Conferenza stampa di Conte: il capolavoro mediatico di Rocco Casalino

Conferenza stampa di Conte: il capolavoro mediatico di Rocco Casalino

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di Francesco Berni - Nuova Direzione
 

Iniziamo subito con la tesi dell’articolo. L’attacco di Conte a Salvini e alla Meloni è un capolavoro di comunicazione politica. È un capolavoro tattico, ossia forse non gli farà vincere la guerra, ma la battaglia da oggi fino al 23 aprile è stravinta.


Perché è questa la tesi?


Perché ha utilizzato la tattica classica di posizionamento di marketing applicata alla politica.


Ha polarizzato il nemico nelle opposizioni (nel classico frame noi vs loro) e in doppio spettro, ossia come nemico interno che spaccia fake news, e quinta colonna dei nemici esterni “questa opposizione ci rende difficile la vita quando andiamo a trattare con l’Eurogruppo”.


Perché è un capolavoro?


Perché tutte le campagne di marketing e comunicazione, hanno un solo criterio di valutazione, se funzionano o meno.


E questa ha funzionato benissimo, basti vedere le reazioni del variegato mondo anti-populista di vero e proprio orgasmo per le parole di Conte, condite da “blastate” verso i presunti “fascio-leghisti”, analfabeti funzionali, diffusori di fake news ecc.


Un successo mediatico clamoroso, quasi parossistico, per questo deve essere analizzato nel profondo.


Fa un po’ ridere definire come anti-populista la platea di Conte, quando lo stesso è sostenuto da una maggioranza parlamentare con i 5 stelle, i quali ormai sono tornati ad essere quello che erano quando il M5S ancora non esisteva, ossia una scissione dei ceti cognitari e creativi del centro Nord dalla casa madre del serpentone metamorfico Pci-pds-ds-pd. Ceti che appena potuto sono rientrati all’ovile.


Sul target e sui risultati dell’azione di comunicazione di Conte e Casalino ci torneremo più avanti.


Ora analizziamo il discorso e i suoi vari frame. Ovviamente ci si soffermerà sulle questioni che sono sembrate politicamente e comunicativamente più rilevanti.


Frame #1 – la retorica delle competenze tecniche


La storia della task force anti crisi guidata da Colao, è una sorta di auto-troika, in pratica il governo crea una sorta di governo parallelo per la ricostruzione.


Politicamente è la solita maniera di spoliticizzare la crisi economica, ossia è la riproposizione del “pilota automatico”.


Oltre all’evidente cultura politica neoliberale e ulivista dietro questa scelta, è evidente la lisciata di pelo a quel moralismo piccolo borghese che si fonda sulla retorica delle competenze tecniche, per promuovere il “primato della tecnica” in luogo del “primato della politica”.


Si contrappone la competenza tecnica di alto livello settoriale ad un approccio di “carattere generale”, che in quanto tale è figlio di decisioni politiche che tengano conto di tutti gli aspetti, attraverso la mediazione di interessi diversi.


Questo passaggio è passato quasi sottotraccia nell’opinione pubblica per alcuni motivi.


Solo una piccola parte del mondo populista ha gli strumenti politico-culturali per cogliere il passaggio schiettamente tecnocratico della task force, il resto è imbevuto ancora della retorica dell’onestà, dei saggi e di un mondo sostanzialmente buono ma inquinato da corrotti e incapaci.


L’ala piccolo borghese ed europeista invece ha applaudito, ma in maniera minore rispetto alla “blastata” contiana contro il duo Salvini – Meloni, perché, come insegnano le Sardine, la competenza tecnica è assunta aprioristicamente come requisito indispensabile per stare nella stanza dei bottoni.


Frame #2 abbiate fiducia


C’è il passaggio sulla mobilitazione di capitali che sta facendo tutto il mondo per fronteggiare la crisi


Nomina 1.500 miliardi stanziati dall’Europa, nomina i 2.200 miliardi già stanziati da Trump.


