Cuba socialista, le Rivoluzioni dell’America Latina, il golpismo imperialista: intervista ad Alejandro Betancourt

Cuba socialista, le Rivoluzioni dell’America Latina, il golpismo imperialista: intervista ad Alejandro Betancourt

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“Nelle vene aperte dell'America Latina, continuano a battere gli ideali di indipendenza, sovranità e autodeterminazione che gli eroi della libertà latinoamericana hanno sostenuto per più di 200 anni. Il loro esempio è evidente in Paesi come Cuba, Venezuela, Nicaragua, Messico, Brasile, Bolivia e altri che, di fronte a Washington, non chinano il capo né si sottomettono ai disegni di quella nazione”.


Intervista al compagno Alejandro Betancourt, funzionario dell’Ambasciata di Cuba a Roma

 

A cura di Fosco Giannini, direttore di “Cumpanis”. Traduzione delle risposte in spagnolo a cura di Liliana Calabrese.


D.  La fase internazionale è contrassegnata e sovraordinata dalla crisi ucraina. Qual è il tuo pensiero rispetto a questa grave crisi? Chi sono i maggiori responsabili, sul piano mondiale, di questa crisi? Come porre fine alla guerra?

R. La crisi in Ucraina è uno dei fenomeni attuali più preoccupanti, non solo per le specifiche implicazioni del conflitto armato, ma soprattutto per il pericolo reale che una sua escalation rappresenta per l’umanità. Dal punto di vista geopolitico, è molto facile stabilire chi è veramente responsabile di questa situazione. Permettetemi di citare testualmente una Dichiarazione del Governo Rivoluzionario di Cuba dove si spiega che: 

“L'impegno americano a continuare la progressiva espansione della Nato verso i confini della Federazione Russa ha portato a questo scenario, con implicazioni di portata imprevedibile, che si sarebbero potute evitare.
Sono noti i movimenti militari compiuti da Stati Uniti e NATO negli ultimi mesi verso le regioni limitrofe alla Federazione Russa, preceduti dalla consegna di armi moderne all'Ucraina, che nel complesso si configurano come un progressivo assedio militare.
Non è possibile esaminare in modo rigoroso e onesto l'attuale situazione in Ucraina, senza valutare attentamente le giuste rivendicazioni della Federazione Russa nei confronti degli Stati Uniti e della NATO e i fattori che hanno portato all'uso della forza e al mancato rispetto dei principi legali e delle norme internazionali che Cuba sottoscrive e sostiene con vigore e che sono un riferimento essenziale, in particolare per i piccoli Paesi, contro l'egemonismo, i soprusi e le ingiustizie”.

Analizzando il contesto internazionale in cui si è verificata questa crisi, soprattutto nell'ultimo decennio, credo che l'unico modo per risolvere l'attuale conflitto continuino ad essere la diplomazia e gli sforzi, non solo delle parti coinvolte, ma anche del complesso sistema internazionale, per raggiungere una pace duratura ed efficace.


D. Come giudichi la fase generale che vive oggi l'America Latina? Come giudichi il ruolo degli USA, oggi, per ciò che riguarda l’America Latina?

R. L'America Latina, la Nostra America dal Río Bravo alla Patagonia, si volge ancora una volta a sinistra, verso un progressismo non solo necessario, ma anche essenziale per la regione. Analizzando la storia contemporanea dell'America Latina, bisogna necessariamente ricorrere all'idea dei “cicli riforma-controriforma, rivoluzione-controrivoluzione” del Dottore in Scienze Sociologiche, Luis Suárez Salazar, che riassume in poche parole l'evoluzione storica del continente. Certo, questa ondata progressista non è un fenomeno che tocca nello specifico tutte le nazioni latinoamericane, ma dà un nuovo respiro di indipendenza ad una regione storicamente soggiogata da potenze straniere, saccheggiata e depredata per secoli.

