Come liberarsi tecnicamente dal vincolo euro. L. Barra Caracciolo

Come liberarsi tecnicamente dal vincolo euro. L. Barra Caracciolo

La sorte giuridica di Mes e Fiscal Compact sarebbe poi segnata

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!

Seconda Parte. Consulta la prima

di Alessandro Bianchi

 - Ragionando sull'ipotesi di Eurexit dell'Italia. Quali sono le priorità che il paese dovrebbe tenere in considerazione?  
 
Secondo me vanno distinte quelle che sono misure emergenziali che servono nell'immediato e quelle misure strutturali di lungo periodo. 
Le prime sono state ben illustrate da un concorso di studi sulle conseguenze dell'Eurexit citato anche da Alberto Bagnai nel Tramonto dell'euro. Riguardano in particolare la segretezza della decisione dell'uscita - che non deve essere anticipata ai mercati, soprattutto in un contesto di Banca centrale indipendente pura, recepita dal diritto interno in applicazione del trattato,  che ha il divieto assoluto di intervenire a sostegno dello Stato -  poi la chiusura delle banche per un certo periodo di tempo, e altre misure di “primo impatto". 
Quindi si arriva alla sostanza del problema: la sostenibilità del sistema nel lungo periodo. E qui non si può che ritornare al modello costituzionale, riaffermando come la sua compressione “lo vuole l'Europa” deve cessare con la fine dell'euro. Facciamo solo un esempio: l'uscita ci lascia assoggettati all'art. 126 del TFUE sull'indebitamento eccessivo, ma, per il paese fuoriuscito, avente lo status “con deroga”, non è prevista la fase sanzionatoria. Il Regno Unito convive allegramente con super deficit da quando è fallita la crisi dal fallimento Lehman Brothers dal 2008. 
E poi ci sono le misure strutturali, ma quelle dipendono dal tipo di società che si vuole plasmare. 
Fare deficit per politiche di “Banking Welfare” (come in UK e Irlanda) è un conto. Altra cosa è fare deficit per rilanciare un settore industriale e, come suo complemento logico, bancario pubblico, che consentano di affrontare una politica industriale indispensabile, colmando il gap di know how e di tecnologia perso a seguito dell'output gap, e della deindustralizzazione, derivati dai vincoli fiscali e monetari europei e dal mercantilismo asimmetrico della Germania. 
Tutto questo lo indico nella road map del libro ed osservo che sempre più persone condividano quest'approccio. Il problema è un altro: l'Italia ha le risorse culturali diffuse, cioè dal senso comune del cittadino fino alla classe dirigente attuale, per uscire dalla crisi? La risposta temo sia, al momento, no. E questo a causa di una classe politica che, nella sua ostentata ignoranza, pare compattamente convinta che l'Italia, senza il vincolo esterno, sarebbe cresciuta di meno. E ciò con i media schierati tutt’ora a ribadire  la favola che il paese viveva una situazione di inflazione e disoccupazione drammatica prima di entrare nell'euro. Il tutto contraddetto platealmente dai dati, soprattutto se risaliamo alla fase anteriore al divorzio tra la Bankitalia e Tesoro ed all'ingresso nello Sme, che sono stati la prova generale del sistema. 
 
- E' fiducioso che dalle elezioni europee del prossimo maggio possa arrivare un cambiamento?
 