Comprende però che il pubblico vuole l’immediatezza di questi fondi.


Quindi sciorina le varie cifre dei fondi. 100 al Sure, 200 alla Bei, ma poi chiarisce che gli Eurobond sono l’obiettivo finale.


Dimodoché se il 23 aprile riuscisse ad ottenerli, sarebbe l’assoluto vincitore e salvatore della Patria.


Si ribadisce insomma che basta un po’ di pazienza, le difficoltà ci sono, e le difficoltà dipendono dal paradigma della scarsità di denaro, ma in fin dei conti “andrà tutto bene”.


Frame #3 – la luce contro le tenebre e Frame #4 Salvini e Meloni spacciatori di fake news


Qui c’è la polarizzazione, e il capolavoro mediatico di Casalino e Conte.


Rivolgendosi a un pubblico che odia la mediazione della politica, che ha il culto della trasparenza, che è convinto che tutto ciò che non sia la verità ufficiale dei competenti liberal sia “terrapiattismo” o robe “no vax”, cala l’asso, anzi un doppio asso, piazzando un uno-due da campioni


«Il Mes esiste dal 2012, non è stato attivato la scorsa notte come falsamente è stato dichiarato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Stavolta devo fare nomi e cognomi»


Polarizzazione contro il principale polo di opposizione, accusandoli di spargere fake news come moderni untori mediatici


E poi “questo governo non lavora col favore delle tenebre”.


Conte si pone così a capo di quell’Italia autonominatasi competente, aperta, trasparente che parla con chiarezza e senza falsità, contro l’Italia populista, plebeista, che ha paura del progresso, che non vede le opportunità di un mondo bello e in eterno progresso ma vuole solo le garanzie e la stabilità.


L’utilizzo dell’espressione “Guardare negli occhi” inoltre è ulteriore dimostrazione di volersi far percepire come rassicurante faro in un momento di difficoltà, quasi a voler dire che solo chi è bravo e trasparente può permetterselo.


Poi nel discorso ribadisce il fatto che l’Italia non attiverà il Mes (quindi insiste con il frame degli oppositori spacciatori di fake news) e nella sua battaglia sugli eurobond, e parlando della necessità che servono “nuovi strumenti per far fronte alla crisi”, inserisce un altro frame che solletica la parte del paese che lui vuole polarizzare contro le opposizioni.


#frame 5 Italia avanguardia solidale d’Europa


Nulla persuade di più che raccontare a chi è rimasto indietro di essere in realtà avanguardia, si tratta infatti di un ribaltamento di percezione ardito ma che di solito funziona.


Conte utilizza questo artificio retorico, per dire che l’Italia, attualmente messa molto male, sarà avanguardia di una nuova Europa Sociale in cui vi sarà una rinnovata solidarietà tra gli Stati.


In questa nuova corsa solidale paneuropea, gli Eurobond saranno il primo passo, primo passo che il Governo riuscirà in qualche modo ad ottenere nonostante la contrarietà del blocco nordico.


Per un processo nuovo, serve anche uno strumento innovativo e progressivo, gli Eurobond fanno proprio al caso di questa narrativa, anche se, come sanno i più informati, se ne parla da molto tempo.


Frame #6 contro i falsari e i disfattisti


Conte chiude la conferenza stampa dicendo sostanzialmente che le falsità create ad arte dal duo Salvini-Meloni fanno male alle trattative in Europa e che potrebbero compromettere la forza negoziale dell’Italia.


Questo è l’hook finale della polarizzazione della comunicazione, da una parte noi che lavoriamo per l’interesse generale di tutti, dall’altra le quinte colonne del nemico esterno in Italia, ossia i terribili “sovranisti”.


Tra l’altro aprendosi la possibilità di addossare loro la colpa nel caso di fallimento futuro della trattativa sugli eurobond.


Dal punto di vista comunicativo merita solo applausi, perché con un colpo da maestro di haikido ha ribaltato le tecniche che ha sempre usato il fronte salviniano.


Dopo aver analizzato la comunicazione, occorre analizzare meglio il target della comunicazione.


L’attacco alle opposizioni durante un messaggio alla Nazione, che in quanto tale sarebbe rivolto a tutti, è una novità rilevante.


Per cui si può dire che Conte ha sì parlato a tutti, ma nei frame che si sono evidenziati precedentemente ha parlato solo a qualcuno, solleticandone gli “spiriti animali”.


Volendo riassumere, il target nascosto della comunicazione è quel mondo che ha paura che gli possano chiedere il visto o il passaporto per il prossimo weekend che passerà a Berlino o a Parigi.


Un target che non ha ancora contezza che le ristrettezze economiche future glielo potrebbero impedire (al di là del passaporto o meno).


Ma cerchiamo di andare più a fondo.


Partiamo dall’ultima parte dell’intervista di oggi de L’antidiplomatico a Carlo Freccero:


“Andrà tutto bene” è stato lo slogan del pensiero unico. Se ci riflettiamo è l’essenza del pensiero unico che scimmiottando i grandi ottimisti della storia, non ha fatto altro in questi anni che ripeterci che “questo è il migliore dei mondi possibili”.
Questo ottimismo ci ha condotto qui. Almeno questa volta utilizziamo il pensiero critico.


Conte ha parlato a chi è intimamente convinto che “andrà tutto bene”, ossia quella parte del paese che detiene la maggior parte delle ricchezze e del potere convinta che il progresso sia eterno, che la storia sia finita, che la scienza risolve tutto, che l’economia alloca correttamente le risorse, in cui tutto è bello e trasparente ma purtroppo ci sono i cattivi e i corrotti che sporcano questo che è il migliore dei mondi possibili, e che guai a pensare che possano esistere altri mondi.


Un target di persone che non vuole saperne di diventare adulta, non può immagine che il benessere degli ultimi 60 anni sia una parentesi in un mondo che ha visto il susseguirsi di guerre, sofferenze, tragedie.


Una parte di Paese che tutto sommato sta ancora bene e che legittimamente non vuole perdere l’accesso alla proiezione universale e senza tempo dei propri sogni, e che quindi non è disposta a credere alla realtà di un’Europa matrigna che collassa su se stessa, e proprio per questo non può uscire dal frame del sogno europeo.


Questa parte del Paese, che a suo tempo ha decretato i successi elettorali anche di Renzi, è ferita, ha paura, paura vera di perdere il proprio mondo (di eterni adolescenti) che, per quanto problematico, comunque è figlio dell’ordine euroliberista.


Conte e Casalino, conoscono bene questa paura, e hanno risposto con una conferenza stampa magistrale in tal senso, perché sono consapevoli che è difficile far accettare una crisi economica spaventosa e il prepotente ritorno della Storia nella vita di ognuno di noi.


Quest’accelerazione rischia di far perdere l’egemonia a quei ceti che hanno dominato in Italia negli ultimi 40 anni, per cui Conte e Casalino hanno costruito una “chiamata alle armi” solleticando tutti quei settori che amano l’eterno governo tecnico, il pilota automatico, il vincolo esterno che disciplina i lavoratori e gli strati popolari, che gioiscono al togliere “il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare”, che pretendono di avere il dominio della cultura e della sapienza e che odiano quell’antica figura primorepubblicana che rese grande questo Paese ossia il “generico uomo di cultura”.


Avrà successo quest’operazione politico-mediatica?


Attualmente Casalino e Conte hanno vinto la battaglia mediatica.


Ma per vincere la guerra, non basta lo spin, anzi di troppo spin si muore.


Per vincere la guerra devono portare a casa risultati tangibili affinché l’operazione politica di tenere unito il Paese, evitargli il collasso economico e mantenere inalterata l’attuale struttura di classe dominanti – dominati, possa avere successo.


La posta in gioco è questa.

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