Tuttavia, nelle vene aperte dell'America Latina, continuano a battere gli ideali di indipendenza, sovranità e autodeterminazione che gli eroi della libertà latinoamericana hanno sostenuto per più di 200 anni. Il loro esempio è evidente in Paesi come Cuba, Venezuela, Nicaragua, Messico, Brasile, Bolivia e altri che, di fronte a Washington, non chinano il capo né si sottomettono ai disegni di quella nazione.
Gli Stati Uniti d'America hanno avuto un ruolo determinante nella storia dell'America Latina. La condizione del “cortile di casa”, le politiche di dominazione “monroista” praticate dalla Casa Bianca nel suo tentativo di espandere e neocolonizzare un intero continente, sono state lo sprone per la prima e la seconda indipendenza dell'America Latina. È in questo senso che oggi vacilla il ruolo egemonico degli Stati Uniti nella regione.

Sempre più deliranti sono i vecchi USA e i tentativi di assicurarsi il controllo di un'area che ritengono di loro “proprietà”, frutto della “divina provvidenza”. La loro politica si è evoluta. Entrano in atto guerre di quarta generazione, golpe parlamentari, destabilizzazioni interne, tra gli altri, che costituiscono elementi di una politica agonizzante e che vede allontanarsi sempre più quel concerto di nazioni americane dove la “guida” non è più tale, lasciando il posto a luci come Cuba e una Rivoluzione che vigila sulla stabilità e sulla pace regionale.


D. Il 5 marzo del 2013 moriva Hugo Chávez. Nel decennale della sua morte, qual è il tuo giudizio sulla rivoluzione “chavista”?

R. La rivoluzione chavista è un fatto storico, una conquista sociale. È l'eredità di migliaia di latinoamericani che hanno dato la vita nelle lotte per l'indipendenza della regione. È anche il risultato di quella luce chiamata Cuba, dell'esempio che rappresenta per Nostra America la Rivoluzione trionfante del gennaio 1959. Il Venezuela è anche un esempio di resistenza, di autodeterminazione che non si è potuta reprimere e che permane nonostante le prolungate e genocide misure applicate dagli Stati Uniti per più di 20 anni.

Nel corso del 2019, proprio all'alba di quell'anno difficile, ho avuto la possibilità di conoscere quella nazione sorella, di vivere gli eventi legati all'autoproclamazione dello storico fantoccio dal cognome Guaido. In quel periodo ho conosciuto la realtà di quel Paese, i suoi principali leader, l'effervescenza di una società disposta a lottare fino alle ultime conseguenze per difendere le conquiste sociali della sua Rivoluzione. A mio avviso, il “Chavismo”, il “Socialismo del XXI secolo” e tutte le denominazioni che cercano di etichettare questo fenomeno di emancipazione guidato dal Comandante Eterno, sono la prova di due cose: la prima è il ruolo della sua personalità nella storia; la seconda è la resilienza di un popolo che, 10 anni dopo la perdita di un leader e di fronte alle circostanze più difficili, rimane unito nella difesa del socialismo.


D. Lo scorso 22 ottobre 2022 si è concluso il XX° Congresso del Partito Comunista Cinese. Qual è il tuo pensiero sugli esiti congressuali, sull'attuale sviluppo economico cinese e cosa pensi del ruolo che la Repubblica Popolare Cinese svolge, oggi, sul piano internazionale?

R. Per oltre 70 anni, la Repubblica Popolare Cinese ha dimostrato la possibilità di una società socialista adeguata alle condizioni di questa antica nazione. Il suo sviluppo economico in piena espansione e le misure adottate dai governi cinesi che si sono succeduti hanno dimostrato che una società più giusta, equa ed egualitaria è possibile. Di conseguenza, più di 800 milioni di persone sono uscite dalla povertà; lo sviluppo della manifattura e della piccola industria; l'elevazione degli standard di qualità; l'ampliamento del commercio con la maggior parte dei Paesi del mondo; la conquista dell'avanguardia nei settori tecnologici; la crescita sostenuta del Prodotto Interno Lordo, oltre a molti altri risultati economici.

Questo non è stato privo di contraddizioni, in particolare con gli Stati Uniti. Il suo ruolo di potenza economica ha reso la Cina un attore importante nel sistema internazionale, in un mondo che alcuni storici descrivono come tendenzialmente multipolare. È in questo senso che, come parte dei BRICS e di importanti forum multilaterali come il G77, la Cina è oggi un punto di riferimento globale, non solo per i suoi evidenti risultati economici, ma anche per il modo in cui gestisce la distribuzione della ricchezza.


D. Per ciò che riguarda Cuba, si parla da qualche anno di una possibile esperienza di “vivacizzazione” dell'economia socialista cubana anche attraverso l'introduzione di alcuni elementi di economia di mercato. Qual è la situazione, sul piano economico, oggi a Cuba?

R. La situazione economica di Cuba è visibilmente segnata da due elementi che hanno reso molto difficile questa ripresa. Il primo, e più importante per il danno che rappresenta, è il blocco economico, commerciale e finanziario imposto dal governo degli Stati Uniti e che dura da più di 60 anni. Il secondo, e non meno importante, è la recessione economica globale conseguente alla pandemia di Covid-19, che ha colpito e continua a colpire i Paesi in via di sviluppo.
Ciò che rende ancora più difficile questa recessione economica, nel caso di Cuba, è che proprio durante il periodo più complesso della pandemia, il governo degli Stati Uniti ha intensificato la sua politica di genocidio contro l'isola, imponendo 243 nuove misure che rafforzano il blocco contro il mio Paese. È vergognoso che la maggiore potenza della storia umana sia determinata a distruggere un piccolo Paese, il cui unico crimine è stato quello di lottare per la sua indipendenza e autodeterminazione, cercando di trovare soluzioni alle sanzioni sempre più difficili che tentano di soffocare la sua economia.

L'attuale situazione di Cuba nella sfera economica può essere descritta come quella di un Paese che lavora attivamente per soddisfare i bisogni materiali della sua popolazione. Un Paese impegnato a costruire una società in cui l'essere umano sia al centro. Tuttavia, abbiamo dovuto fare i conti con un forte processo inflazionistico, con una svalutazione della nostra moneta, conseguenza della chiusura del Paese durante i picchi pandemici, sommata al fatto che le scarse risorse economiche e finanziarie sono state utilizzate per sviluppare i propri potenziali vaccini, poi convertiti in vaccini ufficiali, che sono riusciti a salvare la nostra popolazione nei momenti più complessi del Covid-19.

Nonostante esistano politiche per rilanciare l'economia e siano stati introdotti alcuni meccanismi di mercato per garantire condizioni di base alla popolazione, la sfida continua ad essere grande. È molto difficile rivendicare un “miracolo economico cubano” quando è praticamente impossibile per Cuba inserirsi nel mercato globale, nei principali strumenti finanziari esistenti, poiché ogni transazione che entra o esce dall'isola è perseguita con zelo dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti.


D. Nei Paesi dell'Occidente capitalistico anche i nemici di Cuba rimangono sempre stupiti della forza e dello sviluppo del Servizio Sanitario cubano. Puoi dirci qual è “il segreto” di questa forza, di questo grande apparato sanitario popolare?

R. Penso che il “segreto” del Sistema Sanitario Cubano sia nella formazione dei nostri medici, nei valori che vengono promossi nelle diverse fasi della loro formazione, a partire dalla scuola elementare. Il “segreto” della sanità pubblica cubana risiede nella visione di Fidel e nel suo impegno per lo sviluppo della salute, della scienza, della biotecnologia, ma fondamentalmente nel suo impegno per l'essere umano secondo i principi della solidarietà e dell'internazionalismo. Ecco perché Cuba ha formato centinaia di migliaia di operatori sanitari, non solo nazionali, ma anche di tutti i continenti. Ecco perché i medici formati a Cuba si distinguono non solo per la loro eccellente formazione, ma anche per la loro diligenza e disponibilità a salvare vite in qualsiasi angolo oscuro del pianeta.


