Cos’è Enrico Mentana?
di Marco Trionfale*
Una mattina mi sono alzato ansimante, coi pensieri impigliati nei fili sottili di un sogno storto e nella testa l’immagine inquietante di Enrico Mentana. Mi è sembrato un brutto presagio per la giornata.
Sono andato in bagno e lavandomi la faccia con l’acqua gelida mi sono chiesto: “Cos’è Enrico Mentana?”. Il “cos’è” non per una mancanza di rispetto, ma perché Mentana mi è parso, in quel momento, in quel bagno, una sorta di stereotipo.
Figlio di un giornalista… cosa fa?... il giornalista.
Nella Milano degli anni ’80… cos’è?... socialista.
Nell’Italia degli anni ’90… per chi lavora?... per Berlusconi.
Sempre dalla parte giusta, con le spalle ben coperte, ma con intelligenza, mantenendo una propria autonomia, e sempre lasciando un attimo prima del declino. Una pratica comune, italianissima, ma svolta con un’abilità superiore alla media; verosimilmente quella che gli ha consentito di emergere.
E così, mentre mi lavavo i denti, ho realizzato che manca una parola che definisca in modo univoco una persona con comportamenti di questo tipo.
Sì, c’è voltagabbana, ma è un termine spregiativo e individua una persona che tradisce quando già tutto comincia ad andare male. Non è il caso.
C’è banderuola, ma rappresenta chi si dispone a favore di vento quando questo sta già soffiando. Il Nostro ne anticipa l’arrivo, questa è la sua forza e il suo talento.
C’è opportunista, ma ha un’accezione, oltre che negativa, passiva, rappresentando una persona che sfrutta le opportunità che gli capitano, senza captarle in anticipo.
È questa abilità che la parola deve riuscire a rappresentare.
Cercare parole che descrivano le cose precisamente è sempre stata una mia fissa; sono convinto che i concetti si afferrino più rapidamente e si maneggino meglio se c’è una parola a identificarli.
Metto via lo spazzolino, provo a concentrarmi: il termine che cerco deve cogliere il nucleo del comportamento del nostro Mentana, il suo talento, il capire prima degli altri cosa è meglio fare, da che parte conviene stare.
E di colpo mi viene: NASAVENTO.
Un nasavento annusa caninamente i mutamenti, percepisce le variazioni impercettibili che danno sfumature all’aria che tira, e lo fa prima degli altri, prima che il cambiamento sia visibile.
Per queste sue doti un nasavento non ha bisogno che qualcuno gli dica come svolgere il suo lavoro: previene le indicazioni. Non gli serve un padrone che lo indirizzi sul modo di dare le notizie: lo anticipa.
È, a suo modo, un saggio, uno che vive dentro lo spirito del tempo. Sicuramente uno adatto all’ambiente.
L’avere chiaro in mente chi bisogna assecondare per non danneggiare la propria carriera può spiegare, ad esempio, come mai Enrico Mentana per parlare di coloni israeliani in Cisgiordania abbia dato una notizia con queste testuali parole:
Una poesia nasaventiana, nella quale le regole base del giornalismo vengono stoicamente sacrificate allo schierarsi supinamente dalla parte di chi detiene il bastone del comando.
Chi? - Non si sa, il nome della vittima non viene fatto. Gli aggressori sono settlers, probabilmente cani rossicci.
Dove? - Parrebbe su un confine, in Cisgiordania, storicamente una terra di attaccabrighe.
Perché? - Bah, verosimilmente una lite di vicinato.
Quando? - Mah, diciamo di recente.
Come? - Mistero assoluto. (E comunque, se alla fine lo hanno arrestato, ‘sto regista, qualcosa avrà fatto).
Allora seguiamolo Enrico Mentana, perché un nasavento può essere prezioso. Stiamo attenti al suo modo di dare le notizie, perché sarà uno dei primi, ne sono certo, ad annunciare che i tempi stanno per cambiare.
*Chi è Marco Trionfale o, sarebbe meglio dire, chi sono Marco Trionfale? È il nome collettivo, ma anche l’anagramma dei loro nomi propri, con cui tre autori scrivono del tempo maledettamente reale, e nello stesso tempo surreale e travolgente, in cui viviamo. Di prossima pubblicazione per LAD Edizioni i due strepitosi romanzi di Marco Trionfale, “Albeggerà al tramonto” e “Il tempo del secondo sole”. Per incuriosirvi, ma anche per darvi un assaggio del loro stile, pubblichiamo questo primo breve scritto di Leo, Mirta e Franco. Ne seguiranno altri… (Vito Petrocelli)