Basta che se ne parli

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Basta che se ne parli



di Francesco Erspamer*

I piddini e «woke» li cancello sistematicamente, cercare di ragionarci non serve a nulla, loro credono che Dio sia con loro, che non sarebbe poi cosa così nuova o pericolosa (corrisponde in politica a ciò che in estetica è lo scarrafone bello a mamma soja) se non fosse che non credono in Dio ma in un suo surrogato che, come già sospettava Nietzsche, sono loro stessi.

Con chi è ancora esente da tale individualistico delirio di onnipotenza mediatica e tecnologica ancora ci si può confrontare. Ma c’è un altro problema. Prendiamo gli ultimi giorni: il 90% degli interventi politici che ho letto su facebook sono nel migliore dei casi reazioni alle parole veramente minacciose di una vera tedesca, Ursula von der Leyen; nella maggioranza dei casi, invece, alle banali idiozie dette da personaggi insignificanti come Serra, Scurati, Augias, Guccini, addirittura Vecchioni, per non nominare quelli che proprio non so chi siano, ma io vivo parte dell’anno all’estero e quando sono in Italia non leggo La Repubblica né guardo i salotti televisivi.

Le idiozie si ignorano, gli imbecilli si ignorano, soprattutto quelle e quelli mediatici. Perché al sistema neoliberista non importa che le sue «celebrity» siano criticate o insultate, basta che se ne parli, in modo che la superficialità e l’incompetenza vengano legittimate e la gente si abbassi a quel livello invece di occuparsi di cose serie. È di cose serie che bisogna parlare, e non in negativo, limitandosi a reagire; al contrario, in positivo, prendendo l’iniziativa e scegliendo il terreno su cui combattere. Ribaltando un secolo dopo i celebri versi di Montale: questo solo oggi possiamo dire, ciò che siamo, ciò che vogliamo.

*Post Facebook del 19 marzo 2025

Francesco Erspamer

Francesco Erspamer

 

Professore di studi italiani e romanzi a Harvard; in precedenza ha insegnato alla II Università di Roma e alla New York University, e come visiting professor alla Arizona State University, alla University of Toronto, a UCLA, a Johns Hopkins e a McGill

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