D. Anche nella lotta contro la pandemia da Covid-19 Cuba si è distinta, nel mondo, per la sua grande capacità di difendere il proprio popolo e aiutare altri popoli. Può dirci qualcosa sulla politica che Cuba ha attuato contro la pandemia?

R. La politica di Cuba contro la pandemia è stata la materializzazione del giuramento di Ippocrate e dei migliori valori umani promossi dalla Rivoluzione. Quando il Covid-19 stava colpendo duramente tutte le nazioni, il mio Paese ha concentrato tutti i suoi sforzi sulla creazione di 5 vaccini candidati, 3 dei quali vaccini attuali. Quando la lotta per la vita era una questione che non poteva essere rimandata, l'isola ha mandato i suoi migliori figli a salvare vite in altre regioni del mondo.

Ma non si è trattato solo di mandare i nostri figli migliori a incontrare lo stesso destino di altri nella lotta contro la morte, ma anche di ricevere una nave da crociera come la MS Braemar e di rispondere alla richiesta di aiuto del Regno Unito e dell'Irlanda del Nord, quando altri si rifiutavano di aiutare i contagiati. Questa è Cuba. È questa solidarietà e questa lotta per la vita che contraddistingue e valorizza questa piccola isola del Mar dei Caraibi, aggredita e sottoposta a blocchi.

D. Sappiamo che a Cuba è in continuo rilancio la politica per la liberazione della donna. Può dirci qualcosa a proposito di questo impegno del Partito Comunista di Cuba e del governo cubano?

R. Di fronte a vecchi pregiudizi e stereotipi ancorati nella società, Cuba continua a prestare attenzione alla parità di diritti e responsabilità tra donne e uomini, profondamente e puntualmente valorizzata nella nuova Carta costituzionale del 2019 e nel nuovo Codice di famiglia. Peraltro, l'uguaglianza e il principio di non discriminazione di genere sono temi su cui Cuba si è impegnata fin dal trionfo della Rivoluzione, il 1° gennaio 1959.

Per questo è necessario evidenziare la composizione dell'attuale Assemblea Nazionale del Potere Popolare, che con il 53,4% di rappresentanza femminile, si configura come il secondo Parlamento al mondo con una presenza maggioritaria di donne. 
Lo scorso 26 marzo Cuba ha nominato i candidati e le candidate per quell’organismo e l’isola continuerà ad avere una maggioranza di donne nell'Assemblea, aumentando il numero di partecipanti a 55,3%.


Anche in altri settori della società, la Repubblica di Cuba vanta alte percentuali di partecipazione femminile, ad esempio, nella scienza, il 53% di tutti i lavoratori sono donne; nel settore giustizia rappresentano l'80%; nella sanità pubblica sono circa il 70%; tra le altre statistiche che mostrano l'emancipazione delle donne, il 53% nel settore dell'innovazione.

Infine, nel 2021 Cuba ha approvato il “ Nacional para el adelanto de las Mujeres” (PAM), “Agenda del Estado cubano para el adelanto de las mujeres” (Programma nazionale per il progresso delle donne), che integra in un unico documento azioni e misure che corrispondono ai principi e ai postulati riconosciuti nel Costituzione della Repubblica e nel nuovo scenario di aggiornamento del Modello Economico e Sociale Cubano di Sviluppo Socialista, nonché con gli impegni internazionali contratti sulla parità di genere. Nello stesso anno è stata approvata anche la “Strategia globale per la prevenzione e la cura della violenza di genere e in ambito familiare”. Entrambi i meccanismi costituiscono strumenti notevoli per il monitoraggio e il controllo di questi problemi e pongono Cuba all'avanguardia mondiale in termini di emancipazione e parità di genere.

D. Continua il vergognoso “bloqueo” degli Stati Uniti d'America e di altri Paesi succubi degli USA contro Cuba e contro il suo popolo. Perché, dopo tanti anni, non muta la politica nordamericana contro Cuba? Qual è il vostro giudizio sull'attuale politica nordamericana contro Cuba e nel mondo? E noi, comunisti italiani che vogliamo sostenere la Rivoluzione Cubana ed essere solidali con il vostro popolo, che cosa possiamo fare concretamente?

R. Cuba sarà sempre una spina nel fianco dei governi statunitensi, mai del suo popolo. Una spina nel senso che hanno dovuto sopportare che un piccolo Paese del terzo mondo, sottosviluppato e con risorse naturali limitate, si dichiarasse socialista proprio sotto il naso dell'impero. Questo affronto all'orgoglio della nazione “destinata dalla provvidenza” a controllare il mondo non potrà mai essere perdonato.

La politica del “bloqueo”, dopo tanti anni di comprovato fallimento, cerca di legittimare il famigerato Memorandum preparato dall'Assistente Vice Segretario di Stato per gli Affari Interamericani, Lester D. Mallory, il 6 aprile 1960, quando scriveva:

“La maggioranza dei cubani sostiene Castro... l'unico modo prevedibile per minare il suo sostegno interno è attraverso il disincanto e l'insoddisfazione derivanti dal malessere economico e dalle difficoltà materiali... ogni mezzo possibile deve essere rapidamente impiegato per indebolire la vita economica di Cuba... una linea d'azione che, essendo la più abile e discreta possibile, farà i maggiori progressi nel privare Cuba di denaro e di rifornimenti, per ridurre le sue risorse finanziarie e i salari reali, per portare alla fame, alla disperazione e al rovesciamento del governo”.

La strategia, da allora, è consistita, non solo nel portare fame e miseria al popolo cubano, ma anche e soprattutto nel dimostrare che la causa di tali disavventure è sempre stata nella gestione inefficiente del governo cubano e non nelle sanzioni di Washington.
Pertanto, coloro che deliberatamente o per ignoranza minimizzano il “bloqueo”, o semplicemente lo considerano un pretesto per le autorità cubane per giustificare le proprie carenze ed errori, diventano complici di questa politica statunitense.

Il “bloqueo” contro Cuba sembra irrazionale, ma non lo è se inteso come un mezzo per raggiungere un determinato obiettivo criminale: frustrare la volontà della maggioranza dei cittadini di un Paese determinato ad esercitare la sovranità della loro Patria.
Inoltre, il “bloqueo” contro Cuba ha la caratteristica di includere la persecuzione, a volte spietata, di coloro che cercano di eluderlo su qualsiasi terreno, anche il più insolito.
La sua componente extraterritoriale ha portato alle sanzioni più improbabili contro istituzioni finanziarie, società, banche ed entità di numerosi Paesi del mondo per aver osato stabilire affari con Cuba. In questa strategia di accerchiamento delle Isole, il “bloqueo” non si limita solo alle relazioni che potrebbero esistere tra gli Stati Uniti, ma limita anche le relazioni di Cuba con il resto dei Paesi che compongono la comunità internazionale.

In questo senso, i migliori sforzi di coloro che amano Cuba dovrebbero essere dedicati a denunciare questa politica disumana e genocida. Un rapporto rispettoso e reciprocamente vantaggioso non solo è possibile, ma è anche giusto per i popoli di entrambe le nazioni. Per questo gli amici di Cuba in Italia e nel mondo sono chiamati a continuare a lottare per porre fine a questa politica, per costruire ponti d'amore.

 

P.S. Segnaliamo questa conferenza sull'America Latina e le sue rivoluzioni

 

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