni regionali in 14 stati. A quel punto, i toni da campagna elettorale renderà molto difficile per i tre partiti proseguire nella cooperazione nazionale.
 
Il nodo sicurezza. Come è successo al precedente presidente Felipe Calderon, anche per Pena le riforme potrebbero interrompersi per le questioni della sicurezza interna e della lotta al narcotraffico. Il tasso di omicidi è al momento il più basso in tre anni, ma, come dimostra lo stupro di gruppo di sei donne spagnole nella spiaggia di Acapulco il 4 febbraio, la lotta al crimine organizzato resta il principale obiettivo di politica interna. Il 12 febbraio il governo ha svelato il suo nuovo piano anti-crimine, che dovrebbe portare 10 mila soldati nelle strade delle 100 città più violente del paese dalla fine dell'anno.
 
Il futuro delle relazioni con Washington. Dopo la crisi degli anni'80, il Messico si sta trasformando: da regime politico autoritario, economicamente concentrato sui monopoli nel settore dell'energia, chimica e commodities, che rappresentavano i tre quarti delle esportazioni del paese, il Messico è oggi una delle economie più aperte e globalizzate al mondo, in grado di produrre una classe media in continua espansione ed una base elettorale favorevole alla democrazia. Con la firma di accordi di aree di libero scambio con 40 paesi ed un tasso di commercio internazionale rispetto al Pil – il miglior strumento per valutare l'apertura di un paese – del 65%, rispetto al 59% della Cina, il 32% degli Usa, ed il 5% del Brasile, le esportazioni del Messico non sono più dipendenti dalle commodities, ma sono ora guidate dal settore manifatturiero e dai servizi. 
Secondo quanto scrive l'esperta delle questioni dell'America Latina del Council of Foreign Relations,  J. O'Neail, le ragioni dietro questo boom messicano sono principalmente due: da un lato, la firma dell'accordo di libero scambio siglato nel 1994 con Stati Uniti e Canada del North American Free Trade Agreement (NAFTA) che ha permesso l'accesso al maggior mercato mondiale; d'altro lato, la svalutazione progressiva della moneta decisa negli ultimi anni da Calderon, che ha reso le esportazioni del Messico maggiormente competitive sui mercati mondiali. Da questa nuova prospettiva, continua O'Neil nella sua analisi, i legami con gli Stati Uniti si stanno strutturando su una nuova logica di forza e nuove possibilità di cooperazione. Gli interessi comuni ed interdipendenti sono tanti - energia, manifatturiero, e sicurezza, soprattutto – e rendono necessario un rafforzamento della cooperazione. Dall'accordo del 2007, i due paesi hanno iniziato ad affrontare insieme la lotta al narco traffico. Obama ha promesso una riforma sull'immigrazione nel suo secondo mandato presidenziale per dare una soluzione ai milioni di cittadini messicani che vivono illegalmente negli Stati Uniti. Si tratta di primi passi importanti, da bilanciare con investimenti comuni in infrastrutture e la standardizzazione delle procedure di dogane, per facilitare l'esansine del commercio n una logica molto diversa da quella con cui gli Stati Uniti erano soliti utilizzare nel relazionarsi con il Messico.

Per un approfondimento dei temi trattati, si consiglia la lettura di:
1) E. P. Nieto, México, la gran esperanza. Manifesto elettrale del neo presidente messicano.
2)R.F De Castro, The United States and Mexico: Between Partnership and Conflict, Formato Kindle
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