Chiude il baraccone delle Sardine. Era ora
di Paolo Desogus*
Era ora. Dopo la buffonata delle piantine sparse per Piazza Maggiore a Bologna, Santori si è evidentemente reso conto che il suo movimento ha preso una direzione in contrasto con i suoi progetti e con quelli di chi lo ha strumentalizzato e sponsorizzato sia economicamente che mediatamente.
Il Movimento delle Sardine nasce in Emilia con una funzione molto semplice, quella di sostenere il candidato Stefano Bonaccini raccogliendo consenso nell'area liberal e tra gli elettori di sinistra dispersi. Non c'era nessun reale rischio di una vittoria della Lega. Salvini ha del resto presentato una candidata debole e inadeguata. Bonaccini aveva però bisogno di spostare a destra l'asse politico, soprattutto dopo che si era esposto per la razionalizzazione della sanità regionale e per l'autonomia differenziata. Le Sardine gli hanno consentito di non tornare indietro su questi temi e di poter comunque contare su una base elettorale che non lasciava troppo scoperta la sinistra e l'area liberal pseudo progressista.
Da questo punto di vista le Sardine hanno rappresentato uno dei momenti peggiori della storia politica emiliana: il vuoto pneumatico di Mattia Santori è stato spacciato dai media e da numerosi osservatori come una novità, mentre invece ha rappresentato un'operazione di diseducazione alla politica gigantesca, persino più grande degli obiettivi iniziali dato che in poco tempo il movimento ha assunto una portata nazionale.
Ora molti membri del movimento chiedono che le Sardine si tramutino in partito. Difficile che questa ipotesi vada in porto. È chiaro che un partito fondato sulla base politica e culturale inconsistente di Santori verrebbe spazzato via in men che non si dica, soprattutto in questa fase nuova politica, segnata dalla pandemia e dal disfacimento dell'UE. Inoltre il partito delle sardine potrebbe ostacolare il PD, che non può certo permettersi di regalare consenso a un nuovo concorrente. Detto questo, non mi stupirebbe se alle prossime elezioni politiche Santori si candidasse proprio nelle fila del partito di Zingaretti.
* Professore alla Sorbona di Parigi