Cambio al governo in Vietnam: risvolti geopolitici
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di Fabrizio Verde
Cambio al vertice in Vietnam. Il generale To Lam, membro del Politburo del Partito Comunista del Vietnam, è stato eletto mercoledì come nuovo presidente del Vietnam.
Secondo l'agenzia di stampa vietnamita, durante la settima sessione della 15esima Assemblea Nazionale (AN) del Vietnam, Lam ha ottenuto la maggioranza dei voti parlamentari per diventare presidente dello Stato per il mandato 2021-2026.
Durante la cerimonia di giuramento, il neoeletto presidente ha dichiarato che si impegnerà e farà ogni sforzo per adempiere ai doveri affidatigli dal Partito, dallo Stato e dal popolo.
Il generale To Lam, nato nel 1957, proviene dalla provincia settentrionale di Hung Yen.
È stato membro del Politburo nel 12° e 13° mandato.
Dall'aprile 2016 è ministro della Pubblica sicurezza.
Il 20 marzo, il 13° Comitato centrale del Partito Comunista del Vietnam ha accettato le dimissioni di Vo Van Thuong da membro del Politburo e da presidente di Stato del Vietnam su sua richiesta personale.
Durante una sessione straordinaria tenutasi il 21 marzo, la massima legislatura del Paese ha approvato una risoluzione per sollevare Thuong dalla carica di presidente di Stato e di deputato all’Assemblea Nazionale.
Lo stesso giorno, il vicepresidente Vo Thi Anh Xuan è stato nominato presidente ad interim del Paese asiatico.
Ci saranno cambiamenti a livello geopolitico?
Per comprendere i cambiamenti geopolitici legati al Vietnam e alla presidenza del generale To Lam, è essenziale considerare i recenti sviluppi della politica vietnamita. Il generale To Lam, figura di spicco del Vietnam, è stato coinvolto in significativi cambiamenti politici che hanno implicazioni per il panorama geopolitico del Paese. I recenti accadimenti indicano un consolidamento del potere all'interno del Partito Comunista del Vietnam sotto figure come To Lam che appartengono all’ala dei cosiddetti ‘conservatori’, segnalando una potenziale svolta verso legami più stretti con la Cina e la Russia.
La recente estromissione del Presidente Nguyen Xuan Phuc e di altri alti funzionari sotto la guida del Segretario Generale Nguyen Phu Trong riflette una lotta per il potere all'interno del PCV. Questi dissidi interni, caratterizzati da un giro di vite sulla corruzione e dalla rimozione di figure chiave, suggeriscono uno spostamento verso una politica che guarda alla Cina come fonte di ispirazione, e quindi cerca di distanziarsi dal morente occidente.
Questi cambiamenti indicano un maggiore allineamento della leadership vietnamita con la Cina, nonostante i disaccordi esistenti su questioni come il Mar Cinese Meridionale. I legami storici del Partito Comunista Vietnamita con la Cina, radicati nella comune eredità leninista, si stanno accentuando, come rimarcato anche dal presidente cinese Xi Jinping nel suo messaggio di congratulazioni al generale To Lam, portando a una posizione politica più conciliante verso Pechino.
Questo cambiamento potrebbe avere un impatto sulle relazioni estere del Vietnam, rendendolo meno propenso a confrontarsi con la Cina o ad allinearsi agli interessi occidentali, in quanto la leadership del PCV si concentra su un tipo di sviluppo alla cinese, invece di strizzare l’occhio a modelli occidentali.
Dunque, l'ascesa di figure come To Lam e il recente rimpasto politico in Vietnam suggeriscono un riallineamento geopolitico verso legami più stretti con la Cina e la Russia, che potrebbe avere implicazioni per la politica estera, le partnership economiche e le dinamiche regionali del Vietnam.
