Bye bye occidente: Lo SCO vara la sua Banca di Sviluppo

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Bye bye occidente: Lo SCO vara la sua Banca di Sviluppo


di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico


Uno dei punti pratici più importanti del vertice dello SCO a Tianjin in Cina è la creazione della Banca di sviluppo dell'organizzazione. A prima vista può apparire come un evento burocratico nell'ambito dell'organizzazione, ma che nella realtà si tratta di una decisione che può avere conseguenze strategiche molto importanti sia in ambito finanziario che in ambito geopolitico in generale.

Innanzitutto vi è un tema fondamentale legato ai pagamenti transfrontalieri tra paesi facenti parte dell'organizzazione. Infatti il commercio tra i paesi della SCO supera complessivamente ormai i 2000 miliardi di dollari ma dove la stragrande maggioranza dei pagamenti sono ancora legati a infrastrutture controllate dall'Occidente. Una evenienza questa che crea una vulnerabilità strategica esiziale perché - in un contesto di guerra sanzionatoria dove ormai si parla apertamente anche di sanzioni secondarie – potrebbe comportare un rischio sistemico per la sopravvivenza dell'organizzazione stessa.

È importante sottolineare subito un concetto fondamentale: per chi scrive la Banca di sviluppo della SCO non nasce come un analogo del FMI e dunque in sua concorrenza. Il FMI è certamente uno strumento figlio di un epoca ormai sul viale del tramonto sia perchè fondata sul dollaro sia perchè incentrata sul concetto di equilibrio della bilancia commerciale e del saldo delle partite correnti. Concetti questi fondamentali ma che, essendo applicati rigidamente, hanno evidentemente tagliato le ali allo sviluppo dei paesi del Sud Globale.

E' chiaro che in questa fase storica, questi paesi, grazie alle iniziative delle loro organizzazioni (come lo SCO, appunto) intendano superare il sistema nato a Bretton Woods incentrato sulle riforme e sulla riduzione della spesa pubblica come strumenti fondamentali per “abbattere la domanda interna” dei paesi in deficit strutturale verso l'estero e quindi come strumento di riequilibrio dei conti nazionali. Una logica che se dal punto di vista meramente economico era ed è impeccabile, perchè fondata sul principio che «A lungo termine, però, bisogna che quei flussi di capitali fisiolgicamente s’invertano: bisogna che i debiti degli uni siano ripagati, e che il denaro accumulato dagli altri sia speso.

Se invece i movimenti sono a senso unico, allora alimentano squilibri persistenti, e diventano i sintomi patologici di una crescita cancerosa» (cito i diari di Keynes dove sono annotate le sue riflessioni precedenti alla conferenza di Bretton Woods) e chiaro però che, dal punto di vista politico, i suoi prestiti si tramutavano in strumenti di controllo politico neocoloniale che spesso portavano a privatizzazioni e all'apertura dei mercati alle multinazionali occidentali. Il risultato definitivo è stato una trappola del debito e la perdita di sovranità per tutti i paesi del sud globale che finivano sotto la tagliola delle riforme strutturali chieste dall'FMI in cambio di prestiti emergenziali. E' evidente che in prospettiva i paesi del Sud Globale vogliano affrancarsi da questa trappola che li ha condannati al sottosviluppo e alla “minorità” politica rispetto agli occidentali che imponevano ricette dietro il paravento “tecnico” dell'FMI (ma anche della Banca Mondiale); ma ancora la strada e lunga e a mio avviso manca un corpus teorico in ambito economico in grado di superare il Washington Consensus.

Mi sembra corretto sottolineare che i paesi dello SCO siano pienamente consapevoli delle difficoltà a superare Bretton Woods nel breve e medio termine e che saggiamente si pongano obiettivi più raggiungibili. Sicuramente con l'istituzione della Banca di Sviluppo dello SCO uno degli obbietti principali che si vuole raggiungere è quello di costruire un'architettura finanziaria alternativa per i pagamenti transfrontalieri. Questo potrebbe voler dire, nel medio termine, una propria camera di compensazione per gestire i  pagamenti dell'Import-Export tra i paesi dell'organizzazione, magari anche con la creazione di uno SWIFT non occidentale e dunque indipendente da Bruxelles e Washington. La Cina ha già CIPS, la Russia ha SPFS, l'India ha UPI. La sincronizzazione di questi sistemi sotto l'ombrello della SCO permetterà di effettuare pagamenti direttamente nelle valute nazionali senza intermediari e soprattutto il commercio verrebbe posto al riparo da sanzioni secondarie occidentali in ambito finanziario spuntando così una delle più importanti armi occidentali.

Secondo l'importante analista geopolitica russa Elena Panina “anche il trasferimento del 30-40% del commercio reciproco (equivalente a circa 700-800 miliardi di dollari) su una piattaforma indipendente come quella della appena nata Banca di Sviluppo dello SCO creerà un potente centro di attrazione per i paesi che vogliono liberarsi dalla dipendenza occidentale. Dove peraltro tutto questo – sempre secondo la Panina – genererà un risparmio di miliardi di dollari in commissioni per le banche occidentali con un effetto economico importante  per i paesi del Sud Globale che si affrancherebbero da quello che viene percepito come un vero e proprio “pizzo”.

Un altro obbiettivo plausibile che potrebbe essere perseguito da questa nuova entità finanziaria è il finanziamento dello sviluppo dei paesi dell'area asiatica al momento più svantaggiati. Questo può essere fatto sia dal punto di vista del finanziamento alle infrastrutture sia alla delocalizzazione di aziende a basso valore aggiunto attualmente situate in Cina. E si, perchè ormai la Cina non è più un paese sottosviluppato che vive di sfruttamento del lavoro e dunque le aziende a basso valore aggiunto (per esempio, i produttori di abbigliamento) necessitano di nuove realtà dove insediarsi: è chiaro che una banca che finanzi il trasferimento per esempio in Kirghizistan o addirittura in un Afganistan finalmente pacificato è assolutamente necessaria.

Infine, la domanda fondamentale che tutti gli osservatori si pongono è quello se questa nuova entità finanziaria possa funzionare. La memoria di tutti va ovviamente alla Banca di sviluppo dei BRICS istituita una decina di anni fa tra squilli di tromba e tripudio degli astanti e che fino ad ora non ha mantenuto le aspettative a causa di burocrazia, dei disaccordi tra paesi e della dipendenza quasi “inerziale” nei confronti del dollaro e delle altre valute occidentali.  In questo caso le cose potrebbero andare meglio, perchè lo SCO è una organizzazione che appare molto più omogenea geograficamente e politicamente rispetto ai BRICS. Un fatto questo che permette di ragionare in termini più concreti e pragmatici rispetto a quanto si riesca a fare nell'ambito dei BRICS.

Infine una curiosità, i Paesi membri della SCO hanno concordato anche “la creazione di una rete indipendente di centri analitici per promuovere la cooperazione in ambito finanziario. priorità separata è l'indipendenza delle valutazioni” rispetto a quelli che sono i mantra delle società di rating occidentali. Quasi gramscianamente  i paesi dello SCO sembrano dire che l'ideologia delle agenzie di rating è quella dei paesi dominanti che le ospitano e che quindi è necessario fornirsi anche di questi strumenti se ci si vuole realmente affrancare dall'Occidente.

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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