Alcune domande sulla vaccinazione universale evocata come bene comune

Alcune domande sulla vaccinazione universale evocata come bene comune

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Si va verso l'imposizione di pesantissime restrizioni alle libertà e diritti fondamentali, fra i quali quelli al lavoro e al movimento, di chi in Italia sceglierà di non vaccinarsi. E tutto questo senza che le autorità abbiano il coraggio di imporre l'obbligatorietà a ciò che fino ad oggi era stato presentato come facoltativo.

Come AntiDiplomatico abbiamo iniziato a formulare alcune questioni, domande da articolare meglio nei prossimi giorni e che verranno girate ad esperti di diverso orientamento, autorità e centri di ricerca per aiutare ad elevare ad un dibattito, relegato oggi ad una nuova guerra tra poveri dai tristi connotati di una vera e propria "caccia all'uomo".

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Davvero la caccia ai non vaccinati è sacrosanta e i non vaccinati provocano danni?

 

La questione dell’altruismo 1. Perché i vaccinati dovrebbero temere dai non vaccinati, se il vaccino li protegge?

Facciamo nostra la domanda del Prof. Vincenzo Costa: “Sono vaccinato. Il vaccino mi protegge dal contagio o almeno dalle forme gravi della malattia? Se si, non mi importa se gli altri si vaccinano: è una loro scelta. Se invece devo temere gli altri non vaccinati e proteggermi dal contagio vuol dire che mi hanno fatto fare un vaccino inutile”.

 

La questione dell’altruismo 2. E l’iniqua distribuzione internazionale?

C’è una certa contraddizione nel parlare di altruismo rispetto a chi si vaccina, in Occidente. Per logica, sarebbe più giusto risparmiare dosi a livello mondiale.

 

La questione dell’eradicazione. Con la vaccinazione di massa il virus scompare?

C’è chi afferma: “Il vaccino funziona meglio se lo fanno tutti. Per la singola persona fornisce (purtroppo) una protezione limitata (anche se comunque riduce drasticamente il rischio di sintomi gravi). Se lo facciamo tutti invece per il virus è più difficile circolare, riprodursi e mutare, di conseguenza tende a scomparire. Quindi il vaccino lo faccio non solo per me stesso ma per provare a proteggere tutti”.

Ma i paesi che hanno vaccinato di più sembrano mostrare l’inanità degli sforzi di eradicare un virus a Rna ed evidenziano come aver ricevuto il vaccino antiCovid non si traduce nella certezza di non contagiare. Si pensi in primo luogo a Israele, dove il vaccino Pfizer a detta degli stessi governanti funziona “in modo significativamente inferiore” contro la variante delta. E non solo: “Circa il 60% dei pazienti in condizioni gravi è vaccinato. E così il 90% dei nuovi contagiati di oltre 50 anni”.

 

La questione dell’immunità, limitata nel tempo. Il vaccino, quanto dura?

Secondo il professor Paolo Puccetti, “vaccinarsi in questo caso non è inteso in senso tradizionale. Non sono immune per tutta la vita. E’ una forma di difesa limitata nel tempo e non copre tutte le varianti. A novembre i vaccinati di adesso saranno i nuovo scoperti”. Si rivaccineranno? “Non è possibile, con vaccino a vettore cirale, vaccinare più di una o due volte. Al singolo dà un beneficio temporaneo, può pendere un’infezione meno grave e continuare a essere veicolo di diffusione. Inoltre “vaccini imperfetti rendono i virus maggiormente aggressivi”. Allora, invece di dare la caccia a chi non rischia nulla con Covid, qual è il piano con le persone fragili a rischio che, secondo i dati forniti dalle multinazionali del farmaco, stanno finendo gli anticorpi?

 

La questione dell’imposizione legittimata dall’interesse collettivo. Se chi è vaccinato può contagiarsi e contagiare, perché imporre il green pass evocando l’articolo 32 della Costituzione?

Sono innumerevoli ormai i casi di “contagi” legati a eventi ai quali pure si poteva entrare solo con il passaporto vaccinale o con il tampone negativo. Prova che il greenpass è fallace. Ecco l’argomento della petizione di Generazioni future https://generazionifuture.org/green-pass-appello-e-raccolta-firme/: “Il green pass per accedere a tutta una serie di esercizi pubblici o aperti al pubblico, rende obbligatoria, nella sostanza, la pratica vaccinale antiCovid che è a oggi sperimentale e i cui benefici verso terzi restano del tutto ipotetici. Non si può perciò invocare la copertura dell’art 32 della Costituzione il quale ammette l’imposizione di un sacrificio al singolo ma solo a fronte di un beneficio collettivo certo e anche a condizione che il sacrificio sia certamente vantaggioso, in termini di salute, anche per il singolo stesso, requisito non soddisfatto laddove il farmaco sia ancora in fase sperimentale”.

 

La questione dell’obbligatorietà dei vaccini. Perché non si ha il coraggio di dichiararli davvero obbligatori?

Si vuole mantenere una parvenza di legalità. E poi, in caso di obbligo legale, chi lo impone dovrebbe poi risarcire i danni da effetti avversi. Ma se il vaccino rimane facoltativo, la caccia all'uomo e la ghettizzazione è intollerante e forse illegale. E sbagliata è la criminalizzazione dei non vaccinati come responsabili delle varianti…

 

Contraddizioni che fungono da prova. La vendita di dosi è diventata il vero scopo?

Come scrive il professor Paolo Bellavite, ci sono otto prove che lo scopo ormai non è la salute: 1) vaccinare chi ha già avuto la malattia; 2) vaccinare i bambini; 3) radiare medici onesti e coscienziosi; 4) rovinare la vita civile col ricatto (premeditato dal 2018) del “pass” inutile perché anche i vaccinati possono contagiare; 5) opporsi alle cure precoci domiciliari; 6) non fare farmacovigilanza e occultare le “correlazioni”; 7) usare due pesi e due misure per i danni del covid (muoiono tutti di covid, anche se con altre patologie) e quelli dei danni vaccinali (esclusi se esistono altre patologie); 8) monopolizzare la propaganda a senso unico su tutte le reti.

 

La questione varianti. I vaccini facilitano la selezione di mutanti più pericolosi?

Scrive il dottor Paolo Gulisano: “I virus a Rna, a singolo filamento come questi, non solo formano rapidamente mutanti, soprattutto nella parte della Spike, riuscendo così a sfuggire rapidamente a quello che è l’attacco del sistema immunitario. Quando si vaccina si producono degli anticorpi specifici per l’antigene vaccinale ma questi anticorpi prodotti attraverso il vaccino non sono in grado di legarsi a tutti i mutanti minori, quindi i mutanti minori che sfuggono dal legame con l’anticorpo vaccinale sono propriamente quelli che si replicano e determinano la resistenza perché godono di un vantaggio selettivo. Essi vengono quindi selezionati proprio dalla vaccinazione. Si tratta inoltre di varianti “artificiali”, ben diverse da quelle che si sviluppano in modo naturale. Le varianti naturali sono meno aggressive e pericolose, consentendo, in altre parole, l’endemizzazione ossia la fine della fase acuta dell’epidemia”.

 

La questione della “mancanza di alternative”. Perché non si insiste sulle cure?

Come dimostrano i moltissimi medici, in tanti paesi del mondo, che hanno curato in modo tempestivo, le cure esistono, e in genere poco costose. Ma sono boicottate. Enormi spese per i vaccini avrebbero potuto essere orientate sulla cura. Il professor Puccetti ricorda che in 40 anni per l’Aids non si è trovato un vaccino ma ci sono cure efficaci.

 

La questione dei rischi. Gli effetti avversi non diventano più probabili?

Il comitato congiunto per le vaccinazioni e immunizzazioni (Jcvi) del Regno unito, allineandosi con analoghe decisioni di Germania, Paesi bassi, Belgio e Irlanda sconsiglia le vaccinazioni agli under 18, considerando il rischio vaccinale, la possibilità per il vaccinato di trasmettere l’infezione e soprattutto la probabilità di morte, pressoché uguale a zero fra gli adolescenti sani. Perché in Italia non va così?

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