Consiglio di Stato taglia le gambe al Ddl Todde (e Pratobello ’24 gode di ottima salute)
di Maria Antonietta Pirrigheddu*
Giovedì sera un boato ha scosso il palazzo della Regione Sardegna, facendo tremare persino le mura.
Tutti illesi e nessun danno, se non fosse che per lo spavento qualcuno ha poi perso il sonno. Niente di grave, visto che già da tempo c’è chi si lamenta, da quelle parti, che “non ci dorme la notte”.
In realtà quel che è successo non è chiaro a tutti.
Che cosa è arrivato, da Roma, a sparigliare i giochi di palazzo?
Una sentenza, o meglio un’Ordinanza sospensiva proveniente addirittura dal Consiglio di Stato. Un documento che, come un fulmine a ciel quasi sereno, è andato a incenerire il famigerato DdL Todde.
Sì, proprio quel disegno di legge n. 45, denominato anche” DdL Aree Idonee”, che la nostra solerte Giunta Regionale ha scritto in fretta e furia a fine settembre, guarda caso quando i comitati si preparavano a consegnare le famose 210.729 firme.
Un Disegno di Legge, quello della Todde, pieno di buchi, di refusi poi aggiustati per la vergogna, ma soprattutto con articoli e allegati infami che mirano a consegnare totalmente la Sardegna nelle mani degli speculatori. E questo a dispetto di ogni proclama. Dai pannelli flottanti sui laghi alle zone agricole dichiarate aree idonee (in pratica il 40% del territorio), alle deroghe scritte per sindaci folli che vogliano realizzare impianti industriali anche dentro un nuraghe. Tutto nel Disegno di Legge imposto dalla Todde e avversato in ogni modo dai Comitati, al punto da occupare l’aula consiliare.
Ebbene, il Ddl 45 della Presidente, che è andata avanti come un carro armato senza permettere alcuna opposizione neanche ai suoi, oggi cade miseramente sotto i colpi di un’ordinanza del Consiglio di Stato. Inutile continuare su questa cattiva strada: la fine è segnata.
Non è dato sapere se il tempismo con cui è stato colpito sia dovuto alla Divina Provvidenza o ad altro. Il Ddl Todde è nato morto.
Di fronte al suo piccino inerme e cianotico, però, la Presidente non si arrende. Con un’ostinazione degna di certi animali da soma, dichiara che lei comunque andrà avanti. E la sua Giunta dovrà seguirla, volente o nolente.
Chissà quali modi escogiterà per rianimare il povero pargolo. L’unica cosa che sappiamo è che ogni suo tentativo costituirà solo una perdita di tempo. E noi di tempo non ne abbiamo più. Anche perché in dicembre decadrà anche la sorellina maggiore del DdL 45, la delicata Moratoria, pure lei nata male e destinata ad una fine altrettanto precoce.
Così la Sardegna si ritroverà nuda di fronte ai faccendieri di mezzo mondo, senza uno straccio di legge a proteggerla.
Anzi no, una soluzione c’è eccome. E si chiama “Pratobello 24”. Una legge di iniziativa popolare, nutrita dalla migliore forma di democrazia, che per nostra fortuna è già pronta e a disposizione. Attende solo di essere presa in considerazione.
Fondata su presupposti completamente diversi dal DdL Todde, la Pratobello non può essere ammazzata dallo Stato Italiano. Ci proveranno, certo, la impugneranno sicuramente; ma nessuna sentenza potrà sorpassare la nostra competenza primaria in materia di urbanistica. Che è appunto ciò su cui si basa la Pratobello. Che significa “competenza primaria”? Significa che lo Stato Italiano non può metterci becco. In quell’ambito decidiamo noi, grazie al nostro Statuto Speciale.
D’altronde lo ha dichiarato anche la Presidente a Report l’altra sera, no? «Lo Stato dovrà tenerne conto». Ci siamo infatti chiesti come mai il suo DdL 45, anziché basarsi sull’intoccabile materia urbanistica, sia tutto fondato su altri tipi di norme. Norme che, come abbiamo visto ieri, l’orco di Roma si mangia in un boccone. Strano, vero?
Oggi, paradossalmente, un diktat imposto dal nostro nemico principale, il Governo Italiano, si rivela per noi una salvezza. Salvezza da una legge ignobile e contestatissima, il cui unico risultato sicuro sarebbe stato quello di svendere la Sardegna. Come mai la Presidente non sapeva che la sua legge sarebbe stata cassata? Forse era troppo impegnata a deridere i Comitati e la Pratobello. O forse lo sapeva ma sperava che a Roma non se ne accorgessero… chissà! Eppure sarà proprio la Pratobello a salvarci.
Possiamo esultare, dunque? Non ancora, non è il momento. Bisogna vedere quali giochi saranno messi in campo pur di non prendere la Pratobello ’24 in considerazione. Soprattutto bisogna vedere quanto i capigruppo che siedono in Regione saranno ancora disposti a perdere la faccia e ogni futura chance politica.
E a proposito di esultanza…
Ci siamo imbattuti in un fatto curioso, oggi: gente che gioisce per la presunta fine di Pratobello. Non si tratta solo dei soliti detrattori che ogni giorno, puntualmente, si immergono fino al collo nelle loro shit storm. Ci sono anche persone “studiate”, ovviamente di una certa parte politica, che cantano vittoria. Secondo loro la Pratobello, con la sentenza di ieri, sarebbe finita.
È chiaro che hanno preso lucciole per lanterne: ad essere colato a picco è il DdL 45, il DdL Todde insomma, quello con cui il governo regionale si inginocchia a Draghi e a Pichetto Fratin.
La Legge Pratobello invece gode di ottima salute, anzi è più viva che mai.
Una domanda però ce la facciamo: che cosa avranno capito di queste due leggi, se ora esultano per la cosa sbagliata? Non è che magari ci avevano capito poco pure prima?
*Attrice di teatro, scrittrice, attivista del Coordinamento Gallura contro la speculazione eolica e fotovoltaica