Nuovi orizzonti geopolitici nei rapporti Vietnam-Russia
Questo cambiamento al vertice potrebbe segnare un rafforzamento dei legami storici e strategici tra Hanoi e Mosca. Le relazioni tra Vietnam e Russia affondano le radici nel periodo della Guerra Fredda, quando l'Unione Sovietica fornì un sostegno cruciale al Vietnam del Nord nella resistenza contro gli Stati Uniti. Questo legame storico ha gettato le basi per una cooperazione duratura in vari settori, dalla difesa all'energia, dalla formazione professionale allo scambio culturale. Con l'ascesa del generale To Lam, un politico di lungo corso con una carriera legata alle strutture di sicurezza del Paese, è probabile che questi rapporti vengano ulteriormente rafforzati. La cooperazione militare è uno dei pilastri delle relazioni Vietnam-Russia. Il Vietnam è uno dei maggiori acquirenti di armi russe, con una vasta gamma di equipaggiamenti che includono sottomarini, aerei da caccia e sistemi missilistici. Con To Lam al potere, si prevede una continuazione e possibile intensificazione di questa collaborazione. Il generale, con il suo background nel Ministero della Pubblica Sicurezza, comprende l'importanza di una difesa robusta e di una stretta cooperazione con un alleato affidabile come la Russia.
Un altro settore cruciale è quello energetico. Le compagnie russe sono attivamente coinvolte nello sviluppo dei giacimenti di petrolio e gas del Vietnam, sia offshore che onshore. Progetti congiunti come quelli tra Gazprom e PetroVietnam testimoniano la profondità di questa collaborazione. Con la presidenza di To Lam, è probabile che Hanoi cercherà di espandere ulteriormente queste partnership, assicurandosi risorse energetiche vitali per il suo sviluppo economico.
Nonostante i forti legami militari ed energetici, il commercio bilaterale tra Vietnam e Russia è relativamente modesto rispetto al potenziale. Tuttavia, ci sono segnali di crescita. L'accordo di libero scambio tra il Vietnam e l'Unione Economica Eurasiatica, di cui la Russia è il membro più influente, ha aperto nuove opportunità per il commercio bilaterale. Il nuovo corso vietnamita potrebbe quindi cercare di sfruttare meglio queste opportunità, diversificando ulteriormente i suoi partner commerciali e riducendo la dipendenza dalle economie occidentali.
To Lam potrebbe rafforzare la posizione del Vietnam come attore chiave nel contesto del nuovo ordine multipolare. La Russia, desiderosa di espandere la sua influenza in Asia, vede nel Vietnam un partner strategico nella regione. Per il Vietnam, rafforzare i legami con la Russia offre una leva significativa per bilanciare le relazioni con altre grandi potenze, tra cui la Cina e gli Stati Uniti.
Rapporti con gli USA
Negli ultimi anni gli Stati Uniti, senza nemmeno scusarsi con il Vietnam, hanno cominciato a flirtare in modo sconsiderato con l’obiettivo di separare il paese dalla Cina. Diversi presidenti USA hanno visitato Hanoi negli anni.
Il fatturato tra i due paesi supera i 120 miliardi di dollari. Il Vietnam è l'ottavo partner commerciale degli Stati Uniti nel mondo e il più grande tra i paesi dell'ASEAN. La crescita annuale delle esportazioni vietnamite verso gli Stati Uniti è stata in media di quasi il 20% annuo negli ultimi dieci anni. Ora gli Stati Uniti sono il più grande mercato di esportazione del Vietnam e sono tra i principali investitori nell'economia vietnamita: le imprese statunitensi stanno realizzando 1.286 progetti in Vietnam con un capitale totale di oltre 11,79 miliardi.
Anche nella produzione di semiconduttori. Pertanto, l’azienda Amkor Technology prevede di aprire presto un impianto di assemblaggio e collaudo di semiconduttori nella provincia settentrionale di Bac Ninh. A sud, nella provincia di Dong Nai, un'altra azienda nordamericana, Onsemi, produce chip utilizzati nelle automobili di tutto il mondo. Nelle vicinanze, nel parco high-tech della metropoli meridionale di Ho Chi Minh City, si trova il più grande centro di assemblaggio e test del mondo per il produttore di processori Intel.
Dunque il Vietnam si trova nella posizione di dover attuare una politica bilanciata tenendo conto di tutte le componenti: dalle necessità economiche alle riflessioni geopolitiche.
Il Vietnam nel mondo multipolare
Il recente cambio di leadership in Vietnam, con l'elezione del generale To Lam come presidente, non è solo un evento significativo nella politica interna del Paese, ma anche un riflesso delle dinamiche di un mondo sempre più multipolare. La tendenza verso una rinnovata e maggiore vicinanza con la Cina e la Russia, segnalata dalle azioni e dalle affermazioni della nuova leadership, suggerisce un allontanamento dagli approcci occidentali tradizionali e un riavvicinamento a modelli di governance e sviluppo alternativi.
