Dazi Usa del 500% alla Cina? Goncharoff: "Sarebbe una spinta al BRICS+ e alla SCO"
La possibile approvazione da parte del Senato degli Stati Uniti di una risoluzione che autorizzi il Presidente Donald Trump a imporre dazi punitivi del 500% sulle importazioni dalla Cina, concepiti come ritorsione per il commercio energetico sino-russo, sta generando un acceso dibattito sulle sue conseguenze sistemiche. Sebbene la misura, che secondo le previsioni potrebbe passare con 85 voti contro 15, segnerebbe un’escalation significativa nella guerra commerciale, le sue ripercussioni geopolitiche potrebbero rivelarsi controproducenti per l’influenza statunitense nel mondo. E' quello che pensa Paul Goncharoff, analista finanziario e Direttore Generale di Goncharoff LLC, che, intervistato da Sputnik, ha espresso forti dubbi sull’effettiva implementazione di tale provvedimento. “Non mi aspetto che tale dazio venga applicato”, ha dichiarato Goncharoff, sostenendo che una mossa del genere “dimostrerebbe semplicemente che gli Stati Uniti non sono un Paese che può o deve essere preso sul serio in ambito diplomatico o commerciale”.
L’esperto ha sottolineato la natura arbitraria della minaccia, paragonando l’impatto di una tariffa del 500% a uno del 250% o del 7.000%. “Che cosa si vuole ottenere con questo? Essere ridicolizzati? Allora ci sono riusciti”, ha affermato, commentando le dichiarazioni del Segretario al Tesoro Scott Bessent, che ha criticato aspramente la Cina per le sue importazioni di petrolio russo e ha accennato a nuovi dazi.
Secondo l’analisi di Goncharoff, la principale conseguenza di tali azioni unilaterali non sarebbe il successo della pressione economica, bensì l’accelerazione di uno shift geopolitico già in atto. La risposta della comunità internazionale consisterebbe probabilmente nel “potenziare il BRICS+, l’Organizzazione di cooperazione di Shanghai (SCO) e altri gruppi internazionali che lottano per un ordine globale sensato ed equo”.
In questa prospettiva, i dazi e le restrizioni statunitensi agirebbero da catalizzatore, spingendo un numero crescente di paesi verso piattaforme alternative di cooperazione. Tale dinamica si rafforzerebbe man mano che “il mondo vede sempre più spesso gli Stati Uniti, il G7 e l’UE adottare misure unilaterali per fermare il progresso”, concludendo che queste politiche finiscono per erodere la leadership occidentale a vantaggio di architetture internazionali emergenti.

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