Cuba: fallita la sfida degli oppositori, dopo 'La Stampa', le menzogne de “la Repubblica”

Cuba: fallita la sfida degli oppositori,  dopo 'La Stampa', le menzogne de “la Repubblica”

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È fallita la sfida degli organizzatori della ‘Marcia civica per il cambiamento’ del 15 novembre, i quali avevano dichiarato che l’avrebbero comunque svolta malgrado il divieto del governo cubano, per i suoi propositi anticostituzionali. Così come è fallita l’iniziativa solitaria, del 14 novembre, che aveva annunciato il promotore della ‘Marcia’, Yunior García. Alla fine nessuno di loro ha sfidato il divieto delle autorità cubane, sapendo che avrebbero rischiato l’arresto.

Il governo aveva parlato chiaro, non c’era possibilità di equivocarsi, ma, per chi fa finta di non capirlo, come sembra faccia «la Repubblica, ancora una volta ripeto quello che ho scritto in un recente articolo[1]:

«le autorità cubane, con prove rese pubbliche, hanno accertato che «la marcia ha il chiaro intento di promuovere un cambio di sistema politico a Cuba, in violazione alla Costituzione.

Il motivo del diniego è in riferimento a un altro articolo della Costituzione, che prevale su quello al quale i manifestanti si appellano.

L’articolo è il 45, e dice: “L'esercizio dei diritti delle persone è limitato solo dai diritti degli altri, dalla sicurezza collettiva, dal benessere generale, dal rispetto dell'ordine pubblico, dalla Costituzione e dalle leggi

La Costituzione cubana, in quell’articolo, non si differenzia in nulla da quella di altri Paesi che si ergono ad esempio di democrazia e rispetto delle libertà.

Come si sarebbe comportato un qualsiasi altro Stato se, al promotore della ‘Marcia per il cambiamento’, un Paese straniero organizza corsi all’estero con personaggi di varie agenzie a servizio dell’amministrazione statunitense? E in questi corsi c’è perfino la presenza di due Generali con il ruolo di impartire informazioni su come agire in un eventuale scontro tra le Forze Armate cubane e i manifestanti?

Come si sarebbe comportato un qualsiasi altro Stato se, il promotore della marcia venisse sostenuto e “manovrato” da vari personaggi che risiedono a Miami, e con dichiarazioni pubbliche incitano e promuovono un’invasione armata nell’Isola al costo di migliaia di morti? Come più volte ha fatto l’esule cubano Orlando Gutiérrez Boronat, della “Cuban American National Foundation”.

Come si sarebbe comportato un qualsiasi altro Stato se, Ramón Saúl Sánchez, con un recente passato da terrorista, viene intercettato al telefono parlando con Yunior García assicurandogli tutto il suo appoggio con le organizzazioni anticastriste, molto orgogliose del lavoro che il leader di ‘Archipielago’ stava svolgendo contro il governo cubano; offrendogli anche l’invio di una flottiglia da posizionare a poca distanza delle coste cubane in occasione delle marce del 15 novembre?

Lascio a “Repubblica” la risposta… anche se penso che non sia univoca, di sicuro ne avrebbe varie, a seconda di quali Stati deve parlare.

Un esempio lo porto io e, guarda caso, lo riprendo da un articolo pubblicato proprio il 15 novembre dal quotidiano della famiglia Agnelli, che inizia in questo modo (mie le parole in neretto):

«La Polizia sta eseguendo una serie di perquisizioni in diverse città italiane nei confronti di No Vax e No Green Pass. Si tratta di 17 provvedimenti nei confronti dei più radicali affiliati al canale Telegram "Basta Dittatura". Nei loro confronti sono ipotizzati, a vario titolo, i reati di istigazione a delinquere con l'aggravante del ricorso a strumenti telematici e di istigazione a disobbedire le leggi.

Un blitz che fa seguito all'Inchiesta di Repubblica di questi giorni che documenta le infiltrazioni di Forza Nuova nelle piazze No Vax per reclutare i più violenti e perseguire un piano per sovvertire il Paese e condizionare le scelte dei partiti politici. Un piano portato avanti da Roberto Fiore e Giuliano Castellino, ora nel carcere di Poggioreale.»

Nulla di strano nel contenuto di quello che ho riportato, però, in questo caso – come invece ha fatto con Cuba – ‘Repubblica’ non parla di repressione del “regime”, oppure di mancanza di libertà di espressione.

Perché non usa l’appellativo di dissidenti anche per Roberto Fiore e Giuliano Castellino? Perché non scrive di carcerazione per vari oppositori? Perché non parla di “strade vigilate da centinaia di agenti in divisa e in borghese”, come accade normalmente in ogni Paese, cosiddetto democratico, per eventi destabilizzanti per le istituzioni?

Potrei continuare, ma mi fermo qui, perché vorrei dare spazio anche ad alcune false affermazioni, pubblicate da “Repubblica”, sull’argomento delle marce del 15 novembre[2].

Le riporto in ordine di apparizione:

Strade vigilate da centinaia di agenti in divisa e in borghese

Vorrei sapere dove Mastrogiacomo, l’autore dell’articolo, abbia visto in strada le centinaia di agenti in divisa. È lui stato forse a Cuba? Ne dubito molto, ma se così fosse mi sembra proprio strano che “Repubblica” non pubblichi nemmeno una foto di questi agenti schierati.

Li ha visti per caso sul web o ha letto la notizia in qualche testata online? Me lo chiedo, perché non è vero che a Cuba ci fossero centinaia di poliziotti per le strade. Ci sono moltissimi video a conferma di questo, oltre a fonti dirette dall’Isola.

Decine di arresti

 Anche questo non è vero. Non c’è stato nessuno tra gli organizzatori della ‘Marcia per il cambiamento’ ad essere arrestato, e nemmeno tra chi aveva aderito all’iniziativa. Forse Mastrogiacomo fa confusione con alcuni che hanno commesso dei reati, violando il codice penale, nelle manifestazioni dell’11 luglio.

Quello che invece penso, è che in molti altri Paesi, almeno al principale organizzatore di questa iniziativa, l’avrebbero già arrestato per cospirazione contro la Costituzione. A Cuba non l’hanno fatto.

Chi viene arrestato rischia condanne fino a 20 anni di carcere

 Una generica affermazione che non significa nulla. Non di certo nel fare una manifestazione non autorizzata che si rischia una condanna a 20 anni, come nell’articolo si vuol far credere; tra l’altro è una delle pene più alte a Cuba, ma la pena si rischia per delitti ben più gravi.

"Archipièlago", gruppo di dibattito politico che su Facebook, conta 37 mila iscritti a Cuba e all'estero

Suggerisco a Mastrogiacomo di vedersi il video dell’incontro che il Ministro degli Esteri cubano ha organizzato il passato mercoledì con i rappresentanti del Corpo Diplomatico di altri Stati, dove ha denunciato ciò che si stava organizzando contro Cuba per la giornata del 15 novembre.

Se non ha tempo perché il video è lungo, si può leggere l’articolo in cui è pubblicato, che fa una buona sintesi dell’incontro[3].

Per quanto riguarda i “37 mila iscritti ad ‘Archipièlago’ su Facebook”, il Ministro, in un passaggio del suo intervento, afferma che sul social network di Zuckerberg ci sono gruppi privati ??che svolgono attività illegali, e da cui vengono alterati i meccanismi di geolocalizzazione per simulare la massiccia presenza a Cuba di persone che vivono in un altro Paese, principalmente negli Stati Uniti.

In stretta osservanza alla legge, "Facebook potrebbe essere perfettamente citato in giudizio per queste pratiche contro Cuba".

Ne avrei altre di cose che non corrispondono al vero, ma salto direttamente all’ultima, altrimenti il lettore si annoia. In compenso questa fa capire la poca conoscenza di alcune realtà dell’Isola.

Archipiélago, è una piattaforma creata dal drammaturgo Yunior García che ha convocato per il 10 novembre una nuova manifestazione. Il regime l'ha subito vietata e ha risposto organizzando manovre militari a cavallo di quella data. García ha posticipato la mobilitazione al 15 novembre

Prima cosa: La manifestazione non era stata affatto convocata per il 10 novembre ma per il giorno 20. Quindi non è stata anticipata ma posticipata. Comunque uno sbaglio di data non è così grave, l’ho voluto evidenziare solo perché mi serviva per passare alla seguente osservazione.

“Il regime”, come lo chiama Daniele Mastrogiacomo, non ha “organizzato manovre militari a cavallo di quella data” per vietare la marcia. Le “manovre” erano già in programma, perché il 20 novembre, a Cuba, è la ‘Giornata della Difesa Nazionale’, e dal 18 del mese ci saranno iniziative al riguardo che termineranno proprio il 20.

Io penso che il giornalista di “Repubblica”, come molti altri, quando scrivono su Cuba a volte prendono informazioni sulle tante testate di opposizione, oltre che sulle varie agenzie internazionali, le quali, quest’ultime, dovrebbero essere molto, ma molto più affidabili delle testate cubane finanziate da Washington… dovrebbero.

Purtroppo, questo, per quanto riguarda Cuba, il più delle volte non è sinonimo di attendibilità, e quindi si rischia facilmente di riportare false notizie, a volte accade in buona fede, ma, quasi sempre, c’è assoluta malafede.

Non so, nel caso dell’articolo citato, quale delle due situazioni si sia verificata.

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[1] Cuba, l'oppositore Yunior García diserta le manifestazioni del 15 Novembre  https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-cuba_loppositore_yunior_garca_diserta_le_manifestazioni_del_15_novembre/42370_43878/

[2]https://www.repubblica.it/esteri/2021/11/15/news/il_pugno_duro_sui_dissidenti_a_cuba_contro_la_marcia_del_cambiamento_-326514567/

[3] Incontro del Ministro degli Esteri cubano con i rappresentanti del Corpo Diplomatico

https://www.repubblica.it/esteri/2021/11/15/news/il_pugno_duro_sui_dissidenti_a_cuba_contro_la_marcia_del_cambiamento_-326514567/

Roberto Cursi

Roberto Cursi

Sono nato a Roma nel 1965, passando la mia infanzia in un grande cortile di un quartiere popolare. Sin da adolescente mi sono avvicinato alla politica, ma lontano dai partiti. A vent'anni il mio primo viaggio intercontinentale in Messico; a ventitré apro in società uno studio di grafica; a ventiquattro decido di andare a vivere da solo. Affascinato dall'esperienza messicana seguiranno altri viaggi in solitaria in terre lontane: Vietnam, Guatemala, deserto del Sahara, Belize, Laos... fino a Cuba.

Il rapporto consolidato negli anni con l'isola caraibica mi induce maggiormente a interessarmi della complessa realtà cubana.

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