Questo riallineamento non avviene in un vuoto geopolitico. Il crescente peso della Cina nella regione dell'Asia-Pacifico e la rinnovata presenza della Russia sullo scenario globale rappresentano poli di attrazione per molti Paesi che cercano di diversificare le loro alleanze, o di sfuggire alla tracotanza di Stati Uniti e vassalli occidentali. Per il Vietnam, questo significa esplorare nuove opportunità economiche e di sicurezza che derivano da relazioni più strette con questi due poteri, pur mantenendo una certa distanza critica, soprattutto in questioni sensibili come il Mar Cinese Meridionale.
Allo stesso tempo, i forti legami economici con gli Stati Uniti, come dimostrato dai significativi volumi di scambio commerciale e dagli investimenti nel settore tecnologico, evidenziano la necessità per il Vietnam di mantenere una politica estera comunque equilibrata. L'interesse statunitense nel rafforzare i rapporti con Hanoi rappresenta una dimensione importante del nuovo assetto multipolare, dove l'interdipendenza economica e la competizione strategica coesistono in un delicato equilibrio. Almeno in via teorica, visto che per quanto riguarda gli Stati Uniti, questi ragionano esclusivamente in termini di dominio e sulla base dei propri interessi economici e geopolitici.
In questo contesto, il Vietnam diventa emblematico delle sfide e delle opportunità di un mondo multipolare. Da un lato, l'orientamento verso il modello di sviluppo sostenuto da Pechino offre stabilità e continuità politica. Dall'altro, la partnership con l'Occidente, soprattutto con gli Stati Uniti, fornisce accesso a mercati, tecnologia e investimenti.
Il nuovo ordine multipolare che si sta delineando richiede ai Paesi di navigare con attenzione tra diverse influenze, sfruttando le opportunità offerte da ciascun blocco senza alienarsi nessuno. Per il Vietnam, ciò significa continuare a sviluppare una politica estera pragmatica e bilanciata, che tenga conto delle complesse dinamiche globali e locali.
Secondo l'agenzia di stampa vietnamita, durante la settima sessione della 15esima Assemblea Nazionale (AN) del Vietnam, Lam ha ottenuto la maggioranza dei voti parlamentari per diventare presidente dello Stato per il mandato 2021-2026.
Durante la cerimonia di giuramento, il neoeletto presidente ha dichiarato che si impegnerà e farà ogni sforzo per adempiere ai doveri affidatigli dal Partito, dallo Stato e dal popolo.
Il generale To Lam, nato nel 1957, proviene dalla provincia settentrionale di Hung Yen.
È stato membro del Politburo nel 12° e 13° mandato.
Dall'aprile 2016 è ministro della Pubblica sicurezza.
Il 20 marzo, il 13° Comitato centrale del Partito Comunista del Vietnam ha accettato le dimissioni di Vo Van Thuong da membro del Politburo e da presidente di Stato del Vietnam su sua richiesta personale.
Durante una sessione straordinaria tenutasi il 21 marzo, la massima legislatura del Paese ha approvato una risoluzione per sollevare Thuong dalla carica di presidente di Stato e di deputato all’Assemblea Nazionale.
Lo stesso giorno, il vicepresidente Vo Thi Anh Xuan è stato nominato presidente ad interim del Paese asiatico.
Ci saranno cambiamenti a livello geopolitico?
Per comprendere i cambiamenti geopolitici legati al Vietnam e alla presidenza del generale To Lam, è essenziale considerare i recenti sviluppi della politica vietnamita. Il generale To Lam, figura di spicco del Vietnam, è stato coinvolto in significativi cambiamenti politici che hanno implicazioni per il panorama geopolitico del Paese. I recenti accadimenti indicano un consolidamento del potere all'interno del Partito Comunista del Vietnam sotto figure come To Lam che appartengono all’ala dei cosiddetti ‘conservatori’, segnalando una potenziale svolta verso legami più stretti con la Cina e la Russia.
La recente estromissione del Presidente Nguyen Xuan Phuc e di altri alti funzionari sotto la guida del Segretario Generale Nguyen Phu Trong riflette una lotta per il potere all'interno del PCV. Questi dissidi interni, caratterizzati da un giro di vite sulla corruzione e dalla rimozione di figure chiave, suggeriscono uno spostamento verso una politica che guarda alla Cina come fonte di ispirazione, e quindi cerca di distanziarsi dal morente occidente.
Questi cambiamenti indicano un maggiore allineamento della leadership vietnamita con la Cina, nonostante i disaccordi esistenti su questioni come il Mar Cinese Meridionale. I legami storici del Partito Comunista Vietnamita con la Cina, radicati nella comune eredità leninista, si stanno accentuando, come rimarcato anche dal presidente cinese Xi Jinping nel suo messaggio di congratulazioni al generale To Lam, portando a una posizione politica più conciliante verso Pechino.
Questo cambiamento potrebbe avere un impatto sulle relazioni estere del Vietnam, rendendolo meno propenso a confrontarsi con la Cina o ad allinearsi agli interessi occidentali, in quanto la leadership del PCV si concentra su un tipo di sviluppo alla cinese, invece di strizzare l’occhio a modelli occidentali.
Dunque, l'ascesa di figure come To Lam e il recente rimpasto politico in Vietnam suggeriscono un riallineamento geopolitico verso legami più stretti con la Cina e la Russia, che potrebbe avere implicazioni per la politica estera, le partnership economiche e le dinamiche regionali del Vietnam.
Nuovi orizzonti geopolitici nei rapporti Vietnam-Russia
Questo cambiamento al vertice potrebbe segnare un rafforzamento dei legami storici e strategici tra Hanoi e Mosca. Le relazioni tra Vietnam e Russia affondano le radici nel periodo della Guerra Fredda, quando l'Unione Sovietica fornì un sostegno cruciale al Vietnam del Nord nella resistenza contro gli Stati Uniti. Questo legame storico ha gettato le basi per una cooperazione duratura in vari settori, dalla difesa all'energia, dalla formazione professionale allo scambio culturale. Con l'ascesa del generale To Lam, un politico di lungo corso con una carriera legata alle strutture di sicurezza del Paese, è probabile che questi rapporti vengano ulteriormente rafforzati. La cooperazione militare è uno dei pilastri delle relazioni Vietnam-Russia. Il Vietnam è uno dei maggiori acquirenti di armi russe, con una vasta gamma di equipaggiamenti che includono sottomarini, aerei da caccia e sistemi missilistici. Con To Lam al potere, si prevede una continuazione e possibile intensificazione di questa collaborazione. Il generale, con il suo background nel Ministero della Pubblica Sicurezza, comprende l'importanza di una difesa robusta e di una stretta cooperazione con un alleato affidabile come la Russia.
Un altro settore cruciale è quello energetico. Le compagnie russe sono attivamente coinvolte nello sviluppo dei giacimenti di petrolio e gas del Vietnam, sia offshore che onshore. Progetti congiunti come quelli tra Gazprom e PetroVietnam testimoniano la profondità di questa collaborazione. Con la presidenza di To Lam, è probabile che Hanoi cercherà di espandere ulteriormente queste partnership, assicurandosi risorse energetiche vitali per il suo sviluppo economico.
Nonostante i forti legami militari ed energetici, il commercio bilaterale tra Vietnam e Russia è relativamente modesto rispetto al potenziale. Tuttavia, ci sono segnali di crescita. L'accordo di libero scambio tra il Vietnam e l'Unione Economica Eurasiatica, di cui la Russia è il membro più influente, ha aperto nuove opportunità per il commercio bilaterale. Il nuovo corso vietnamita potrebbe quindi cercare di sfruttare meglio queste opportunità, diversificando ulteriormente i suoi partner commerciali e riducendo la dipendenza dalle economie occidentali.
To Lam potrebbe rafforzare la posizione del Vietnam come attore chiave nel contesto del nuovo ordine multipolare. La Russia, desiderosa di espandere la sua influenza in Asia, vede nel Vietnam un partner strategico nella regione. Per il Vietnam, rafforzare i legami con la Russia offre una leva significativa per bilanciare le relazioni con altre grandi potenze, tra cui la Cina e gli Stati Uniti.
