Addestrati e obbedienti fin dai 14 anni: educare alla guerra
di Federico Giusti
I bambini soldati, i minorenni impiegati in azioni militari sono considerati un crimine contro l’umanità, un dossier di Pace e disarmo chiamava in causa anche il nostro paese ricordando gli impegni assunti a livello internazionale:
I BAMBINI SOLDATO: UN CRIMINE CONTRO L’UMANITÀ - Progetti di educazione alla Pace - RIPD
Ma nel vecchio continente non troveremo, come avviene in Africa, ad esempio, ragazzini di scuola inferiore assoldati da bande paramilitari, sarà invece possibile imbatterci in percorsi scolastici di educazione e preparazione alla guerra.
Educazione alla sicurezza, educazione all’utilizzo delle armi nelle scuole a partire dal quattordicesimo anno di età, avviene in Polonia, paese che nel 2024 ha aumentato le spese militari più di ogni altra Nazione Ue, vicina agli Usa e avamposto antirusso tra i paesi Nato.
Educare alla guerra, educare al conflitto (non certo a quello sociale perché militarismo e nazionalismo sono da sempre l’oppio dei popoli provocando immani carneficine tra la popolazione civile) in un paese nel quale la spinta al riarmo è sempre più accentuata insieme a processi di militarizzazione della società
Tra le materie e i programmi di studio corsi e percorsi che vanno dall’addestramento al tiro all’utilizzo di vari armi fino alle classiche nozioni di disciplina militare tanto per abituarci all’idea della guerra e alla cieca obbedienza, insomma un percorso di formazione che mette insieme pratica e teoria, con tanto di corsi obbligatori e indirizzi nelle scuole superiori che spingono verso la carriera militare.
Di questo ci parla tanto Euronews:
quanto Orizzonte Scuola:
a documentare l’ingresso di militari nel ruolo di educatori e insegnanti con corsi da loro diretti e un addestramento militare vero e proprio accompagnato da lezioni teoriche e indottrinamento ideologico per abituare e preparare le giovani generazioni alla ineluttabilità della guerra.
E ci sembra a tal riguardo utile riportare quanto scritto da Orizzonte Scuola, ogni ulteriore nostro commento sarebbe superfluo
Gli esperti di psicologia dell’età evolutiva sottolineano che l’adolescenza è una fase particolarmente delicata, in cui la personalità si sta ancora formando e la percezione del rischio, della paura e della responsabilità è in continua evoluzione. L’inserimento di esercitazioni di tiro, simulazioni di conflitto e lezioni di disciplina militare può generare, in alcuni casi, ansia, stress o senso di insicurezza, soprattutto nei ragazzi più sensibili o meno inclini a contesti competitivi e conflittuali. Alcuni psicologi avvertono che la normalizzazione di pratiche militari a scuola rischia di influenzare negativamente la visione della realtà, portando i giovani a percepire il mondo esterno come costantemente minaccioso e a sviluppare una mentalità difensiva o aggressiva.
Sul piano sociale, la presenza di corsi di addestramento militare può incidere sulle dinamiche di gruppo e sulle relazioni tra pari. Da un lato, la condivisione di esperienze intense e la necessità di collaborare in situazioni di simulazione possono rafforzare il senso di appartenenza e la coesione tra gli studenti. Dall’altro, però, esiste il rischio di esclusione o emarginazione per chi non si riconosce nei valori o nelle pratiche proposte, alimentando divisioni e tensioni all’interno della comunità scolastica. Le associazioni di genitori e alcuni pedagogisti chiedono quindi che tali programmi siano accompagnati da un attento supporto psicologico e da momenti di riflessione collettiva, per garantire che la formazione alla sicurezza non si trasformi in un fattore di disagio o di pressione eccessiva.