Sicuramente ci sarà un cambiamento della composizione del Parlamento con l'entrata di alcune forze di paesi in sofferenza a causa delle politiche europee e che chiederanno un cambiamento rispetto a questo vincolo e queste politiche. Che riescano poi a dare una piega pratica a questa loro presenza ne dubito, perché il Parlamento non fa molto. E’ un co-decidente subordinato a chi ha la forza decisionale ed ogni potere d'iniziativa. Può dire si e no a qualcosa ormai essenzialmente deciso da qualcun'altro. Se queste forze arrivassero alla maggioranza assoluta potrebbero imprimere una certa composizione alla Commissione, questo si. Ma anche qui il problema è lo stesso che ha l'Italia allargato a tutto il continente: esiste una classe dirigente  di europei cosciente di questi problemi, abbastanza numerosa da trasformare queste soluzioni di buon senso in consenso? 
La desertificazione dei diritti, l'inversione del conflitto sociale, hanno portato  ad una corrispondente desertificazione culturale e democratica. Non voglio passare per catastrofista, ma quanto tempo occorre per ridisegnare una corretta percezione delle dinamiche socio-economiche e per un ribilanciamento verso la democrazia, che è poi prosperità di tutti? 
Non è paradossale, ma forse la migliore speranza potrebbe arrivare dall'America, dove non sono solo Krugman e Stiglitz a denunciare queste dinamiche, ma la società inizia ad avere un rigurgito che va oltre la militanza di strada di Occupy Wall Street e pare poter divenire un attore politico elettorale. Il problema è se a questa vivace proposizione del dibattito politico-culturale corrisponderà una riorganizzazione della società frutto di questa rivendicazione. Gli Stati Uniti, ispirandosi ai loro stessi Padri Costituenti, dovrebbero ora tornare ad Alexander Hamilton, colui che dopo l'indipendenza aveva compreso che l'imposizione del libero-scambismo da parte dell'impero inglese avrebbe riportato il giovane Stato nella medesima condizione di sottomissione a quelle stesse oligarchie bancarie, legate all'impero britannico, che avevano combattuto. E per questo si fece promotore per lo sviluppo di un “infant capitalism” che prevedeva un livello di intervento statale che allora veniva variamente definito protezionismo. E che invece, adeguandosi ai tempi dello sviluppo economico attuale, esprime un principio di autoconservazione sociale delle comunità statali democratiche, che promuovono il benessere generale.
Se l'America desse un segnale del genere ci sarebbe un riequilibrio molto più rapido in Europa. 

Loretta Napoleoni - Voi con chi cenereste? Harris o Trump? di Loretta Napoleoni Loretta Napoleoni - Voi con chi cenereste? Harris o Trump?

Loretta Napoleoni - Voi con chi cenereste? Harris o Trump?

Il massacro in Georgia e la retorica (insopportabile) dei neoliberisti di Francesco Erspamer  Il massacro in Georgia e la retorica (insopportabile) dei neoliberisti

Il massacro in Georgia e la retorica (insopportabile) dei neoliberisti

Se Zelensky parla di pace... di Paolo Desogus Se Zelensky parla di pace...

Se Zelensky parla di pace...

Hasta el final: fino in fondo, ossia fino... a Madrid di Geraldina Colotti Hasta el final: fino in fondo, ossia fino... a Madrid

Hasta el final: fino in fondo, ossia fino... a Madrid

La sinistra radicale, la Palestina e l'"esempio" Vietnam di Leonardo Sinigaglia La sinistra radicale, la Palestina e l'"esempio" Vietnam

La sinistra radicale, la Palestina e l'"esempio" Vietnam

Il gran finale di Repubblica su Hvaldimir, il beluga "spia di Putin" di Francesco Santoianni Il gran finale di Repubblica su Hvaldimir, il beluga "spia di Putin"

Il gran finale di Repubblica su Hvaldimir, il beluga "spia di Putin"

La volontà popolare come mito da sfatare di Giuseppe Giannini La volontà popolare come mito da sfatare

La volontà popolare come mito da sfatare

Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione di Antonio Di Siena Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione

Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione

Le principali tappe del declino italiano  di Gilberto Trombetta Le principali tappe del declino italiano

Le principali tappe del declino italiano

L'Urlo a Berlino e il Filmenverbrennung di Michelangelo Severgnini L'Urlo a Berlino e il Filmenverbrennung

L'Urlo a Berlino e il Filmenverbrennung

Se nemmeno l'estate ha portato consiglio.... di Giuseppe Masala Se nemmeno l'estate ha portato consiglio....

Se nemmeno l'estate ha portato consiglio....

Cisgiordania, l’altra “faccia” della Palestina di Paolo Arigotti Cisgiordania, l’altra “faccia” della Palestina

Cisgiordania, l’altra “faccia” della Palestina

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti