Dalla Piazza Rossa nasce il Nuovo Mondo sulle ceneri del Nazifascismo

Dagli spalti d'onore della piazza Rossa Putin e Xi sugellano l'amicizia infinita eterna e lanciano la sfida per un nuovo ordine internazionale multilaterale che si riconosce in continuità e radicato nella vittoria sul nazifascismo.

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Dalla Piazza Rossa nasce il Nuovo Mondo sulle ceneri del Nazifascismo


di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

La parata in piazza Rossa del 9 maggio quest’anno ha avuto una doppia valenza: ha celebrato la vittoria contro il nazifascismo e il consolidamento dell’ordine multilaterale. Erano presenti le delegazioni a vari livelli di rappresentanza da oltre 33 Paesi del CSI, dei BRICS del Sud Globale e non solo.

Di fronte al Mausoleo di Lenin, nella Glavnaya Tribuna, la tribuna d’onore, oltre al presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko sedevano il presidente brasiliano Luis Ignacio Lula di Silva, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, il presidente dell’Autorità Palestinese  Mohamed Abbas, il presidente Nicolas Maduro del Venezuela, il presidente Miguel Diaz Canel di Cuba, il presidente Ibrahim Traoré del Burkina Faso, il primo ministro armeno Nicol Pashinian, il segretario generale del partito comunista del Vietnam Tô Lâm, il presidente della Mongolia Ukhnaagiin Khürelsükh, il presidente del Kazakistan Kassym-Jomart Tokayev, i capi di stato degli altri Paesi del CSI, del Myanmar, del Congo, della Guinea Equatoriale, della Guinea Bissau, dell’Etiopia, dello Zimbawe, dell’Abkhazia, dell’Ossezia del Sud e il primo ministro di Papua Nuova Guinea. India, Sudafrica, Nicaragua, Repubblica Popolare della Corea del Nord, Israele, Laos, Azerbaijan hanno partecipato con delegazioni di livello medio-alto o con la presenza di unità militari.

Erano presenti anche leader europei: il presidente serbo Aleksandr Vucic, il primo ministro slovacco Robert Fico (nonché unico ospite di un Paese NATO), il presidente della Repubblica Srpska Miroloda Dodik e un rappresentante della presidenza della Bosnia Erzegovina. L’importanza della loro presenza è stata riconosciuta da Bruxelles e dagli avamposti NATO in Europa (cioè i Paesi Baltici) che hanno fatto di tutto per impedirne la partecipazione, incluso chiudere lo spazio aereo.

Il presidente cinese Xi Jinping è stato qualcosa di più che un ospite d’onore. Assieme a Vladimir Putin è stato il cuore pulsante della parata che li ha consacrati come principali eredi della Vittoria sul nazifascismo e dunque legittimi leader a guida del nuovo mondo nascente che prenderà il posto del vecchio morente a guida statunitense (l’ordine internazionale neoliberale, meglio noto come ordine internazionale basato sulle regole).

La continuità dell’ordine multilaterale e la vittoria contro la coalizione guidata da Hitler è tracciata nero su bianco dallo stesso Xi Jinping in un lungo editoriale pubblicato su Rossyskaya Gazeta alla vigilia della visita ufficiale in Russia:

“80 anni fa, le forze della giustizia di tutto il mondo, tra cui Cina e URSS, si unirono in nome di una coraggiosa lotta contro un nemico comune e ottennero una vittoria sui feroci fascisti. Oggi, 80 anni dopo, le azioni unilaterali, egemoniche, illegali e prepotenti sono fuori scala e stanno nuovamente spingendo l'umanità a un bivio”, scrive Xi.

Risalta il paragone neanche troppo implicito tra il nazismo e l’Occidente collettivo che con la forza impone il proprio ordine su quello internazionale scaturito da Yalta, attraverso l’egemonia e l’unilaterialismo, secondo il presidente cinese. Ma per muoversi verso la pace e lo sviluppo, il mondo “ha bisogno di giustizia, non di egemonia”, ha bisogno di una “governance globale” che proceda secondo i principi di "dialogo anziché confronto, partenariato anziché blocco ristretto, vantaggio reciproco anziché gioco a somma zero", afferma il leader cinese. E ancora:

“È necessario seguire la strada del vero multilateralismo, tenere conto degli interessi razionali delle varie parti e garantire le regole e l'ordine internazionale”, scrive Xi.

Solo il multilateralismo può garantire il mantenimento dell’ordine internazionale scaturito da Yalta, attualmente minacciato dall’unilateralismo di alcuni attori internazionali che utilizzano strumenti al di fuori del diritto internazionale (come blocchi, dazi e sanzioni) per far prevalere la propria egemonia a livello globale. Egemonia che minaccia la pace, lo sviluppo, la sicurezza e lo stesso ordine internazionale.

Così come allora Cina e Russia diedero il contributo determinante per la sconfitta delle forze dell’asse, pagato con un elevatissimo tributo di sangue, oggi sono “potenze importanti che forniscono un contributo costruttivo al mantenimento della stabilità strategica globale e al miglioramento della governance globale”.

Sotto questa lente, la parata di ieri assume un significato molto più ampio, attuale e politico. Nell’ottantesimo anniversario della vittoria sul nazifascismo, la parata del 9 maggio è dato una rappresentazione plastica dell’amicizia infinita tra Russia e Cina. Dall’inizio alla fine delle celebrazioni Putin e Xi sono stati fianco a fianco, divenendone il cuore pulsante.

Nel momento in cui Mosca e Pechino si ergono a garanti della “Vittoria Eterna” sul nazifascismo, suggellano la loro amicizia eterna. Con buona pace di Trump: non solo l’approccio America First non ha conseguito il decoupling tra Mosca e Pechino, ma l’asse è più saldo e rinforzato che mai.

Sotto lo sguardo dei 29 leader mondiali che riconoscono come determinanti la vittoria sovietica e cinese contro il nazismo, hanno sfilato anche i soldati dell’esercito popolare cinese, del Laos e del Vietnam. La loro presenza non simboleggia la sola vittoria sul nazifascismo ma anche sull’imperialismo occidentale. Un’umiliazione per gli Stati Uniti per i quali solo pochi giorni fa, il 30 aprile, ricorreva il 30° anniversario della vergognosa fuga da Saigon. Anche la vittoria del Vietnam è stata celebrata in piazza Rossa il 9 maggio.

Una linea rossa unisce la resistenza cinese e sovietica contro il nazifascismo al presidente Lula a Maduro a Traoré: la lotta per la per la dignità e l’indipendenza. La lotta di liberazione.

Le immagini degli imponenti festeggiamenti per la Vittoria a Mosca sono parzialmente in ombra per l’elezione di Papa Leone IV, ma il messaggio all’Occidente è arrivato. Infatti corre ai ripari.

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