Berlino si riavvicina a Washington?

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Berlino si riavvicina a Washington?



di Giuseppe Masala
 

La gravità della crisi economica e politica causata dalla pandemia è talmente forte da poter stravolgere gli assetti delle relazioni internazionali. A questo proposito si intravedono dei cambiamenti anche relativi alla politica estera tedesca che in questi anni è stata improntata sull'egemonia in Europa attraverso l'Eu e a livello mondiale da un evidente distanziamento di Berlino da Washington per giocare un ruolo indipendente che consentisse la cura di ottime relazioni politiche e commerciali sia con Pechino che con Mosca. Tutto questo, si è visto a causato l'evidente irritazione di Washington e di Londra che ha portato sia all'imposizione di dazi sui prodotti europei da parte di Trump sia l'uscita della Gran Bretagna dalla Ue.


Le cose ultimamente però sembrano cambiate. Innanzitutto la stampa e alcuni politici tedeschi ha iniziato a sparare a palle incatenate contro Pechino ritenuta - a torto o a ragione - responsabile della pandemia mondiale e della conseguente crisi economica. Il quotidiano popolare Bild per esempio è arrivato a quantificare i danni che Pechino dovrebbe pagare alla Germania in 162 miliardi di euro. Segni questi se non di un vero e proprio cambio di politiche della Germania nei confronti della Cina (che ricordo hanno traloro un enorme scambio commerciale) comunque di forti pressioni interne affinché questo avvenga. Cambiamento questo che riporterebbe Berlino vicino a Trump già da tempo impegnato in una guerra fredda con Pechino.


Ma anche i rapporti tra Mosca e Berlino sembrano in via di peggioramento. Uno dei temi di massima frizione tra Trump e la Merkel è stato il raddoppio del gasdotto Northstream2 che attraverso una condotta sottomarina nel Baltico porterebbe il gas direttamente dalla Russia alla Germania. Progetto questo fortemente osteggiato dagli americani sia per motivi commerciali (vorrebbero che l'Europa acquistasse il loro gas di scisto e non il gas russo) sia per motivi geopolitici legati ai timori di una saldatura troppo stretta tra russi e tedeschi. Ora l'autorità regolatrice del mercato tedesco ha annunciato che la nuova condotta non potrà essere usata che per il 50% delle sue capacità a causa del fatto che non essendo stata completata entro il 2019 dovrà vedersi applicata la regolamentazione antitrust europea. Una limitazione questa che potrebbe far colare a picco il progetto stesso (ad ora completato al 90%) e causare il congelamento totale dei rapporti diplomatici tra Berlino e Mosca. Esattamente ciò che vorrebbero gli americani.


Segni questi che lasciano ipotizzare come la Germania stia forse abbandonando le velleità di giocare un ruolo da player mondiale e di rientrare tra i paesi sotto l'ala protettrice di Washington forse nell'intento di salvare il salvabile, ovvero l'egemonia in Europa prima che Trump e Johnson continuino a minare la stabilità della Ue e dei suoi paesi. Ma nessuno sa se per Washington i passi indietro della Merkel possano essere considerati sufficienti dopo gli anni di evidente insubordinazione della Merkel.

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