Rapporti con gli USA
Negli ultimi anni gli Stati Uniti, senza nemmeno scusarsi con il Vietnam, hanno cominciato a flirtare in modo sconsiderato con l’obiettivo di separare il paese dalla Cina. Diversi presidenti USA hanno visitato Hanoi negli anni.
Il fatturato tra i due paesi supera i 120 miliardi di dollari. Il Vietnam è l'ottavo partner commerciale degli Stati Uniti nel mondo e il più grande tra i paesi dell'ASEAN. La crescita annuale delle esportazioni vietnamite verso gli Stati Uniti è stata in media di quasi il 20% annuo negli ultimi dieci anni. Ora gli Stati Uniti sono il più grande mercato di esportazione del Vietnam e sono tra i principali investitori nell'economia vietnamita: le imprese statunitensi stanno realizzando 1.286 progetti in Vietnam con un capitale totale di oltre 11,79 miliardi.
Anche nella produzione di semiconduttori. Pertanto, l’azienda Amkor Technology prevede di aprire presto un impianto di assemblaggio e collaudo di semiconduttori nella provincia settentrionale di Bac Ninh. A sud, nella provincia di Dong Nai, un'altra azienda nordamericana, Onsemi, produce chip utilizzati nelle automobili di tutto il mondo. Nelle vicinanze, nel parco high-tech della metropoli meridionale di Ho Chi Minh City, si trova il più grande centro di assemblaggio e test del mondo per il produttore di processori Intel.
Dunque il Vietnam si trova nella posizione di dover attuare una politica bilanciata tenendo conto di tutte le componenti: dalle necessità economiche alle riflessioni geopolitiche.
Il Vietnam nel mondo multipolare
Il recente cambio di leadership in Vietnam, con l'elezione del generale To Lam come presidente, non è solo un evento significativo nella politica interna del Paese, ma anche un riflesso delle dinamiche di un mondo sempre più multipolare. La tendenza verso una rinnovata e maggiore vicinanza con la Cina e la Russia, segnalata dalle azioni e dalle affermazioni della nuova leadership, suggerisce un allontanamento dagli approcci occidentali tradizionali e un riavvicinamento a modelli di governance e sviluppo alternativi.
Questo riallineamento non avviene in un vuoto geopolitico. Il crescente peso della Cina nella regione dell'Asia-Pacifico e la rinnovata presenza della Russia sullo scenario globale rappresentano poli di attrazione per molti Paesi che cercano di diversificare le loro alleanze, o di sfuggire alla tracotanza di Stati Uniti e vassalli occidentali. Per il Vietnam, questo significa esplorare nuove opportunità economiche e di sicurezza che derivano da relazioni più strette con questi due poteri, pur mantenendo una certa distanza critica, soprattutto in questioni sensibili come il Mar Cinese Meridionale.
Allo stesso tempo, i forti legami economici con gli Stati Uniti, come dimostrato dai significativi volumi di scambio commerciale e dagli investimenti nel settore tecnologico, evidenziano la necessità per il Vietnam di mantenere una politica estera comunque equilibrata. L'interesse statunitense nel rafforzare i rapporti con Hanoi rappresenta una dimensione importante del nuovo assetto multipolare, dove l'interdipendenza economica e la competizione strategica coesistono in un delicato equilibrio. Almeno in via teorica, visto che per quanto riguarda gli Stati Uniti, questi ragionano esclusivamente in termini di dominio e sulla base dei propri interessi economici e geopolitici.
In questo contesto, il Vietnam diventa emblematico delle sfide e delle opportunità di un mondo multipolare. Da un lato, l'orientamento verso il modello di sviluppo sostenuto da Pechino offre stabilità e continuità politica. Dall'altro, la partnership con l'Occidente, soprattutto con gli Stati Uniti, fornisce accesso a mercati, tecnologia e investimenti.
Il nuovo ordine multipolare che si sta delineando richiede ai Paesi di navigare con attenzione tra diverse influenze, sfruttando le opportunità offerte da ciascun blocco senza alienarsi nessuno. Per il Vietnam, ciò significa continuare a sviluppare una politica estera pragmatica e bilanciata, che tenga conto delle complesse dinamiche globali e locali.